Roma, 20 gen – Voci che corrono e si rincorrono da mesi, sempre più insistenti negli ultimi giorni. Suonano tutte così: la Bielorussia sta per entrare in guerra al fianco della Russia. L’ultima di queste voci, la più clamorosa, in senso strettamente etimologico, ovvero rumorosa, arriva dal Corriere della Sera. Il titolo del pezzo al riguardo non lascia spazio a dubbi: “La svolta di Lukashenko per ‘sfamare’ lo zar: una falange bielorussa al fianco dell’Armata”. La prova di questa svolta? Il quotidiano di via Solferino cita una fonte bielorussa vicinissima al governo di Lukashenko. “Putin ha visitato Lukashenko a Minsk il 19 dicembre e poi l’ha ricevuto a San Pietroburgo otto giorni dopo. Da allora – si legge sul Corriere – non solo Wagner ha avuto il permesso di reclutare nelle prigioni bielorusse alle stesse condizioni di amnistia dei detenuti russi, ma anche un’altra compagnia privata di mercenari chiamata Redut che fa capo all’oligarca del petrolio russo, Gennady Timochenco, ha aperto uffici nelle nostre città”.
E’ senz’altro possibile che le cose siano andate cose, ma la possibilità non è una prova e le voci non sono certezze. C’è poi un altro elemento, peraltro segnalato dalla stessa fonte citata dal Corriere, che se considerato attentamente finisce per destare qualche perplessità sulle reali intenzioni bielorusse: “Lukashenko ha ottenuto l’ok ai combattimenti da appena 5mila soldati bielorussi, forze speciali per lo più, che, ovviamente, verrebbero strapagati e non gettati sui campi minati davanti ai mortai ucraini come i normali coscritti”. Anche in questo caso, non è affatto detto che le cose stiano così, è probabile ma non certo.
La Bielorussia entrerà in guerra? Due dati (che non fanno una prova)
Abbiamo soltanto due certezze.
Prima certezza: da qualche giorno sono in atto esercitazioni tra forze armate della Bielorussia e della Russia, confermate dallo stesso ministero della Difesa di Minsk. “Sono in corso esercitazioni di volo tattico congiunta delle unità aeronautiche delle forze armate della Repubblica di Bielorussia e della Federazione Russa, che fanno parte della componente aeronautica del raggruppamento regionale di truppe”, scrive il ministero bielorusso. “Una suddivisione della 120esima brigata meccanizzata delle guardie separate ha iniziato a svolgere una serie di compiti di addestramento al combattimento”, precisa la nota. “Durante l’esercitazione di volo tattico saranno coinvolti tutti gli aeroporti e i campi di addestramento dell’aeronautica e delle forze di difesa aerea delle forze armate della Bielorussia”, conclude il ministero.
Seconda certezza: Putin fa pressioni su Lukashenko dall’inizio del conflitto in Ucraina, vorrebbe un maggiore coinvolgimento bielorusso.
Ora, ribadiamolo, tutto questo potrebbe certamente far pensare a un’imminente entrata della Bielorussia in guerra. Nessuno la può davvero escludere, tuttavia ci sono due dati che inducono a un’opportuna cautela.
Due dati (che fanno quasi una prova)
Primo dato: le esercitazioni in corso tra forze armate russe e bielorusse sono un evergreen. Non solo non è la prima volta che si verificano, ma non sono neppure le più rilevanti sin qui segnalate. La più grande esercitazione militare congiunta tra i due Paesi avvenne infatti ben prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Parliamo della Zapad-2017, quando i due eserciti simularono l’aggressione dei due Paesi da parte di una serie di nazioni fittizie, ma che facevano pensare a Polonia e Paesi Baltici. Nel settembre 2021 si svolse un’altra impressionante esercitazione strategica congiunta: la Zapad-2021. In quel caso il ministero della Difesa di Mosca, comunicò la partecipazione di circa 200mila militari, con 760 attrezzature e 15 navi. Pochi mesi dopo, la Bielorussia non è però entrata in guerra al fianco della Russia. E’ rimasta “vicina” a Mosca, senza però schierarsi militarmente contro l’Ucraina. Anzi, i primi negoziati (poi miseramente naufragati) tra Kiev e Mosca, come tutti ricorderete si svolsero a Brest, proprio in Bielorussia.
Secondo dato: Putin preme su Lukashenko e può giocarsi diverse “armi di ricatto”, ma Lukashenko sa bene di non poter scoprire il fianco. La Bielorussia conta su circa 60mila soldati e il leader bielorusso sa bene che potrebbero essere fondamentali per sedare eventuali rivolte interne. L’incubo di una rivoluzione, continua ad aleggiare dalle parti del governo di Minsk e spostare militari in Ucraina potrebbe soltanto alimentarlo. E’ senz’altro verosimile che Lukashenko opti per l’invio di “una falange”, come scrive il Corriere, ma – passateci il gioco di parole – in guerra il coinvolgimento limitato ha sempre un limite. Si sa con quanti uomini (e mezzi) si inizia, non si sa con quanti si continua, e soprattutto si finisce. La lunga notte tra Russia e Ucraina è lì a dimostrarlo. La Bielorussia lo sa bene.
Eugenio Palazzini
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