Roma, 20 gen – La biologa Antonella Viva ha preso le difese della controversa scelta dell’Irlanda, peraltro approvata dalla Commissione europea, di inserire degli avvertimenti sanitari sulle etichette delle bevande alcoliche, compresi birra e vino, un po’ come succede per i pacchetti di sigarette.

Antonella Viva è docente e ricercatrice all’Università di Padova, come molti suoi colleghi si è abituata ai palcoscenici televisivi e alle comparsate sulla stampa durante i tempi della pandemia. Qualche giorno fa aveva definito come “una decisione giustissima” la presa di posizione dell’Irlanda che vuole mettere sullo stesso piano alcol e tabacco, con tanto di alert sanitari sulle bottiglie di vino. Il provvedimento irlandese e il semaforo verde della Commissione europea avevano scatenato le proteste di diversi Paesi, tra cui l’Italia. Ad esempio, il ministro degli Esteri Tajani aveva giustamente sottolineato: “Non si può ignorare la differenza tra consumo moderato e abuso di alcol”. Ancora più duro era stato il ministro dell’Agricoltura e dalla Sovranità alimentare Lollobrigida: “Crediamo che dietro questa scelta un’altra volta si miri non a garantire la salute, ma a condizionare i mercati”.

In un’intervista al Corriere del Veneto uscita oggi, la professoressa Viva ha rincarato la dose, demonizzando di fatto l’uso dell’alcol. Secondo quest’ultima, anche l’uso moderato causerebbe gravi danni alla salute: “Non c’è una dose sicura. Come per le sigarette la dose sicura è zero. Noi siamo abituati a pensare che a far male sia l’abuso di alcol, ma l’effetto cancerogeno si sviluppa anche con un uso moderato”. E aggiunge: “Chi beve ha il cervello più piccolo”. Gli alert sanitari sarebbe quindi un modo per dare più consapevolezza ai consumatori: “Bisogna rendere consapevoli i cittadini dei rischi collegati all’alcol, come è stato fatto per il fumo, lasciando poi a loro la scelta di bere o meno”. Ma come dimostra il recente caso della Nuova Zelanda, che ha vietato le sigarette ai nati dal 2009 in poi con l’obbiettivo di azzerare il consumo di tabacco nel 2025, la strada che porta dalla consapevolezza e la libera scelta fino alla proibizione non è così lontana.

Aperitivo? Succo di pomodoro o una passeggiata

La biologa fa una tirata d’orecchi ad un rito comune come l’aperitivo, da farsi al massimo bevendo “succo di pomodoro” o ancora meglio preferendogli una “passeggiata”. Viva si spinge a condannare quello stare insieme e quella socialità che si nascondo dietro al bere: “Il problema è proprio questo, considerare l’alcol un motivo di aggregazione. È uno sbaglio”. Ma nemmeno la professoressa riesce a resistere ad un bicchiere ogni tanto e alla domanda se sia astemia risponde così: “Bevo raramente, solo in occasioni particolari. Per esempio se ceno in un ristorante stellato, se festeggio un compleanno o una ricorrenza importante. Per me si tratta di eccezioni, non è la regola”. Insomma, l’aperitivo in piazzetta non è abbastanza aristocratico, meglio un calice di vino da Cracco.

Michele Iozzino

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