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Variante Orthrus, cosa sappiamo sulla nuova 'minaccia' Covid: i sintomi della 'figlia' di Omicron – Il Riformista

Nel Regno Unito cresce la preoccupazione

Redazione — 20 Gennaio 2023

Variante Orthrus, cosa sappiamo sulla nuova ‘minaccia’ Covid: i sintomi della ‘figlia’ di Omicron

Se la variante Kraken, ultima minaccia per quanto riguarda il Covid-19 resta ancora contenuta in Italia mentre si diffonde ad alta velocità negli Stati Uniti, il nostro Paese e l’Europa vedono affacciarsi anche un nuovo ‘pericolo’, Orthrus.

Lo spiegano l’Istituto superiore di sanità (Iss), ministero della Salute, laboratori regionali e Fondazione Bruno Kessler nel quadro delineato dall’indagine rapida sulle varianti realizzata il 10 gennaio.

Per quanto riguarda Kraken vengono  12 sequenziamenti rispetto all’unico dell’indagine precedente. XBB.1.5, il suo nome ‘tecnico’, ”ha mostrato un importante vantaggio di diffusione negli Stati Uniti rispetto alle varianti circolanti, come plausibile conseguenza della combinazione tra una più elevata immuno-evasività e trasmissibilità – evidenzia la survey – Al momento non ci sono evidenze correlabili ad una maggior severità della malattia associata a XBB.1.5”.

Ma mentre Kraken sembra dunque ancora non rendersi pericolosa alle nostre latitudini, un nuovo allarme arriva da un Paese ben più vicino: nel Regno Unito Orthrus, in codice CH.1.1 e come Kraken ‘figlia’ della variante Omicron, è vista con preoccupazione.

Assieme a Kraken mostra una crescita significativa e sarebbe pronta a scalzare Cerberus (BQ.1) dal trono di attuale variante dominante.

Orthrus, evidenzia oggi Repubblica, è stata identificata per la prima volta a novembre del 2022 e si è diffusa rapidamente in varie contee della Gran Bretagna, divenendo dominante nel Northumberland, a Oxford e nel Leicestershire nordoccidentale. Caso limite è quello di Blackburn, città di 120mila abitanti nel Lancashire, nord-ovest dell’Inghilterra, dove si ritiene che questa variante abbia raggiunto il 100% tra i casi di positività al Covid-19.

Come evidenzia l’indagine di Iss, ministero, laboratori regionali e Fondazione Bruno Kessler, le sue caratteristiche “sono oggetto di investigazione” ma “stime preliminari condotte nel Regno Unito hanno evidenziato un vantaggio di crescita di CH.1.1 rispetto al sotto-lignaggio attualmente predominante BQ.1.18”, ovvero Cerberus.

Su Orthrus, che l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nella sezione “Tracking SARS-CoV-2 variants” definisce figlia di Centaurus (a sua volta ‘derivato’ di Omicron), con l’aggiunta di due mutazioni significative sulla proteina S, non è ancora chiaro se è capace come nuova variante di provocare sintomi severi, né se può determinare un’infezione più grave o avere una maggiore capacità di eludere i vaccini Covid.

Derivando da Omicron, è probabile che anche Orthrus colpisca maggiormente le alte vie respiratorie, causando febbre, tosse e altri effetti assimilabili a uno stato influenza: riviste di settore britannico comunque invitano a prestare attenzione anche a sintomi come rinorrea, mal di testa, affaticamento, sia lieve che grave, e mal di gola.

Quel che è certo è che nel Regno Unito la sua progressione si fa importante. Sempre Repubblica cita i dati dell’Ukhsa, che ha segnalato come fra tutti i tamponi sequenziati nel Regno Unito tra il 26 dicembre 2022 e il 1 gennaio 2023, la variante Cerberus (BQ.1) aveva una prevalenza del 51,3%; seguita proprio da Orthrus al 19,5%.

Redazione

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