Roma, 7 apr – Citata più volte anche negli scritti di David Herbert Lawrence, negli anni Vulci ha sempre mantenuto il proprio fascino di regina di epoche antiche. Da semplice villaggio in epoca Villanoviana, divenne una delle maggiori città della Dodecapoli etrusca grazie al suo fiume, il Fiora, che permetteva un sicuro commercio da e per il Mar Tirreno, soprattutto con i Greci. Conquistata dall’esercito romano di Tiberio Coruncanio nel 280 a.C., Vulci venne riedificata da Roma divenendo un importante centro dell’Etruria meridionale. Ma la storia di Vulci non termina certo qui e, in periodo medievale, tramite l’altissimo e antichissimo Ponte del Diavolo si entrerà nell’affascinante Castello dell’Abbadia, che oggi ospita il museo archeologico di Canino. Ma nonostante sia indagato da archeologi e tombaroli da oltre due secoli, dal terreno di Vulci continuano a riaffiorare segreti e tesori unici al mondo.

Solo pochi mesi fa vi abbiamo raccontato dell’ultima straordinaria scoperta avvenuta all’interno del parco archeologico vulsino, con quelli che ad oggi sono considerati gli scheletri etruschi più antichi di tutta l’Etruria. Oggi, invece, torniamo nel territorio viterbese per raccontarvi di un’altra sensazionale tomba rinvenuta dagli archeologi. Nella famosa necropoli dell’Osteria, i ricercatori hanno scoperto una “nuova” tomba etrusca risalente al VI sec. a.C., appartenuta a una donna e perfettamente intatta. La tomba è stata realizzata direttamente nella roccia tufacea e sigillata da due lastre, anch’esse di tufo, larghe 60cm e dal peso di 40kg. All’interno dell’antica sepoltura è stato trovato ancora il corredo funebre della misteriosa donna etrusca, nel quale è presente diverso ciottolame ceramico e in bucchero, un calice e un tradizionale braciere con spiedo usato nell’ultimo banchetto rituale.

Una misteriosa donna etrusca

A rendere pubblica la scoperta sono stati il direttore scientifico della Fondazione Vulci, Carlo Casi, e il Funzionario Responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, Simona Carosi. I resti della defunta, che stando alla tipologia del corredo funerario dovrebbe essere una donna di classe medio-alta, sono all’interno di un urna posta su una banchina in tufo, soprelevata rispetto al resto degli oggetti rinvenuti. A un identificazione di genere alla sepoltura, è stato soprattutto il ritrovamento di una fuseruola, oggetto rotondeggiante forato al centro, utilizzato per collane o come peso per la tessitura. Presente anch’essa all’emozionante momento dell’apertura dell’antica tomba, immortalato dalla redazione regionale del Tg3, la Dottoressa Carosi auspica che, l’analisi sui resti umani della defunta, possa aggiungere un tassello all’identità familiare dei soggetti già scoperti in questo settore della necropoli dell’Osteria e degli Etruschi di Vulci.

Andrea Bonazza

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