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Foibe: ecco come fu seviziata e mutilata Norma Cossetto | CulturaIdentità

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Norma Cossetto era una ragazza come furono tante altre, come tante altre sono e saranno. Aveva sogni, speranze, progetti… Studiava, era prossima alla laurea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova per la quale stava preparando la tesi “Istria Rossa”, dal color ruggine che la bauxite dava alla terra dov’era nata. Come tante altre a quei tempi, era iscritta ai Gruppi Universitari Fascisti e, come tante altre, era figlia di un alto funzionario fascista. Era anche innamorata, e già s’immaginava sposa e madre. Come tante altre giovani donne, fantasticava di un radioso futuro… Invece, l’attendeva una fine precoce e crudele.

Il 25 Settembre 1943 un gruppo di partigiani italiani e slavi razziò la sua casa di famiglia a Visinada (nell’odierna Istria croata). Convocata dal comando partigiano italo-slavo, Norma rifiutò di collaborare. Fu prima rilasciata e poi arrestata insieme a parenti, conoscenti e amici. L’arrivo di una colonna di tedeschi costrinse i partigiani a spostare i prigionieri nella vicina Antignana. Qui, separarono la giovane istriana dagli altri. Per un’interminabile notte, i suoi aguzzini la sottoposero a brutalità e stupri ripetuti. Le inflissero sevizie e mutilazioni inumane testimoniate dal suo povero corpo, recuperato poi da una foiba profonda 136 metri assieme a moltissimi altri.

Solamente una donna può immaginare le indicibili sofferenze che dovette patire.

Alcune settimane dopo soldati tedeschi catturarono sedici partigiani responsabili dell’infame scempio, e li obbligarono a vegliare – chiusi nella stessa stanza per una notte intera – il cadavere decomposto della loro innocente vittima. Tre di essi persero la ragione nel corso di quelle ore. Tutti furono fucilati all’alba del giorno dopo.

I resti straziati di Norma furono sepolti nel cimitero di Santa Domenica di Visinada.

L’Università di Padova preferì non riconoscere le scomode e terribili responsabilità di quella morte, e – pur conferendo anche a lei la laurea honoris causa – accomunò il suo nome a quelli di 29 studenti-partigiani assassinati dai tedeschi o dai fascisti. Cosa che non stupisce, stante la famosa direttiva di Palmiro Togliatti che, nel ’44, invitava a “favorire l’occupazione della regione giuliana da parte delle truppe slave di Tito”…

Solo il 10 febbraio 2011, l’Università e il Comune padovani, in occasione del Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, hanno posto nel Cortile Nuovo del Palazzo del Bo’ una targa commemorativa della sua morte, omettendo però l’inequivocabile motivazione con la quale il Presidente Carlo Azeglio Ciampi aveva conferito la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria di Norma Cossetto: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in un foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio».

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