L’adorazione dei Magi è una festa stabilita nel martirologio cristiano. Racconti, leggende, tradizioni tramandate scritte o meno, trasposizioni artistiche, ma i Re Magi sono veramente, e storicamente, esistiti? in copertina “Adorazione dei Magi” di Gentile da Fabbriano (1370-1427)
Maria Catalano Fiore
Le storie sui Magi, dall’alto medioevo ad oggi sono racconti intrisi di fede e di leggenda. Nella tradizione cristiana i Magi sono alcuni santi astrologi che secondo il Vangelo di Matteo, seguendo un “astro” giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il Bambino Gesù, il “Re dei Giudei “ appena nato.
I Magi sono venerati da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi. Il giorno 6 gennaio da chi segue il calendario Gregoriano, il 19 da chi segue l’antico calendario Giuliano. Di questi misteriosi personaggi però, nonostante fiumi di parole, si conosce poco. Parte degli storici li ritengono leggendari, altri ne sostengono la veridicità.
I Magi sono personaggi che hanno sempre avuto una straordinaria fortuna artistica, soprattutto nelle rappresentazioni della natività e del Presepe, come vedremo.
Il racconto evangelico li descrive in modo scarno, il Vangelo di Matteo non cita il loro numero. Gli evangelisti Marco, Luca e Giovanni non li citano neppure. La tradizione ne indica tre, sulla base dei tre doni portati: oro, incenso e mirra. I loro nomi: Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, forse tre re, o tre sapienti provenienti dalle tre parti del mondo allora conosciuto, Asia, Europa ed Africa, per questo è sempre raffigurato qualcuno dalla pelle scura.
Secondo la simbologia bizantina, a cui dobbiamo l’inserimento dei Magi, nel contesto della natività, spesso rappresentano le tre età dell’uomo: il giovane, l’uomo maturo e l’anziano. Comunque sono figure altamente positive e il loro tributo rappresenta il riconoscimento del neonato come Dio, anzi come l’unico Dio da venerare.
Nell’Antico Testamento si profetizza l’adorazione del Messia da parte di alcuni re (Libro di Isaia 60:3, Salmi 72:10 e 68:29). I biblisti affermano che la citazione dei Magi sia posteriore, di qualche decennio, anche all’editto dell’Imperatore Costantino (313 d.C).
Una traccia storica, dei Magi, si ha nei cosiddetti “Vangeli Apocrifi”. Nel Protovangelo di Giacomo, risalente alla metà del II sec. d.C., si narra di un approccio dei Magi con re Erode. Altre tracce si hanno nel “Vangelo dell’infanzia arabo siriano” e nel “Vangelo armeno dell’infanzia” (Dai “I vangeli apocrifi” a cura di M. Craveri, Einaudi 1969). In tutti questi testi i Magi cercando Gesù si rivolgono ad Erode che quasi li tiene in ostaggio per carpirne notizie e difendere il suo potere di re in Giudea.
Re Erode (detto il Grande), re della Giudea sotto il protettorato romano dal 37 a.C. sino alla sua morte. Figlio di Erode Antipatro, e su incarico di Marco Antonio (83-30 a.C.), nel Vangelo di Matteo è il crudele sovrano che ordina la “Strage degli innocenti“. E’ padre dell’Erode Antipa (20 a.C. – 39 d.C.) Tetrarca della Galilea che fa arrestare ed uccidere Giovanni il Battista ed incontra Gesù durante la sua passione.
La Chiesa Cattolica, quindi, basa l’iconografia dei Magi sulla base dei Vangeli Apocrifi ricchi di dettagli, tramandati, ed arricchiti, di scritto in scritto. Indubbiamente la storia dei Magi ha sempre avuto una grande attrazione per le narrazioni artistiche.
Giotto di Bondone (m.1337) nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dipinge uno stupendo affresco sulla “Adorazione dei Magi” compresa nel ciclo delle “Storie di Gesù” tra il 1303 ed il 1305. Affresco notevole, ma anche singolare per la presenza dalla cometa. In effetti, in quella zona era realmente attestato il passaggio Cometa di Halley nel 1301, di cui lo stesso Giotto è testimone.
Il Papa emerito Benedetto XVI, nei suoi scritti sull’infanzia di Gesù, cita fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7° e il 4° a.C. (che poi sarebbe la giusta datazione della nascita di Gesù) e di un allineamento scientifico di alcuni pianeti.
Il viaggio dei Magi sarebbe poi proseguito, sino alla loro morte avvenuta, secondo una ulteriore leggenda, a Gerusalemme. Le loro spoglie ritrovate da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino, trasportate a Costantinopoli e, in seguito, donate a Eustorgio, vescovo di Milano dal 343 al 355 circa, il quale le fa traslare nella sua città. In loro onore edifica una Basilica (Sant’Eustorgio, appunto) nel luogo in cui il carro, che trasportava, il pesante sarcofago, trainato da buoi, si era impanato nel fango.
A Milano le reliquie sono presenti sino al 1162, quando l’Imperatore Federico Barbarossa (1122-1190), fa distruggere la Chiesa per impossessarsene e farle trasmigrare nella Cattedrale di Colonia dove ancora oggi sono conservate in un prezioso reliquiario.
Negli anni, ed epoche successive, Milano ha cercato ripetutamente di riavere le reliquie, ma invano. Né Ludovico il Moro, nel 1494, né Papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né Papa Pio IV, né Papa Gregorio XIII, né il cardinale Federico Borromeo sono riusciti nell’impresa.
Tanti i dipinti, di grandi artisti rinascimentali che celebrano l’evento come la grande tempera su tavola di Sandro Botticelli (m.1510), oggi presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Dipinto eseguito su commissione di un ricco banchiere e nel quale, guardando, sulla estrema destra appare un autoritratto dell’artista.
Anche il sommo Leonardo da Vinci (1452-1519), realizza, tra il 1481-82, un dipinto a olio su tavola, disegno su carbone, inchiostro ecc.. “Adorazione dei Magi” anche questo conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Un dipinto molto particolare, quasi sospeso nella sua esecuzione, con più tecniche e con varie vicissitudini e tempi e fughe del genio.
Tante altre sono le tele e gli artisti…impossibile il conteggio.
Ancora un tassello nella storia dei re Magi: solo il 3 gennaio del 1904, il Cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano riesce a riaverne, da Colonia, alcuni frammenti ossei provenienti dalle loro spoglie e collocarli in Duomo, in un’urna di bronzo con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum”.
Negli anni ottanta, del secolo scorso, presso sofisticati laboratori di restauro di Colonia le loro reliquie sono state sottoposte ad esami scientifici. E’ risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo, quindi databili all’epoca della ricostruzione della loro storia ed iconografia in epoca tardo cattolica/bizantina.
Per quanto sia bello credere in queste magnifiche storie, e per quanto si possa essere religiosi, i dati storico/scientifici attestano, ancora una volta, il bisogno, nei suoi primi secoli, dell’esigenza di legittimarsi di una religione che stava formandosi, assorbendo, contenuti e culti di epoche precedenti e adeguandoli al nuovo culto.
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