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Si può andare in pensione senza i contributi minimi? Cosa succede se non ho i requisiti per la pensione? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Andare in pensione senza i contributi minimi: è consentito?
- In pensione senza i contributi minimi: quali sono i contributi minimi?
- In pensione senza i contributi minimi con la legge Dini e la legge Amato
- In pensione senza i contributi minimi con la pensione di vecchiaia contributiva
- In pensione senza anni di contributi: le soluzioni
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Andare in pensione senza i contributi minimi: è consentito?
Bisogna distinguere tra chi può andare in pensione senza i contributi minimi e chi, invece, non ha mai versato contributi per la pensione.
Per il secondo caso, rientrando in determinati parametri di reddito, si può fare richiesta per ottenere l’Assegno Sociale, la Pensione di cittadinanza o aprire un Fondo casalinghe.
Nel primo caso, per chi non ha i contributi minimi, cosa succede? Potrebbe essere necessario attendere i 71 anni di età: con 5 anni di contributi versati, soltanto a partire dal 1996, si può accedere alla pensione di vecchiaia contributiva.
L’alternativa è rappresentata dalla legge Dini e dalla legge Amato, con le sue tre deroghe che consentono l’accesso alla pensione con soli 15 anni di contributi versati, 5 in meno di quelli che servono a richiedere la pensione di vecchiaia.
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Di queste due possibilità parleremo nei prossimi paragrafi, dove vi spiegheremo come andare in pensione senza i contributi minimi.
Prima di continuare la lettura di questo articolo sulla pensione senza i contributi minimi, ti consigliamo la visione di questo video su tutte le ufficialità della legge di bilancio 2023:
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In pensione senza i contributi minimi: quali sono i contributi minimi?
Abbiamo visto che senza contributi minimi è comunque possibile andare in pensione, con tre soluzioni: la pensione di vecchiaia contributiva, la legge Dini e la legge Amato.
Prima di entrare nel dettaglio, chiariamo quali sono i contributi minimi per la pensione. Come già detto in precedenza, per la pensione di vecchiaia occorre aver compiuto 67 anni di età e versato 20 anni di contributi.
Se questi sono stati versati tutti a partire dal 1996, sarà necessario che l’assegno maturato sia almeno 1,5 volte l’importo dell’Assegno Sociale: nel 2023 il limite minimo è 753 euro.
Per accedere alla pensione anticipata ordinaria occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi agli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica.
Per Quota 103 serviranno 41 anni di contributi e 62 anni di età; per l’Ape Sociale 30 anni di contributi (disoccupati, caregiver e invalidi al 74%), 32 anni di contributi (ceramisti e lavoratori edili) o 36 anni di contributi (lavoratori impiegati in mansioni gravose), con 63 anni di età.
Per la pensione anticipata contributiva servono 64 anni di età e 20 anni di contributi interamente versati dal 1996, con un assegno pari a 2,8 volte l’importo dell’Assegno Sociale (nel 2023, 1.406 euro).
Quindi: per Quota 41 per lavoratori precoci occorrono 41 anni di contributi versati, di cui uno prima dei 19 anni di età; per la pensione per lavori usuranti un minimo di 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati, mentre con Opzione Donna si potrà andare in pensione a 58 anni (lavoratrice con 2 o più figli), 59 anni (lavoratrice con un figlio) e 60 anni (lavoratrici senza figli), con 35 anni di contributi.
In pensione senza i contributi minimi con la legge Dini e la legge Amato
Andiamo a vedere, ora, come andare in pensione senza i contributi minimi.
Iniziamo con l’opzione contributiva Dini, che permette l’uscita con soli 15 anni di contributi, fino a un massimo di 18 anni, con almeno un anno di contributi versato entro il 31 dicembre 1995 e 5 maturati dal 1° gennaio 1996.
La legge Amato, entrata in vigore con il decreto legislativo numero 503 del 30 dicembre 1992, prevede tre ipotesi di uscita con 15 anni di contributi:
- per chi ha tutti i contributi versati prima del 31 dicembre 1992, sommando anche i contributi, volontari o obbligatori, figurativi o da riscatto e ricongiunzione. È richiesta l’iscrizione al Fondo pensioni lavoratori dipendenti o alle gestioni speciali INPS dei lavoratori autonomi;
- per chi ha avuto, prima del 26 dicembre 1992, l’autorizzazione al versamento di contributi volontari, anche senza averli pagati entro questa data. Sono esclusi i lavoratori pubblici e gli ex-Ipost;
- per chi ha almeno 25 anni di contributi e almeno un contributo versato prima della data di presentazione della domanda di pensione. Occorrono 15 anni di contributi e almeno 10 anni di lavoro svolto per periodi inferiori alle 52 settimane.
In pensione senza i contributi minimi con la pensione di vecchiaia contributiva
L’alternativa è la pensione di vecchiaia contributiva. Chi ha almeno 5 anni di contributi tutti maturati dal 1996, a 71 anni di età può accedere a questa misura previdenziale.
Se i contributi sono stati in parte versati anche prima del 1996, è possibile fruire del computo, ovvero del trasferimento dei contributi nella Gestione Separata dell’INPS, ma soltanto se:
- sono stati maturati almeno 15 anni di contributi (e non più 5 anni);
- almeno uno di questi risulta versato prima del 31 dicembre 1995, per un massimo di 18 anni.
- non meno di un mese di contribuzione già pagato nella gestione separata.
Se, invece, non si ha neppure un anno di contributi versato, come anticipato in apertura di articolo, le uniche soluzioni possibili sono l’Assegno Sociale, il Fondo casalinghe o la Pensione di cittadinanza (o, in alternativa, se invalidi con una percentuale pari o superiore al 74%, si può richiedere l’assegno mensile o la pensione di invalidità).
L’Assegno Sociale è una prestazione pagata dall’INPS a prescindere dai contributi versati in età lavorativa. Spetta a chi ha compiuto 67 anni e rientra in determinate soglie di reddito. Per il 2023, l’importo dell’Assegno Sociale è di 502,27 euro, per 13 mensilità.
Per la Pensione di cittadinanza, invece, è necessario un ISEE familiare non superiore a 9.360 euro e il rispetto di determinati requisiti, che puoi verificare in questo approfondimento. L’importo massimo della Pensione di cittadinanza è di 780 euro al mese.
Non va dimenticato neppure il Fondo casalinghe (anche gli uomini possono accedervi), che con almeno 5 anni di contributi versati dà diritto alla pensione di vecchiaia o di inabilità lavorativa al compimento dei 57 anni.
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