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Cosa succede se non ho i requisiti per la pensione?

6‘ di lettura

Si può andare in pensione senza i contributi minimi? Cosa succede se non ho i requisiti per la pensione? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Andare in pensione senza i contributi minimi: è consentito?

Bisogna distinguere tra chi può andare in pensione senza i contributi minimi e chi, invece, non ha mai versato contributi per la pensione.

Per il secondo caso, rientrando in determinati parametri di reddito, si può fare richiesta per ottenere l’Assegno Sociale, la Pensione di cittadinanza o aprire un Fondo casalinghe.

Nel primo caso, per chi non ha i contributi minimi, cosa succede? Potrebbe essere necessario attendere i 71 anni di età: con 5 anni di contributi versati, soltanto a partire dal 1996, si può accedere alla pensione di vecchiaia contributiva.

L’alternativa è rappresentata dalla legge Dini e dalla legge Amato, con le sue tre deroghe che consentono l’accesso alla pensione con soli 15 anni di contributi versati, 5 in meno di quelli che servono a richiedere la pensione di vecchiaia.

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Di queste due possibilità parleremo nei prossimi paragrafi, dove vi spiegheremo come andare in pensione senza i contributi minimi.

Prima di continuare la lettura di questo articolo sulla pensione senza i contributi minimi, ti consigliamo la visione di questo video su tutte le ufficialità della legge di bilancio 2023:

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In pensione senza i contributi minimi: quali sono i contributi minimi?

Abbiamo visto che senza contributi minimi è comunque possibile andare in pensione, con tre soluzioni: la pensione di vecchiaia contributiva, la legge Dini e la legge Amato.

Prima di entrare nel dettaglio, chiariamo quali sono i contributi minimi per la pensione. Come già detto in precedenza, per la pensione di vecchiaia occorre aver compiuto 67 anni di età e versato 20 anni di contributi.

Se questi sono stati versati tutti a partire dal 1996, sarà necessario che l’assegno maturato sia almeno 1,5 volte l’importo dell’Assegno Sociale: nel 2023 il limite minimo è 753 euro.

Per accedere alla pensione anticipata ordinaria occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi agli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica.

Per Quota 103 serviranno 41 anni di contributi e 62 anni di età; per l’Ape Sociale 30 anni di contributi (disoccupati, caregiver e invalidi al 74%), 32 anni di contributi (ceramisti e lavoratori edili) o 36 anni di contributi (lavoratori impiegati in mansioni gravose), con 63 anni di età.

Per la pensione anticipata contributiva servono 64 anni di età e 20 anni di contributi interamente versati dal 1996, con un assegno pari a 2,8 volte l’importo dell’Assegno Sociale (nel 2023, 1.406 euro).

Quindi: per Quota 41 per lavoratori precoci occorrono 41 anni di contributi versati, di cui uno prima dei 19 anni di età; per la pensione per lavori usuranti un minimo di 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati, mentre con Opzione Donna si potrà andare in pensione a 58 anni (lavoratrice con 2 o più figli), 59 anni (lavoratrice con un figlio) e 60 anni (lavoratrici senza figli), con 35 anni di contributi.

In pensione senza i contributi minimi con la legge Dini e la legge Amato

Andiamo a vedere, ora, come andare in pensione senza i contributi minimi.

Iniziamo con l’opzione contributiva Dini, che permette l’uscita con soli 15 anni di contributi, fino a un massimo di 18 anni, con almeno un anno di contributi versato entro il 31 dicembre 1995 e 5 maturati dal 1° gennaio 1996.

La legge Amato, entrata in vigore con il decreto legislativo numero 503 del 30 dicembre 1992, prevede tre ipotesi di uscita con 15 anni di contributi:

  • per chi ha tutti i contributi versati prima del 31 dicembre 1992, sommando anche i contributi, volontari o obbligatori, figurativi o da riscatto e ricongiunzione. È richiesta l’iscrizione al Fondo pensioni lavoratori dipendenti o alle gestioni speciali INPS dei lavoratori autonomi;
  • per chi ha avuto, prima del 26 dicembre 1992, l’autorizzazione al versamento di contributi volontari, anche senza averli pagati entro questa data. Sono esclusi i lavoratori pubblici e gli ex-Ipost;
  • per chi ha almeno 25 anni di contributi e almeno un contributo versato prima della data di presentazione della domanda di pensione. Occorrono 15 anni di contributi e almeno 10 anni di lavoro svolto per periodi inferiori alle 52 settimane.

In pensione senza i contributi minimi con la pensione di vecchiaia contributiva

L’alternativa è la pensione di vecchiaia contributiva. Chi ha almeno 5 anni di contributi tutti maturati dal 1996, a 71 anni di età può accedere a questa misura previdenziale.

Se i contributi sono stati in parte versati anche prima del 1996, è possibile fruire del computo, ovvero del trasferimento dei contributi nella Gestione Separata dell’INPS, ma soltanto se:

  • sono stati maturati almeno 15 anni di contributi (e non più 5 anni);
  • almeno uno di questi risulta versato prima del 31 dicembre 1995, per un massimo di 18 anni.
  • non meno di un mese di contribuzione già pagato nella gestione separata.
In pensione senza anni di contributi: le soluzioni

Se, invece, non si ha neppure un anno di contributi versato, come anticipato in apertura di articolo, le uniche soluzioni possibili sono l’Assegno Sociale, il Fondo casalinghe o la Pensione di cittadinanza (o, in alternativa, se invalidi con una percentuale pari o superiore al 74%, si può richiedere l’assegno mensile o la pensione di invalidità).

L’Assegno Sociale è una prestazione pagata dall’INPS a prescindere dai contributi versati in età lavorativa. Spetta a chi ha compiuto 67 anni e rientra in determinate soglie di reddito. Per il 2023, l’importo dell’Assegno Sociale è di 502,27 euro, per 13 mensilità.

Per la Pensione di cittadinanza, invece, è necessario un ISEE familiare non superiore a 9.360 euro e il rispetto di determinati requisiti, che puoi verificare in questo approfondimento. L’importo massimo della Pensione di cittadinanza è di 780 euro al mese.

Non va dimenticato neppure il Fondo casalinghe (anche gli uomini possono accedervi), che con almeno 5 anni di contributi versati dà diritto alla pensione di vecchiaia o di inabilità lavorativa al compimento dei 57 anni.

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