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Slitta l’aumento delle pensioni previsto a febbraio, in una nota l’INPS spiega perché e quando saranno adeguati gli importi. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Slitta aumento delle pensioni: cosa succede
- Slitta aumento delle pensioni: niente febbraio
- Slitta aumento delle pensioni: quanto si perde
- Slitta aumento delle pensioni: a marzo arriverà?
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La questione, lo ricordiamo, riguarda i pensionati che ricevono importi superiori a 2101,52 euro lordi al mese (più o meno 1.800 euro netti). Per loro l’adeguamento degli accrediti alla rivalutazione non è scattato a gennaio. L’INPS lo aveva annunciato per febbraio. La nuova data è marzo.
In una nota l’istituto ha spiegato che dal prossimo mese «procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento, come previsto dall’art. 1 comma 309 della legge di bilancio. Nel mese di marzo saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023».
Su questo argomento puoi leggere perché sono in calo le pensioni anticipate; in un post abbiamo descritto tutti i codici e le sigle delle pensioni e a cosa servono; e infine c’è un interessante articolo sulla riforma delle pensioni 2024: ipotesi, costi, esempi.
Slitta aumento delle pensioni: cosa succede
La rivalutazione delle pensioni scatta sempre il primo gennaio. Gli importi delle prestazioni sono adeguati al livello dell’inflazione registrata l’anno precedente. Per il 2022 il dato è stato del 7,3 per cento. Ma è stato calcolato sul mese di novembre. L’effettiva inflazione è stata invece dell’8,1 per cento. La differenza dovrà essere aggiunta nella rideterminazione degli importi per il 2024.
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Ebbene, quest’anno il governo ha deciso di cambiare le regole della rivalutazione. Le modifiche sono state introdotte nella Legge di Bilancio alla fine di dicembre. L’INPS non ha avuto il tempo di aggiornare gli importi.
E infatti a fine dicembre l’istituto di previdenza ha comunicato che i calcoli sarebbero stati conclusi solo a gennaio.
Proprio per questo motivo in quel periodo l’INPS ha diffuso questa nota: «Per evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100 per cento a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nell’anno 2022 (pari a € 2.101,52). Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore al predetto limite, la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2023».
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Slitta aumento delle pensioni: niente febbraio
Le intenzioni sembravano chiare: gli aumenti per chi riceve pensioni superiori a 2.100 euro sarebbero scattati a febbraio. Così da permettere all’INPS di completare il calcolo dell’aggiornamento e non commettere errori.
Ricordiamo che il governo ha previsto per la rivalutazione delle pensioni sei fasce. Le rivediamo velocemente in questo schema.
La percentuale si riferisce all’aumento rispetto all’inflazione. Decresce con l’aumentare degli importi. Per una più agevole lettura ricordiamo che l’assegno minimo è intorno a 570 euro.
Importi rispetto al minimo | Rivalutazione |
---|---|
Fino a 4 | 100% |
Fra 4 e 5 | 85% |
Fra 5 e 6 | 53% |
Fra 6 e 8 | 47% |
Fra 8 e 10 | 37% |
Oltre 10 | 32% |
Slitta aumento delle pensioni: quanto si perde
Rispetto a questo schema le pensioni più alte sono gradualmente sempre più penalizzate. E se da una parte questa decisione ha una sua logica, ovvero se proprio devono essere fatti dei tagli di certo non è possibile e giusto imporli a chi prende di meno, è anche vero che si penalizza chi ha versato più contributi (e pagato più tasse).
Ovviamente se la decurtazione dell’adeguamento alla svalutazione rimanesse operativa per un solo anno, il taglio potrebbe non avere conseguenze particolari. Si perde qualcosa, ma niente di così rilevante.
Sono stati però fatti dei calcoli su dieci anni, ipotizzando una inflazione nettamente al di sotto di quella attuale, al 2 per cento. La soglia che definisce una economia che ha fondamentali sani.
Ebbene, anche con una inflazione bassa, l’adeguamento degli importi delle pensioni suddiviso in 6 fasce nell’arco di un decennio (tra il 2023 e il 2033), comporta perdite rilevanti.
E infatti chi riceve 2.500 euro lordi perderà qualcosa come 13.000 euro.
Molto peggio, è chiaro, per chi riceve importi più alti. Un pensionato che riceve un accredito mensile di 5.253 euro, perderà in questi dieci anni una cifra molto prossima ai 70.000 euro. Un bel po’ di soldi.
A tutto questo si aggiunge anche la beffa: poter avere l’adeguamento delle pensioni in ritardo.
Slitta aumento delle pensioni: a marzo arriverà?
E dunque questi pensionati riceveranno a dire dell’INPS gli adeguamenti all’inflazione solo il prossimo mese.
Ma sarà davvero così? Difficile dirlo. Di certo il calcolo non sembra così complesso. O almeno, non sembra siano necessari mesi per determinare le cifre rispetto alle percentuali che sono state stabilite dal governo.
La questione, diciamolo, riguarda la prima fascia di penalizzazione. Quei pensionati che ricevono intorno a 1.800 euro netti. Si tratta di un importo superiore a quello medio ma che non può essere definita una “pensione d’oro”. E spesso viene erogata a impiegati e operai specializzati che hanno versato contributi per 40 anni.
È anche normale che si chiedano per quale motivo devono subire una decurtazione e un ritardo di almeno tre mesi per vedersi adeguare l’assegno pensionistico.
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