Nuovo appuntamento con i ‘Mercoledì della cultura‘ curati da UnivAq. Mercoledì 18 in programma ‘”Persone, identità e neurotribù: un paradigma evolutivo per l’autismo” alle ore 18.15 all’interno della libreria Colacchi. Ospite e relatore dell’iniziativa sarà il professor Marco Valenti, medico specialista in psichiatria e docente di Sanità pubblica al Dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologiche (Discab) di Univaq. Con una prevalenza ormai stimata in circa 1 su 60 nella popolazione generale, l’autismo nelle sue diverse manifestazioni che lo connotano come uno spettro è diventato, più che una condizione clinica, un fenomeno di interesse generale e un paradigma culturale. Eppure, solo fino a pochi decenni or sono, l’autismo era una condizione quasi misconosciuta, sommersa nel mare indistinto del disagio mentale e della “follia”, stigmatizzata e segregata nell’istituzione psichiatrica. Affrancato dalla schizofrenia, l’autismo ha conosciuto una sua indipendenza nosografica solo recentemente, e a partire proprio dalla variegata comunità di persone, caregiver, terapisti, ricercatori e soggetti istituzionali è sorto un dibattito acceso che ha portato alla dicotomia epistemologica tra person-first e identity-first, per giungere agli sviluppi del concetto di neurodiversità come modo di essere nel mondo. Person-first e identity-first sono due forme di linguaggio inclusivo considerate idonee per indicare la disabilità. Ad esempio, l’espressione ‘persone con disabilità’ è definita person-first language poiché pone prima la persona e poi come caratteristica la disabilità. L’espressione persone disabili si riferisce invece all’identity-first language e si basa sull’idea del riconoscimento della disabilità come categoria identitaria. In tal senso, usando un approccio identity-first gli autistici possono a buon diritto essere considerati una neurotribù con specifiche modalità di apprendimento e adattamento al mondo, e con pari diritti nell’accesso alle risorse necessarie per poter esprimere il loro potenziale.