Roma, 6 feb – Come vestiva? Quali ristoranti frequentava? Come si esprimeva? Quante donne aveva? L’arresto di Matteo Messina Denaro ha generato la spettacolarizzazione di un boss mafioso, tra morbosa descrizione mediatica dei dettagli sulla sua vita da ricercato e attenta ricerca del capello sul gilet griffato.
Il limite dell’utile
Intendiamoci, non stiamo invocando la censura e non chiederemmo mai a nessuno di evitare per forza di cose la pubblicazione di certe (non) notizie. Non si tratta insomma di applicare divieti, quanto di rigettare opportunamente la maniacale rincorsa al personaggio da narrare. E’ indubbio che possa essere utile, in un certo qual modo, sapere che Messina Denaro si muoveva alla luce del sole celandosi proprio nella “normalità”. Nascondersi palesandosi è da una parte il miglior nascondiglio possibile se non si ha un volto conosciuto e riconosciuto facilmente da chiunque. Farlo in quel modo apre inoltre diversi interrogativi sulle coperture di cui senza alcun dubbio il superboss godeva, per potersi muovere senza difficoltà. In tal senso, sapere che al momento dell’arresto aveva addosso migliaia di euro in abiti firmati è utile a inquadrarne abitudini, capacità di eludere i sospetti e notevole disponibilità economica.
Se un boss mafioso diventa un vip
Ciò detto, insistere troppo sul suo stile di vita rischia di trasformarlo in un vip, di far passare uno spietato boss mafioso per un uomo che desta curiosità e alla fine quasi invidia, grazie alle donne di cui si circondava e alla bella vita che conduceva in barba a un mandato di cattura che pendeva sulla sua testa da tre decenni. Come se fosse un attore famoso, un musicista di successo, un grande sportivo oppure, semplicemente, al tempo dei social imperanti: un influencer. Manca solo di invitarlo, fosse permesso al 41bis un collegamento Skype, all’Isola dei famosi.
E’ come se stessimo facendo esattamente il suo gioco, o per esteso quello della mafia alla ricerca di nuova notorietà. Per diversi lustri relegata a entità in declino, pullulante di personaggi improbabili, semianalfabeti démodé che si nascondevano in tuguri per evitare di essere catturati, torna d’un tratto in auge con una nuova veste scintillante. Per quanto pacchiana, tamarra, trash si possa considerare, l’effetto ammirazione – e pure emulazione – indotta è dietro l’angolo soprattutto tra i meno dotati di capacità analitica. E’ così che si genera, anche inconsapevolmente, un’osservazione spasmodica, foriera di curiosità gossippara. Si finisce per parlarne sorridendo al bar e dalla parrucchiera, neanche fossimo di fronte a una star da scrutare e in fondo ammirare. Freniamo questa tendenza deleteria, perché puntare ad aumentare vendite e share non è un buon motivo per fare di un stragista un chiacchierato personaggio. Riavvolgiamo il nastro: Matteo Messina Denaro fa soltanto schifo.
Eugenio Palazzini
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