Emozioni e commozione nel docufilm di Michelangelo Gratton sugli esuli istriani

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“…Non mi resta a dir loro altro che io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere di italiano. Siate felici, ché la mia felicità è soltanto questa: che gli italiani hanno saputo e voluto fare il loro dovere. Cara consorte, insegna ai nostri figli che il padre loro fu prima italiano, poi padre e poi cittadino”. Così scriveva nella sua ultima lettera all’amata Nina il patriota Nazario Sauro Comandante di Marina, irredentista che, nel 1915, per non servire l’Austria emigrò in Italia e si arruolò nella Regia Marina. Partecipò a numerose imprese, venne fatto prigioniero sul sommergibile Pullino, incagliatosi mentre tentava di penetrare nel porto di Fiume, fu processato e condannato a morte. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Oro al valore militare. Sauro è uno dei Padri della Patria raccontati nel docufilm Io ricordo. La terra dei miei padri, ideato e diretto da Michelangelo Gratton, andato in onda in prima serata ieri su Rai3 in occasione del Giorno del Ricordo. Gratton solca i mari della memoria e su di una barca a vela costeggia la storia millenaria dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Pola, Parenzo, Rovigno e Lussinpiccolo, luoghi che non perdonano l’esodo giuliano-dalmata. Terre segnate da una costante alternanza di convivenza e lacerazione, di atrocità e mistificazioni. Il Magazzino 26 di Trieste, il villaggio Santa Domenica, il campo profughi di Padriciano e il villaggio giuliano-dalmata di Roma, gridano giustizia per il dramma delle foibe. Foto d’epoca, missive inviate dal fronte, immagini di archivio e il contributo degli storici Giordano Bruno Guerri, Gianni Oliva e Marino Micich. Il film di Gratton è una rigorosa galleria di momenti e corollario di stimoli riflessivi sulla potenza della rievocazione. Il passato rivive grazie al processo di “risignificazione” che il presente proietta sul materiale storico. Sono le toccanti testimonianze degli esuli e degli italiani che scelsero di non abbandonare i luoghi dei padri, che ci offrono l’occasione di “osservare” direttamente il passato. Una raccolta di testimonianze e filmati inediti che ricostruisce la tragedia del distacco. Una sorta di “presentificazione” che tende a livellare l’esperienza storica nella dimensione del momento attuale. E dunque l’oggi si sovrappone a ieri. Gli eredi di coloro che non hanno lasciato, a quel tempo, le amate terre al confine orientale continuano, nelle loro comunità, a mantenere vive le tradizioni italiane. Tra questi, l’Ammiraglio Romano Sauro, nipote diretto dell’eroe istriano e nazionale Nazario. L’emozione è parte della memoria. E così, nel finale, a restituire speranza è il passaggio di testimone dell’ammiraglio Sauro al piccolo Dario. Uno sguardo sereno verso il futuro che affida alle nuove generazioni l’impegno di assolvere un debito di riconoscenza nei confronti della Storia. 

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