Come ogni anno, il 17 gennaio è la giornata nazionale del dialetto. Per meglio dire delle lingue locali, Ogni dialetto è infatti la lingua, lo specchio di un popolo.
Maria Catalano Fiore
La Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali nasce, grazie alle varie Pro-Loco e Comuni, dall’esigenza, nella nostra nazione, ed in altre, di ricordare e valorizzare non solo le inflessioni dialettali, ma bensì le lingue locali che, secondo i regolamenti dell’UNESCO, appartengono al nostro “Patrimonio culturale immateriale”.
Ogni anno, infatti, dal 2013, questa giornata, diventa occasione per sensibilizzare le istituzioni organizzando incontri, presentando libri, convegni, rappresentazioni e molto altro.
E’ importante, in effetti, tutelare queste nostre identità culturali.
Questa X edizione 2023, sempre appoggiata dall’ UNPLI – Unione Nazionale Pro Loco Italiane , vede schierati circa 6000 comuni italiani.
Il prezzo per imparare le lingue è la non cancellazione del dialetto. Lo dimostrano i popoli confinari plurilingue: friulani, sloveni di frontiera, veneti d’Istria, di derivazione albanese come calabresi e lucani o i gricanici salentini. Queste popolazioni non solo hanno maggiori vantaggi nell’essere bilingue, ma anche un maggior apprendimento delle lingue, come confermano i ricercatori, proprio perché sollecitati al confronto, a pensare direttamente in altra lingua.
Alcune citazioni di illustri letterati italiani:
Libero Bovio (poeta, scrittore e drammaturgo, autore anche di testi musicali immortali – Napoli 1883-1942), citato in Motti e detti popolari: “I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto”.
Gianni Brera (giornalista 1919-1992): “Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano”.
Gesualdo Bufalino ( Scrittore, poeta e aforista 1920-1996) ne Il malpensante, 1987: “Dammi tempu ca ti perciu” (Dammi tempo che ti bucherò), così nel mio dialetto il sorcio alla noce. Altrettanto la morte a ciascuno di noi”.
Francesco Burdin ( Scrittore, 1916-2003) ne Un milione di giorni, 2001: “Sul letto di morte esclamò le sue ultime parole: Che cosa stupida la vita e come duole il perderla! Ma lo disse in dialetto e nessuno vi fece caso”.
Anche la Redazione cultura de La Voce News. it aderisce a questa iniziativa nazionale di attenzione e valorizzazione di beni immateriali come il dialetto.
Vi propongo oggi, dei brevi, ma incisivi versi del nostro amico scrittore e poeta Laertino Giuseppe Surico.
CI UIJ – SE VUOI
Ci uij canosc u mul fall scalcij
Ci uij canosc u ciucc fall raghij
Ci uij canosc u scem…
dall a coppl e fall cuma ij!
In lingua:
Se vuoi conoscere il mulo fallo scalciare
Se vuoi conoscere l’asino fallo ragliare
Se vuoi conoscere lo scemo…
Dagli una coppola in testa e fallo comandare!
Giuseppe Surico – da Laterza (Ta)
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