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L'oste Cattaneo: “Spero che domani finisca il mio calvario” | CulturaIdentità

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Sono ore di grande tensione per Mario Cattaneo, il ristoratore lodigiano che nel marzo del 2017 sparò e uccise un ladro albanese durante l’ennesimo assalto subito nella sua osteria-tabaccheria. Domani mattina, l’oste sarà infatti di nuovo alla sbarra per il processo di secondo grado, dopo aver ottenuto in prima battuta la piena assoluzione.

Siamo andati ad incontrarlo, alla vigilia di questo appuntamento cruciale per lui e per la sua famiglia, per raccogliere le sue emozioni e provare a capire cosa passa per la testa in un momento così difficile.

Signor Cattaneo, domani, in Corte d’appello a Milano, sarà di nuovo sul banco degli imputati. Come si sente?

Guardi, in tutta sincerità la sto vivendo davvero male. Sono giorni di dubbi e di ansia indescrivibile che si aggiungono ad anni ormai di calvario giudiziario e umano. Sono davvero stremato fisicamente e psicologicamente.

In una situazione come la sua, prevale il timore che qualcosa possa andare storto o la voglia finalmente di chiudere in modo positivo questo brutto capitolo della sua vita?

Sicuramente la seconda. Non nego che un po’ di timore c’è perché nella vita non si può mai sapere, però sono convinto della mia innocenza e ho fiducia che mi venga riconosciuta in modo definitivo. Andare avanti oltre per me sarebbe psicologicamente insostenibile.

In primo grado lei è stato assolto con formula piena. Eppure, a distanza di anni, deve dimostrare ancora una volta la sua innocenza. Cosa prova a riguardo?

Tanta amarezza. Un’amarezza che lascia il segno nel cuore e nella mente. L’unico modo accettabile per me di chiudere questa vicenda è un’assoluzione piena, senza se e senza ma.

Se potesse dire qualcosa a chi l’accusa prima dell’udienza, cosa gli direbbe?

In realtà non ho nulla da dire. Non vorrei correre il rischio di dire qualcosa di sbagliato. Chi mi conosce davvero sa che tipo di persona sono.

Quale sarà la prima cosa che farà se sarà assolto?

Niente di particolare. Voglio solo riprendere normalmente la mia vita, senza questa spada di Damocle che da anni pende sulla mia testa.

Si sarebbe aspettato così tanta solidarietà dalle persone nel corso del tempo?

In questi anni non mi è stata mai fatta mancare la vicinanza e l’affetto di tantissime persone. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti coloro che mi hanno supportato in questa battaglia e in particolar modo Unavi, l’associazione nazionale delle vittime di reati violenti. Spero davvero che domani avremo un finale positivo. Mi piacerebbe poter finalmente gioire insieme.

Chiudiamo con un pensiero per la sua famiglia. Cosa si sente di dire loro dopo anni così difficili?

Loro sanno che tutto quello che ho fatto nella vita, l’ho fatto per loro. Li ringrazio di cuore perché senza di loro non sarei riuscito ad andare avanti e a sopportare tutto questo.

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