Roma, 8 feb – Il terribile terremoto che in questi giorni ha colpito la parte meridionale della Turchia e praticamente tutta la Siria, quest’ultima già devastata da 11 anni di guerra contro il terrorismo internazionale, oltre ad aver ucciso diecimila persone ha anche raso al suolo importantissimi monumenti dall’inestimabile valore archeologico. Tra questi, apprendiamo dalle fonti turche che crollato anche l’antichissimo castello di Gaziantep, situato nella omonima città che un tempo ebbe nome Antep (Gaziantep significa “eroica Antep).

il castello di Gaziantep è stato gravemente danneggiato dai potenti terremoti che hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria, e le cui scosse di assestamento continuano a provocare enormi danni e vittime. Grandi crepe sono ben visibili in alcuni bastioni e il muro di contenimento accanto al castello è crollato, riversandone in strada le macerie. Dopo una storia lunga seimila anni, l’attuale struttura del sito iniziò come fortezza costruita nel II e III secolo d.C. dai Romani. L’imperatore bizantino Giustiniano I, che regnò dal 527 al 565 d.C., ampliò poi le fortificazioni. Ulteriori modifiche furono apportate durante il regno degli Ayyubidi nel XII e XIII secolo e durante l’Impero Ottomano. Ma andiamo a ripercorrere la storia di questo antichissimo castello che ci auguriamo non finisca perduto per sempre.

Una storia lunga seimila anni

Ii castello si ergeva sull’altipiano a occidente dell’Anatolia sud-orientale turca e, da anni, fa parte del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. La sua fondazione risale addirittura a seimila anni fa e che gli Ittiti qui per primi realizzarono un vedetta militare. Tra il II e III secolo a.C., nella zona vi era una piccola città ittita chiamata Tebano e, in questo luogo, gli ittiti scelsero si edificare la propria roccaforte sfruttando appunto un tumulo preesistente ben più antico. Tra il II e il III secolo d.C., poi, l’Impero Romano ne sfruttò le mura riadattando la struttura in una nuova fortezza impenetrabile.

Dagli Ittiti alla Roma imperiale

L’architettura del castello di Gaziantep si stabilizzò tra il 527 e il 565 d.C., sotto il dominio dell’imperatore romano d’oriente, Giustiniano, soprannominato dai turchi “l’Architetto dei castelli”. In quest’epoca, infatti, il castello subì un rilevante rifacimento delle torri, che erano sostenute da strutture di base, costituite da gallerie a volta e ad arco. Tali torri furono collegate fra loro con queste gallerie e le mura fortificate vennero ulteriormente ampliate sia ad ovest, che a sud e ad est, delimitando la collina. Nel VI secolo vennero aggiunte 36 nuove torri di difesa, che chiudevano a cerchio l’edificio con la misura di circa un chilometro e mezzo di circonferenza. L’intero edificio prese così una forma circolare irregolare, con l’aggiunta di ben 565 torrioni disposti lungo le mura esterne della fortezza.

Dai Mamelucchi agli arabi, dai Crociati agli Ottomani

Tornato in mano araba, dapprima sotto il dominio dei Mamelucchi, poi dei Dulqadiridi e infine degli Ottomani, l’edificio venne però ristrutturato saltuariamente. I turchi Selgiuchidi ripristinarono l’antico castello subito dopo la sconfitta degli uomini dell’imperatore Romano Diogene, nella battaglia di Manzicerta del 26 agosto 1071. Nel corso delle Crociate, Antep verrà amministrata nel 1098 da cavalieri europei, per poi finire sotto l’influenza del principato di Antiochia. Intorno all’anno 1230 i crociati cristiani presero il castello per controllare i commerci che si attuavano lungo il fiume Oronte. Durante la dominazione araba, il castello subì dei rifacimenti nuovamente nel Quattrocento con il sultano egiziano Qaytbay.

L’interesse archeologico italiano a Gaziantep

Dal 1940 il castello fu adibito a museo storico, raccogliendo una vasta collezione di reperti artistici e architettonici, tra i quali preziosi e rari mosaici e pavimenti unici in ceramica, oltre che monili d’epoca neolitica, ittita e romana. Parte dei reperti proviene però dagli scavi effettuati nella zona da una missione archeologica coordinata tra ricercatori turchi e italiani. Attorno a Gaziantep, infatti, oltre all’insediamento sotto il castello che potrebbe essere l’antichissima città di Uršum, esistono due ulteriori siti che hanno attratto l’attenzione degli studiosi. A Tilbeşar e Oylum Höyük, nella provincia di Kilis, un progetto archeologico italo-turco inaugurato nel 2020 ha portato alla luce un frammento di tavoletta ittita che potrebbe portare all’identificazione di Ḫaššuwa, antica città dell’età del bronzo, probabilmente corrispondente all’odierna Kilis, Ciliza in età romana.

UNESCO e UE aiutino Siria e Turchia

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità nella lista Unesco, insieme ad altri importantissimi siti archeologici siriani rimasti gravemente danneggiati dal sisma, ci auguriamo che adesso la comunità internazionale si attivi per recuperare le rovine di questi millenari monumenti. Se in Turchia la situazione politica ed economica è molto più distesa con l’occidente, lo stesso però non vale per la Siria, alla quale Europa e Usa hanno imposto rigide sanzioni e un embargo che sta distruggendo ancor di più il popolo siriano. In Siria la situazione economica e sanitaria è infatti ancora più allarmante dopo le tremende scosse che hanno tirato il colpo di grazia su città già pesantemente martoriate dalla guerra. La reperibilità dei medicinali per le strutture sanitarie e i per soccorritori è misurata con il contagocce e, nonostante gli appelli del governatore Bashar al Assad e della Croce Rossa siriana, la politica occidentale non sembra voler ritirare le restrizioni imposte all’antico Paese arabo.

Aiutiamo le popolazioni colpite dal terremoto

Fortunatamente però vi sono molte associazioni che in queste ore stanno raccogliendo fondi e medicinali in aiuto agli straripanti ospedali della Siria. Tra queste, riportiamo la comunità siriana italiana che, in stretta collaborazione con il Fronte europeo per la Siria e i volontari di Sol.Id Onlus, ha dato il via a una grande raccolta fondi per intervenire direttamente nelle zone colpite dal sisma. Per contribuire attivamente alla raccolta fondi in favore delle vittime del devastante terremoto al confine turco siriano è facilissimo: si può effettuare un bonifico tradizionale tramite i servizi bancari o di home banking a IBAN IT-37-H-07601-03200-001016097071 (conto intestato a Ass. Vol. Sol.Id. Onlus).

Andrea Bonazza

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