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Riparte il processo a Nardi, ma le accuse si complicano

La Procura di Potenza chiede il rinvio a giudizio per l’ex gip

31 Gennaio 2023

Reporter:

Massimiliano Scagliarini

Il 1° aprile del 2022 la Corte d’appello di Lecce ha annullato la condanna dell’ex gip Michele Nardi e di altre quattro persone coinvolte nei presunti processi truccati di Trani. Più o meno un anno dopo, il 3 aprile, il processo ripartirà da zero davanti al Tribunale di Potenza. Ma se le accuse sono rimaste più o meno le stesse (sembrerebbe caduta un’ipotesi dichiarata prescritta in primo grado), non è affatto detto che si andrà avanti come se niente fosse.

La scorsa settimana il gup Lucio Setola ha fissato l’udienza preliminare su richiesta dei pm Gloria Piccininni e Giuseppe Borriello. Riguarda, oltre a Nardi (che in primo grado a Lecce fu condannato a 16 anni e 9 mesi) anche l’ex ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro (9 anni e 7 mesi), l’avvocato barese Simona Cuomo (6 anni e 4 mesi, difesa dagli avvocati Andrea Sambati e Luca Bruno), Gianluigi Patruno (5 anni e 6 mesi) e Saverio Zagaria, ex cognato dell’ex pm Antonio Savasta (4 anni e 3 mesi). Sono i cinque imputati che hanno scelto il rito ordinario (altri quattro, tra cui Savasta e l’ex pm Scimé, hanno scelto l’abbreviato, e anche lì è arrivato l’annullamento), ed erano stati condannati a vario titolo per le ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, concussione e falso. L’annullamento per incompetenza funzionale, però, spariglia le carte in tavola.

I giudici salentini di appello hanno sostanzialmente detto che le condotte dei tre magistrati imputati erano «coperte» dall’ex procuratore Carlo Capristo, che durante le indagini della Procura di Lecce si era già trasferito a capo della Procura di Taranto: da qui l’annullamento della sentenza di primo grado e lo spostamento della competenza a Potenza. L’eccezione di incompetenza funzionale era stata sollevata più volte dall’avvocato di Nardi, Domenico Mariani (affiancato da Carlo Taormina) e sempre respinta: è maturata, secondo la Corte d’appello di Lecce, quando Capristo si è affacciato sulla scena dell’indagine salentina. Da quel giorno in poi, tutti gli atti compiuti a Lecce sono nulli.

E infatti il tema sarà oggetto delle eccezioni delle difese in apertura di udienza preliminare. La Procura di Potenza non ha ritenuto di notificare un nuovo avviso di conclusione delle indagini, probabilmente perché le accuse contestate sono rimaste le stesse (anche se pare siano stati aggiunti una ventina di capi di imputazione, stralciati, per i quali è stata chiesta l’archiviazione per prescrizione). Ma il processo di Lecce si è basato in gran parte sulle dichiarazioni dell’imprenditore Flavio D’Introno (il grande accusatore dei giudici di Trani, l’unico ad essere condannato finora, che anche stavolta è considerato parte offesa) e sulle parziali ammissioni di Savasta, trasfuse anche in un lungo incidente probatorio: se quei verbali dovessero risultare inutilizzabili, i due dovrebbero essere chiamati a ripetere tutto da capo. Ed essendo accusati di reato connesso potrebbero, come è loro diritto, decidere di non rispondere.

D’Introno ha scontato quasi quattro anni di carcere (della condanna per usura che avrebbe voluto evitare pagando i giudici) e a metà febbraio dovrebbe andare ai domiciliari perché la pena residua scenderà sotto i due anni. Savasta ha scontato 30 mesi di custodia cautelare rispetto alla condanna a 10 anni che è stata annullata. Nardi, che si proclama innocente e vittima di un complotto, ritiene che le accuse contro di lui siano prive di prove (i soldi della corruzione di D’Introno non sono mai saltati fuori, ci sono solo i viaggi che i due avrebbero fatto a spese di un imprenditore, e i presunti regali sono stati riscontrati solo in parte).

La battaglia si sposta dunque sugli atti da escludere dal processo. «Tutto è legato – dice l’avvocato Mariani – alla data rispetto alla quale sappiamo con certezza che Potenza procedesse per i fatti connessi». Che potrebbe essere quella in cui Lecce (febbraio 2019) ha trasmesso a Potenza un verbale di D’Introno in cui si parla di Capristo. L’incidente probatorio in cui D’Introno raccontò dei regali fatti a Nardi e agli altri giudici (su cui è stato ritenuto credibile nonostante alcune incongruenze) cominciò due mesi dopo quella trasmissione. E dunque i difensori cercheranno di rendere i verbali inutilizzabili.

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