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Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? In previsione del superamento del Reddito di cittadinanza che scatterà dal 2024, la manovra 2023 ha introdotto per i percettori “occupabili” una riduzione della durata massima del sussidio dai precedenti 18 mesi a 7 mesi, con l’obbligo di frequentare, per un periodo di sei mesi, un corso di formazione o di riqualificazione professionale (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
In caso di mancata frequenza è prevista la perdita del diritto alla prestazione per il nucleo familiare. Ma questo obbligo è rimasto finora solo sulla carta perché ancora non è stato varato il piano con le linee guida sui corsi di formazione dal ministero del Lavoro.
Indice
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Niente elenchi dei furbetti
- Come cambia il Rdc nel 2023?
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? 404mila nuclei interessati
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Mmeno della metà degli occupabili ha stipulato il Patto per il lavoro
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Il 73% non era occupato da 3 anni
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Disatteso l’annuncio del Governo
- Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? I dati delle Regioni
- Fonti e materiale di approfondimento
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Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Niente elenchi dei furbetti
In questo quadro resta al momento ancora solo sulla carta anche l’obbligo delle Regioni di trasmettere all’Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza.
L’obbligo, ricordiamo, riguarda i percettori del Reddito di cittadinanza tra i diciotto e i sessantacinque anni, non già occupati o pensionati, né frequentanti un regolare corso di studi, né con disabilità o gravati da carichi di cura. Sono esclusi i nuclei familiari al cui interno vi siano persone disabili, minori, persone con almeno 60 anni.
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Come cambia il Rdc nel 2023?
A norma dell’art. 1 commi 313 e 321, la durata massima dell’erogazione del contributo economico del Reddito di cittadinanza dal 1 gennaio 2023 diventa di 7 mesi , ordinariamente. con persone di età pari o superiore ai 60 anni.
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? 404mila nuclei interessati
La platea degli “occupabili” è stata quantificata dal Ministro del Lavoro, Marina Calderone: «Al primo gennaio 2023 i nuclei occupabili con diritto a sette mesi di Reddito erano 334 mila,diventati 404 mila con gli ingressi mensili».
Vale la pena di ricordare che la finestra di sette mesi è “mobile”, in sostanza per chi ha iniziato a percepire l’integrazione al reddito dal 1 gennaio 2023 scade a luglio, se inizia a febbraio scadrà ad agosto e così via, fino alla data del 31 dicembre 2023 quando cesserà di esistere il Reddito di cittadinanza e sarà introdotto un nuovo strumento anti povertà e di inclusione lavorativa, in fase di elaborazione da parte del ministero del Lavoro.
Dunque per i soggetti che a luglio termineranno il Rdc – o nelle mensilità immediatamente successive – sarà impossibile rispettare l’obbligo di frequentare per sei mesi un corso di formazione, a meno che nel decreto attuativo non si inserisca un obbligo successivo alla conclusione del sussidio.
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Mmeno della metà degli occupabili ha stipulato il Patto per il lavoro
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Anpal, che risale a 30 giugno 2022 sui 2,3 milioni di percettori (1 milione di nuclei) in 920mila sono considerati in grado di lavorare.
Tra questi, dopo una prima scrematura dei centri per l’impiego, in 660mila (72%) dovevano essere presi in carico, ma solo in 280mila (42,5%) hanno stipulato il Patto per il lavoro che è il primo step di attivazione. Neanche la metà, dunque. In 173mila (18,8%) risultano avere un lavoro, ed agli occupati working poor che continuano a percepire il sussidio si aggiungono circa 40mila che hanno perso il diritto, perché hanno superato i limiti reddituali per il Rdc.
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Il 73% non era occupato da 3 anni
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? La platea occupabile appare poco “appetibile” per le imprese: nel 73% dei casi non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione nei tre anni precedenti. Il 70,8% ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore e solo il 2,8% un titolo di livello terziario, un quarto ha un diploma di scuola secondaria superiore.
Numeri che dovrebbero spingere a intervenire con urgenza per favorire l’occupabilità di questa platea di percettori con interventi formativi specifici, tarati sulle esigenze del territorio.
Reddito di cittadinanza e corsi obbligatori: cosa succede? Disatteso l’annuncio del Governo
La Ministra Calderone aveva dichiarato lo scorso 21 dicembre «faremo un decreto nel mese di gennaio» per mettere «i puntini sulle i su quelle che sono le condizioni per gestire al meglio le politiche attive».
Oggi termina gennaio e del decreto non c’è nessuna traccia. ilfattoquotidiano.it gliene ha chiesto conto. «Ci stiamo lavorando» risponde la Ministra, andando via dalla presentazione del Rapporto Sussidiarietà 2023.
La Calderone lascia nel limbo anche i 404mila nuclei familiari di ‘occupabili’ (dati esposti recentemente dalla stessa ministra) a cui il governo taglierà il reddito di Cittadinanza dal prossimo luglio, vale a dire, tra sei mesi.
«Quando inizieranno i corsi per gli occupabili? Presto» è l’unica indicazione temporale che dà la ministra del Lavoro. Il Fatto.it le ha chiesto conto anche del voto che ha espresso a nome del governo italiano, in seno al Consiglio Europeo.
Si tratta di una raccomandazione per tutti gli Stati membri, in favore di un reddito minimo contro la povertà, per tutti, occupabili compresi, e senza limiti di tempo. Proprio l’opposto di ciò che il governo Meloni ha deciso di fare con il Reddito di Cittadinanza attraverso le misure contenute nella Manovra. «Non è così – risponde la Ministra del Lavoro – il reddito minimo non è il reddito di cittadinanza. Andate a vedere la mia dichiarazione».