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Settimana corta anche in Italia? È possibile

6‘ di lettura

Settimana corta anche in Italia? È possibile, dopo che la sperimentazione ha avuto successo in molti Paesi europei. (scopri tutti gli annunci e le offerte di lavoro sempre aggiornati. Ricevi su Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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La settimana lavorativa di quattro giorni ha generato, dove è stata già provata, una riduzione consistente dello stress e un aumento dei ricavi. Vale dire, dipendenti più sereni e introiti maggiori per il datore di lavoro.

La Cisl ha proposto di iniziare la sperimentazione anche in Italia. Il riferimento potrebbe essere la Gran Bretagna, dove 61 aziende hanno fatto partire con successo l’orario ridotto a parità di stipendio. 

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E infatti, nel Regno Unito, sono state ben 56 delle 61 aziende (il 92 per cento) che al termine dei sei mesi di sperimentazione hanno deciso di continuare su questa strada. E quindi venerdì libero per tutto. La settimana così diventa: quattro giorni di lavoro e tre di riposo.

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Settimana corta anche in Italia? La proposta

Per la settimana corta l’Italia è indietro rispetto a molti Paesi europei. Ma del resto il nostro Paese – come ha dichiarato Roberto Benaglia, segretario nazionale della Fim Cisl (metalmeccanici) – «deve recuperare molto terreno rispetto al benessere dei lavoratori e al sostegno per la produttività delle aziende».

Partendo proprio dalla sperimentazione di successo in Gran Bretagna, la Cisl ha chiesto al governo un confronto con le parti sociali, per rendere il lavoro (nel caso specifico quello manifatturiero) «più sostenibile, libero e produttivo».

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Settimana corta anche in Italia? Sperimentazione nazionale

L’obiettivo del sindacato è chiaro: coinvolgere nei prossimi mesi una cinquantina di grandi aziende (da Stellantis ad Abb) per avviare la sperimentazione della settimana corta anche in Italia.

Si potrebbe anche iniziare, questa l’ipotesi dei sindacati, in un numero ristretto di stabilimenti e valutare per gradi come procede. Quindi tenendo conto delle esigenze dei lavoratori e dei picchi di produzione.

L’idea avanzata dalla Cisl è questa: una forma di lavoro composta da 4 parti di attività piena e un quinto di riduzione dell’orario. Quel tempo potrebbe essere dedicato alla formazione (anche online) o alla gestione dei carichi di cura (ovvero i lavoratori che si occupano a casa di familiari non autosufficienti o comunque bisognosi di assistenza).

La sperimentazione proposta dalla Cisl non parte da una idea vaga. Queste soluzioni di flessibilità lavorativa sono già state provate con successo in Belgio e in Spagna. In quei Paesi si sono dimostrate particolarmente efficaci. Ovvero hanno coniugato il benessere del lavoratore con le esigenze di produzione dell’impresa.

Settimana corta anche in Italia? Già esiste in questi settori

La settimana corta in Italia non sarebbe una novità completa. In alcuni settori, come nei servizi (tra le altre anche Banca Intesa), la sperimentazione è già iniziata e non si preannunciano passi indietro: i risultati sono stati quindi positivi.

Nel settore manifatturiero (il più consistente per numero di lavoratori in Italia) la settimana corta sarebbe una vera e radicale rivoluzione.

Per la Cisl «i tempi sono maturi». Ad aiutare c’è soprattutto l’innovazione tecnologica, che consente di gestire i macchinari anche da remoto, con il semplice utilizzo di un tablet, «Il comparto metalmeccanico – dichiara Basaglia – può garantire una flessibilità nuova e che richiede nuove soluzioni».

Settimana corta anche in Italia? Giovani

Un’organizzazione flessibile del lavoro potrebbe centrare anche un altro obiettivo importante: rendere più attrattive le aziende del settore alle nuove generazioni.

I giovani non chiedono uno stipendio più alto. In cima alle loro esigenze ci sono altri aspetti: un maggiore equilibrio tra vita e lavoro e più tempo libero a disposizione.

Settimana corta anche in Italia? Over 50

La settimana corta potrebbe venire incontro anche alle necessità di tanti lavoratori che hanno più di 50 anni. La manifattura italiana ha l’età media più alta in Europa. C’è dunque l’esigenza di ripensare ai tempi di lavoro per queste persone. Sarebbe un passo importante verso il benessere dei lavoratori che si traduce, come abbiamo visto altrove, in un benessere complessivo dell’intera azienda, anche in termini di produttività.

Nell’immagine 4 operai sorridenti

Settimana corta anche in Italia? Esempio inglese

Abbiamo accennato all’esempio inglese. Vediamo i dati che sono venuti fuori dallo studio del Boston College.

Dunque, la sperimentazione è stata effettuata tra il giugno e il dicembre del 2022. È stata prevista la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 32 ore per ogni dipendente, da spalmare su 4 giorni lavorativi e senza tagli allo stipendio.

Ebbene, i risultati sono stati così positivi che 56 delle 61 aziende continueranno a far lavorare i dipendenti 4 giorni a settimana.

Il 39 per cento dei dipendenti ha dichiarato:

  • di essersi sentito meno stressato;
  • di aver usufruito di meno giorni di malattia rispetto al passato.

Si è anche ridotto del 57 per cento il numero dei lavoratori che hanno lasciato l’azienda (rispetto al periodo precedente).

Sono dati incontrovertibili che potrebbero aprire le porte anche in Italia alla settimana corta. Il dibattito è aperto. Nei prossimi mesi sapremo. Se il sistema sarà adottato dalle grandi aziende della manifattura i 4 giorni a settimana potrebbero diventare realtà anche nel nostro Paese. Definitivamente.

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