Roma, 25 gen — Meraviglie delle leggi trans: in Scozia un uomo ha stuprato due donne e ha cambiato sesso prima del processo, dopo le accuse di violenza sessuale, per poi finire in un carcere femminile dopo la condanna. Lo riporta il DailyMail.

Isla Bryson, che prima della transizione avvenuta nel 2020 si chiamava Adam Graham, ha affermato di avere problemi di genere dall’età di quattro anni. Interessante notare come prima di essere accusato di due stupri, uno avvenuto nel 2016 e l’altro nel 2019, all’aggressore non era mai balenato in mente di cambiare genere. 

Russell Findlay, dei conservatori scozzesi, non ha fatto sconti alla vicenda puntando il dito contro le politiche di self-id che facilitano i trans e le persone non binarie ma mettono a rischio la sicurezza delle donne negli spazi femminili. «Questo stupratore ha deciso di non essere più un uomo solo dopo essere comparso davanti al giudice con l’accusa di stupro. Ci troviamo di fronte a una situazione assolutamente perversa in cui un tribunale scozzese si rivolge a una persona che afferma di identificarsi come donna e avere usato “il proprio pene” per violentare due donne vulnerabili».

Cambio repentino 

Bryson era apparso per la prima volta sul banco degli imputati nel luglio 2019 come Adam Graham. Dopo sei giorni di processo l’imputato aveva cambiato la propria identità in Isla Bryson. Bryson sta attualmente assumendo ormoni e rimane in attesa di un intervento chirurgico per completare la riassegnazione di genere. Indignazione anche da parte della deputata Tory Miriam Cates, che ha dichiarato a MailOnline: «È quasi impossibile credere che in una società civile un uomo condannato per aver stuprato due donne possa essere detenuto in una prigione femminile».

Bryson, giudicato colpevole dei due stupri, è ora detenuto in un’unità di isolamento nel carcere femminile di Cornton Vale, un’area del penitenziario dove i detenuti vengono trattenuti per la propria sicurezza o per quella di altri detenuti. Sarà possibile un successivo passaggio a zone di detenzione che prevedano la convivenza con le donne ospiti della struttura, dopo un’attenta valutazione dei rischi. 

Cristina Gauri

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