Roma, 27 feb – La storia di Roma è antichissima e attraversa, quasi per intero, L’antico mondo indoeuropeo. In bilico tra mito e realtà, quanto descritto duemila anni fa dagli storici romani sempre più spesso corrisponde al vero, confermato da scoperte archeologiche che avvengono lungo le antiche tratte percorse dai nostri avi. L’ultima è avvenuta in Germania, dove gli archeologi hanno scoperto, per la prima volta, la linea difensiva in legno che circondava un’antica base militare romana. La scoperta, che conferma gli scritti di Tacito, ha avuto luogo a Bad Ems, nella Germania occidentale, ai confini con la Francia. Si tratta di una linea di difesa sormontata da paletti di legno affilati, simili a filo spinato, citata anche dall’invincibile generale romano, Giulio Cesare, nel suo De Bello Gallico e adoperata nella storica battaglia di Alesia contro i Galli di Vercingetorige. E’ la prima volta che i ricercatori ne trovano un esempio ancora conservato.

La fortificazione romana della Renania

L’efficace sistema difensivo della fortificazione romana è composto da palizzate di legno appuntito, piantate nel terreno e assemblate tra loro a forma di v su un palo centrale. La funzione e l’estetica stessa del particolare strumento difensivo richiama i più famosi cavalli di frisia moderni, adoperati ancora oggi nei più svariati teatri di guerra o check point. In marcia o a cavallo, i nemici dei Romani che avrebbero tentato l’assalto alla fortificazione sarebbero così caduti nel fossato difensivo, antistante l’ingegnosa palizzata, trovandosi infilzati o feriti da questa struttura pungente come un porcospino.

L’attesissima scoperta tedesca

Il lungo lavoro condotto dagli archeologi di Francoforte, mediante la supervisione del dottor Peter Henrich, della Direzione generale per i beni culturali dello stato federale tedesco della Renania-Palatinato, ha però portato alla luce diverse scoperte. Nelle vicinanze di Bad Ems e situati su entrambi i lati della valle di Emsbach, infatti, i ricercatori hanno rinvenuto due accampamenti militari Romani, precedentemente sconosciuti, e anche una sorta di antichissimo pozzo dei desideri risalente a tremila anni fa, con il suo tesoro di oggetti ex voto rituali. Gli scavi sono stati innescati dalle osservazioni esposte da un cacciatore della zona che, da una delle sue postazioni abituali, aveva individuato differenze di colore nel campo di grano, riconducendo l’anomalia alla probabile esistenza di strutture sotterranee. Così è stato! Le fotografie scattate dal drone e le scansioni geomagnetiche effettuate a terra, hanno infatti confermato la presenza di grandi doppi fossati sotto il grano, che formavano il perimetro difensivo di un accampamento romano. 

Gli accampamenti romani di Bad Ems

Ben otto ettari con 40 torri di legno, molto più grandi del noto accampamento di Bad Ems. In realtà, stando a quanto ci raccontano gli esperti, l’enorme accampamento avrebbe dovuto essere permanente, ma non è mai stato completato perchè i legionari lo abbandonarono dopo pochi anni dando alle fiamme l’intero campo affinchè non passasse in mano nemica. Ad appena un miglio di distanza da quest’ultimo, un secondo accampamento romano, molto più piccolo e con il medesimo sistema di palizzate difensive, è stato portato anch’esso alla luce dai ricercatori. Qui gli antichi romani eressero una recinzione sormontata dalle aguzze punte di legno, per difendere le operazioni di estrazione dell’argento di cui è ricca la zona.

Un sistema difensivo per tutelare l’estrazione dell’argento

Ricostruendo i fatti storici, il team di ricercatori tedeschi ha dedotto che gli antichi romani stessero scavando dei tunnel nel sottosuolo alla ricerca di depositi d’argento. Inizialmente però, gli archeologi pensavano che i resti del fuoco e delle scorie fuse dimostrassero che i romani avevano stabilito impianti di fusione per lavorare il minerale d’argento. Secondo lo storico romano dell’epoca Publio Cornelio Tacito, il governatore romano Curtius Rufus tentò di estrarre argento nella regione nel 47 d.C., costruendo basi fortemente fortificate che ospitassero una nutrita presenza militare. Questo perché il comandante romano prevedeva l’estrazione di grandi ricchezze, ma i suoi sforzi non ebbero successo. Curtius Rufus sbagliò però di poco le sue previsioni; millenni più tardi, infatti, nel 1897, i tedeschi troveranno nella zona una ricca vena del metallo prezioso. Se i Romani avessero continuato a scavare e non sarebbero stati richiamati ad altre funzioni militari, probabilmente avrebbero scoperto per primi l’immenso tesoro argentato, in grado da solo di soddisfare le esigenze dell’Impero.

Andrea Bonazza

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