Roma, 8 apr – L’Ue che se la prende con Viktor Orban per questioni inesistenti è una gag comica ormai da tempo, e in un certo senso l’atteggiamento più consono altro non sarebbe se non ridere a crepapelle e godersi lo spettacolo. Tuttavia, le nuove evoluzioni delle beccate che sovente Bruxelles rifila a Budapest rendono impossibile tralasciare una questione come questa, per quanto macchiettistica essa sia.
Quanto l’Ue prenda di mira Orban è evidente anche guardando ai fatti degli ultimi mesi. La massima espressione di questo delirio, forse, si era manifestata quando dai vertici dal Parlamento europeo, in autunno, ci si era spinti a strepitare: “L’Ungheria non è più una democrazia”, basandosi grosso modo sul nulla cosmico, dal momento che le elezioni in terra magiara si tengono e pure nella forma tanto liberale che piace all’Occidente, ma con la sgradito risultato di confermare un altissimo sostegno popolare al presidente, cosa che le anime belle democretine, evidentemente, non accettano granché.
Ora la Commissione Ue, sostenuta da 15 Stati membri, “fa causa” all’Ungheria. Il motivo? L’inesistente legge “anti-gay” ungherese. A meno che vietare le propagande Lgbt nelle scuole per bambini non significhi essere anti-gay, come evidentemente si ritiene nella testa storta del progressista medio e degli stessi omosessuali appartenenti a quel tipo di lobby (che non si identifica con l’omosessualità ipso facto, e andrebbe ricordato: altrimenti il signor Domenico Dolce come altri Vip certamente non etero non si sarebbero espressi in modo così netto contro i diktat arcobalenati). Ma si sa, se le pretese Lgbt non vengono accontentate, automaticamente si è omofobi. Dunque se Orban vieta di propagandare l’universo Lgbt ai bambini, è anti-gay.
Il caso viene addirittura portato davanti alla Corte di giustizia dell’Unione con quella che viene definita la più grande procedura sulla “violazione dei diritti umani” mai vista. Diritti umani ddeche? Insegnare l’omosessualità ai bambini sarebbe un “diritto” secondo quale ragionamento logico, di grazia? Se dico “no” a una tua richiesta, automaticamente sto ledendo un “diritto”. Sempre la stessa, peraltro noiosissima, tattica.
Meno male che l’Italia si è dissociata
Il governo Meloni in cinque mesi ha deluso su diversi e troppi fronti e sarebbe impossibile non rendersene conto né ignorarlo. Ogni tanto, però, c’è qualche squillo di raziocinio in un mare di follie euroinomani. E così, se non altro, Palazzo Chigi non aderisce alla buffonata in salsa bruxelliana. Pesano evidentemente i rapporti ben noti che il premier sta provando a mantenere con il presidente ungherese anche “dopo” aver scavalcato la soglia critica “da opposizione a governo”. Dunque alla “lotta per i diritti” non partecipa il nostro Paese. Grazie a Dio.
Stelio Fergola
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