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Pensione per imprenditori: quanto si prende e quando?

5‘ di lettura

A quanto ammonta la pensione per imprenditori e quando si prende? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

A quanto ammonta la pensione per imprenditori? Possiamo subito dire che un professionista a Partita Iva può percepire una pensione di importo compreso tra il 40 e il 50% dell’ultimo stipendio percepito.

Ad esempio, con uno stipendio di 2.500 euro lordi al mese, potrebbe maturare una pensione di circa 1.500 euro lordi al mese. Significa che circa il 50% del reddito percepito da un lavoratore autonomo non è coperto dalla pensione.

Il gap previdenziale, ovvero lo scarto tra l’importo dell’ultimo stipendio percepito e il valore dell’assegno previdenziale, per un imprenditore è decisamente maggiore rispetto a un lavoratore dipendente.

La causa è da attribuire sia alla maggiore instabilità reddituale e contributiva di un professionista a Partita Iva, che a un’aliquota contributiva inferiore rispetto a quella versata da un lavoratore dipendente: parliamo del 24% per un imprenditore a Partita Iva rispetto al 33% di un dipendente del settore pubblico o privato.

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Se poi ci aggiungiamo che il calcolo della pensione con il sistema contributivo è sicuramente più penalizzante rispetto al calcolo della pensione con il retributivo o con il sistema misto, ecco che la pensione di un professionista a Partita Iva rischia di finire sotto la soglia minima prevista dalla legge.

E questo è uno dei motivi che spinge un lavoratore a Partita Iva a sottoscrivere una pensione integrativa, di cui vi abbiamo parlato in questo approfondimento.

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Pensione per imprenditori: le aliquote

Di seguito ecco le aliquote degli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS aggiornati al 2022:

  • 35,03% (33,00 aliquota IVS + 0,72% + 1,31% di aliquote aggiuntive) per i collaboratori e figure assimilate non assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie per i quali è prevista la contribuzione aggiuntiva Dis-Coll;
  • 33,72% (33,00 aliquota IVS + 0,72% di aliquota aggiuntiva) per i collaboratori e figure assimilate non assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie per i quali non è prevista la contribuzione aggiuntiva Dis-Coll;
  • 24% per i soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria;
  • 26,23% (25% IVS + 0.72% + 0,51% Iscro) per i lavoratori autonomi titolari di partita IVA  privi di altra Cassa Previdenziale o non pensionati.

Ai fini della contribuzione, per gli iscritti alla Gestione Separata per l’anno 2022, l’importo del massimale di reddito è di 105.014 euro; il minimale di reddito per l’accredito dei contributi mensili per il 2022 è di 16.243 euro.

Significa che per versare un anno di contributi è necessario guadagnare almeno 16.243 euro l’anno.

Pensione per imprenditori: esempio di calcolo

Ricordiamo che anche un imprenditore o un lavoratore autonomo in generale ha diritto alla pensione di vecchiaia e può accedere alle diverse formule anticipate, rispettando gli stessi requisiti anagrafici e contributivi previsti per i lavoratori dipendenti.

Volendo fare un calcolo della pensione per imprenditori, possiamo prendere come esempio un lavoratore di 67 anni, con 42 anni di contributi versati, prossimo all’accesso alla pensione di vecchiaia.

Nel corso della sua carriera lavorativa ha guadagnato circa 30.000 euro lordi l’anno, pari a uno stipendio di 2.300 euro lordi al mese.

Per calcolare la sua pensione dobbiamo moltiplicare la sua retribuzione (30.000 euro) per l’aliquota del 24% e moltiplicare il risultato per gli anni di contributi, usando questa formula:

  • 30.000 euro x 24% x 42 anni di contributi = 302.400 euro, l’importo del montante contributivo accumulato dal lavoratore.

Su questo valore (302.400 euro) si applica il coefficiente di trasformazione, quell’indice che trasforma il montante contributivo in pensione. Nel 2023, a 67 anni, il coefficiente di trasformazione indicato è 5,723%.

Il 5,723% di 302.400 euro è 17.306,35 euro, l’importo lordo di un anno di pensione, pari a 1.331 euro lordi al mese, circa 850-900 euro netti al mese.

Possiamo verificare, dunque, che a fronte di uno stipendio di 2.300 euro lordi al mese, matura una pensione di 1.331 euro lordi al mese, circa 1.000 euro in meno rispetto alla retribuzione.

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