Roma, 3 mar — Ennesimo campo rom spuntato dal nulla la cui presenza (nel quartiere Montesacro) rende un inferno la vita dei residenti. La questione degli insediamenti abusivi per tutta Roma continua ad essere un serio problema. Problema di decoro, di sicurezza urbana, e anche non ultimo di ordine igienico-sanitario. Nonostante fondi europei, polemiche politiche e presunte azioni di forza con sgomberi e progetti di riqualificazione e sistemazione degli improvvisati abitanti delle autentiche baraccopoli che punteggiano la Capitale.

L’ultima storia in ordine di tempo arriva dal quartiere Montesacro, dove un campo rom abusivo sorge a ridosso — a nemmeno venti metri di distanza — dal plesso scolastico elementare Anna Magnani, in via Val Maggia, nei pressi dalla stazione ferroviaria di via Val d’Ala. La stazione, chiusa da tempo per lavori di ristrutturazione, dovrebbe essere riaperta tra pochissimi mesi. La scarsa cura della zona, soprattutto degli arbusti e delle sterpaglie, ha conciliato a diversi nomadi la costruzione di un accampamento, dentro cui si sono sedimentate col passare del tempo cataste di spazzatura, assi di legno, elettrodomestici, giacigli di fortuna. Nel perimetro esterno, autentico bonus, un’area che gli occupanti hanno trasformato in bagno di fortuna. Una fogna a cielo aperto.

Residenti esasperati

La situazione è monitorata da oltre un anno dai residenti del civico 36 di via Val d’Ala, ormai esasperati: a nulla sono servite le segnalazioni, gli esposti, le raccolte di firme indirizzate al mini-sindaco del Municipio Paolo Emilio Marchionne, al sindaco Roberto Gualtieri, al comandante della polizia locale Ugo Angeloni, per chiedere interventi risolutivi, lo sgombero e la bonifica dell’area, unitamente a una dignitosa ricollocazione dei nomadi.Tutto caduto nel vuoto. Le firme raccolte ad oggi sono oltre 800.

«Abbiamo fatto partire le segnalazioni a Municipio III, Comune, Asl e vigili urbani un anno fa, prima telefoniche poi tramite Pec», afferma Cosimo Commisso, uno dei promotori della petizione. «Eppure – continua– non abbiamo ricevuto risposta, ma intanto l’accampamento si è allargato: hanno chiuso l’area e ultimamente è persino spuntato un cassonetto consegnato dall’Ama, quasi ad autorizzare una situazione di questo tipo. Inizialmente si trattava di due o tre persone, ora arrivano a gruppi a bordo di furgoni con targa straniera. Siamo passati dall’insediamento spontaneo, all’organizzazione di attività illegali».

Rischio sanitario

Lo stesso Comisso entra poi nel dettaglio di quelle che sono le principali preoccupazioni dei residenti «Da una parte il rischio sanitario di vivere a stretto contatto con i rifiuti, i fumi dei roghi e le esalazioni delle deiezioni umane. Dall’altra la mancanza di sicurezza, provocata anche dall’assenza di un’illuminazione adeguata. Queste persone sono arrivate dopo essere state sgomberate dal sottopassaggio della tangenziale. Servono vere soluzioni di ricollocamento, altrimenti il problema non si risolverà mai».

Cristina Gauri

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