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I rapinatori gli spararono, lui li affrontò a mani nude | CulturaIdentità

foto Università di Pavia – Flickr

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L’11 gennaio 1973, esattamente 50 anni fa, era un giovedì. Come ogni mattina e come in tutti i centri della nostra bella Italia, tanti stavano lavorando, nonostante il freddo invernale. In centinaia di comuni, ogni giorno, lavoravano silenziosamente anche le Forze dell’Ordine. Oggi come ieri ci sono agenti, carabinieri o finanzieri che, ad ogni ora del giorno e della notte, vigilano per garantire la sicurezza dei cittadini. Sono eroi silenziosi, che spesso dimentichiamo, ma sono sempre pronti ad intervenire, anche ora mentre stiamo leggendo quest’articolo. In quel freddo mattino di 50 anni fa, a Pontelagoscuro, una frazione di Ferrara, era in servizio una pattuglia dei Carabinieri capeggiata da un esperto appuntato, Carmine Della Sala. Originario di Atripalda (Avellino), Carmine prestava servizio in zona da dieci anni. Conosceva bene quel territorio, dove viveva con la moglie e i loro tre bambini. Aveva quasi 46 anni e in quella fredda mattina volle rassicurarsi che nella scuola di Pontelagoscuro tutto procedesse regolarmente. Da una finestra dell’istituto notò, però, una macchina col motore acceso, ferma proprio davanti alla banca che si trovava vicino alla scuola. Poteva costituire un pericolo, anche per i piccoli scolari. Il suo senso del dovere lo spinse a controllare subito, ordinando al giovane collega di andare ad avvertire la centrale. Decise di dare solo una rapida occhiata. Appena entrato in banca, però, fu colpito all’addome dallo sparo di un rapinatore. Il criminale non aveva esitato a sparare, senza neanche guardarlo in faccia. Aveva sparato contro quell’uniforme. Benché ferito, ingaggiò una violenta colluttazione con quel rapinatore. Compreso il pericolo, Carmine non volle affrontare i malviventi usando l’arma in dotazione per non mettere a repentaglio l’incolumità dei presenti. Il colpo in banca era fallito proprio grazie all’intervento dell’eroico appuntato. Ma Carmine non si fermò: voleva bloccare i rapinatori per arrestarli. Non voleva dargliela vinta: voleva far prevalere la Legge! Li inseguì, avvinghiandosi ad uno di loro che, però, riuscì a trascinarlo fin dentro la macchina. Furono attimi di terribile violenza perché la lotta era diventata impari. Il nostro eroe venne colpito da numerosi proiettili e percosso con i calci delle pistole, fino a quando fu lasciato esanime sulla strada a poche centinaia di metri.

Il destino era stato particolarmente crudele, se si pensa che Carmine Della Sala non doveva essere di servizio quel tragico 11 gennaio 1973. Un collega era malato e il superiore lo richiamò in servizio. Il carabiniere, come sempre, fu pronto a rispondere al comando e ad andare in strada per uno dei tanti pattugliamenti del territorio. È questa la dedizione al Dovere che hanno tantissimi servitori dello Stato in uniforme, Uomini che spesso incontriamo silenziosi nel loro servizio. Proprio come silenzioso fu l’eroismo dell’appuntato Della Sala. Dopo cinquant’anni il suo eroismo ci indica in modo chiaro cosa è, ancora oggi, lo sprezzo del percolo e la dedizione al dovere, fino all’estremo sacrificio.

L’11 gennaio 1973 Carmine lasciava la moglie Anna Maria, che aveva sposato nel 1958 e tre figli piccoli, Roberto, Paolo (che poi avrebbero indossato l’uniforme dell’Arma) ed Antonella. Il figlio primogenito, Roberto, frequentava proprio quella scuola vicino la banca. Per ironia della sorte sarà l’ultimo dei famigliari a vederlo ancora in vita, mentre attraversava la strada prima di entrare in banca.

Pubblico dominio, commons.wikimedia.org

Carmine Della Sala era un carabiniere di assoluto valore. Si era arruolato nell’Arma nel 1947, a vent’anni. Dopo il corso di formazione, era stato trasferito in Toscana, ben disimpegnandosi in varie località. Era stato a Serravalle di Bibbiena (Arezzo), dove aveva conosciuto la moglie. Nel 1963 si erano trasferiti in Emilia Romagna, a Ferrara, anche se il sogno della coppia era quella di ritirarsi (quando Carmine avrebbe raggiunto l’età pensionabile) proprio a Serravalle, dove, da quel triste giorno, riposa la salma del nostro eroe.

Gli autori dell’omicidio furono poi catturati e condannati all’ergastolo. Auspichiamo, come in tutti questi tragici fatti, che i nomi dei criminali siano dimenticati, condannati all’oblio. Il ricordo del nostro Carmine, invece, deve essere sempre vivo.

Nei mesi successivi alla memoria dell’appuntato Della Sala sono state concesse le Medaglie d’Oro sia al Valor Militare che al Valor Civile. È un fatto rarissimo nella nostra storia militare, che rende ancora più onore al Carabiniere, che la mattina dell’11 gennaio 1973 mise la propria vita davanti a quella di adulti e bambini, per cercare di sventare una rapina. Carmine Della Sala è un luminoso esempio di consapevole sprezzo del pericolo, d’incondizionata dedizione al dovere e di altissime virtù civiche. A Lui sono state dedicate le Scuole elementari di Pontelagoscuro e le caserme dei Carabinieri di Arezzo e di Pontelagoscuro. A Carmine Della Sala sono state intitolate due strade, una a Ferrara e una ad Avellino. Quando camminiamo per strada o cerchiamo una via sul nostro smartphone, proviamo a ricordarne i nomi, scopriremo spesso eroi silenziosi, che, proprio come il nostro Carmine, meritano di essere ricordati.

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