Come si esegue il prelievo ematico da puntura venosa? Ecco la corretta procedura per Medici, Infermieri e Infermieri Pediatrici.
Il Profilo Professionale e il Codice Deontologico parlano chiaro: l’Infermiere è responsabile delle procedure e delle azioni assistenziali di sua competenza. Tra queste vi è il prelievo di sangue da puntura venosa.
Nell’ultimo decennio le tecniche per il prelievo ematico sono decisamente cambiate e gli Infermieri, come pure i Medici (sempre più raramente) e gli Infermieri Pediatrici (solo su Pazienti minori), sono diventati sempre più esperti nel settore.
Oggi andiamo a vedere, in sintesi, qual è la giusta procedura da utilizzare per non creare disagio nell’Assistito o compromettere il buon esito delle indagini diagnostiche correlate al prelievo di sangue.
Le indagini di laboratorio.
Le indagini di laboratorio sul campione di sangue venoso permettono di ottenere un quadro molto ampio su vari aspetti clinici (infezioni, patologie metaboliche, scompensi, ecc.). Pertanto eseguire correttamente la procedura permette di evitare possibili risultati errati (falsi positivi o falsi negativi).
L’Infermiere esegue prelievi in autonomia, ma su prescrizione del Medico.
L’infermiere, come risaputo. è il responsabile dell’assistenza generale infermieristica e può effettuare indagini diagnostiche in autonomia tra cui il prelievo ematico (per cui serve sempre la prescrizione medica).
Ecco la Procedura standard per eseguire un prelievo ematico da puntura venosa.
Il Professionista Infermiere segue tutte le fasi del Processo di Assistenza e procede in fase preliminare all’Accertamento di sua competenza valutando:
- quali tipi di esami sono stati prescritti dal medico e le relative condizioni particolari
associate alla scelta del momento per l’esecuzione del prelievo (ad es. al mattino, a digiuno, pre o post assunzione farmaci) e al trattamento del campione (ad es. provette eparinizzate, ghiaccio); - il sito adatto alla puntura venosa: eviterà vene già danneggiate, la presenza di shunt arterovenoso o zone in prossimità di infusioni per evitare l’alterazione del campione;
- l’eventuale presenza di allergie del paziente (è possibile che sia allergico alle sostanze
contenute nel disinfettante e/o nei guanti e/o laccio emostatico e/o cerotto adesivo); - le complicazioni che potrebbero verificarsi in base alla condizione clinica del singolo
paziente (ad es. rischio di emorragia in pazienti con anamnesi di deficit della coagulazione o in regime terapeutico con anticoagulanti); - il livello di comprensione e collaborazione del paziente, l’eventuale presenza di belonefobia (paura degli aghi e dei taglienti).
Cosa fa l’Infermiere durante la preparazione della procedura (magari con l’ausilio dell’Operatore Socio Sanitario)?
In sintesi:
- si assicura della presenza di tutto il materiale necessario all’esecuzione della procedura:
- gel igienizzante o altro disinfettante per le mani;
- guanti monouso puliti;
- tamponi (o garze) imbevuti di disinfettante;
- laccio emostatico;
- sistema vacutainer;
- aghi doppi sterili (del giusto calibro);
- provette adatte al tipo di esami prescritti dal Medico;
- etichette contenenti i dati del paziente;
- garze sterili;
- cerotto adesivo ipoallergenico;
- contenitore per taglienti;
- telino o traversa monouso;
- effettua l’igiene delle mani e garantisce la privacy del paziente;
- verifica la prescrizione medica e l’identità del paziente;
- spiega al paziente con parole adatte al suo livello di comprensione le fasi e l’utilità della
manovra che si sta per eseguire (e verifica che abbia appreso realmente); - suggerisce al Paziente di rilassarsi e di posizionarsi supino o in semi-Fowler.
Cosa fa l’Infermiere durante il recupero di campione di sangue?
In sintesi:
- alza o abbassa il letto/tavolo ad un’altezza comoda;
- sceglie un sito appropriato per la puntura venosa;
- posiziona il braccio del paziente in modo che formi una linea retta dalla spalla al polso
(utilizzando un telino piegato, se serve); - indossa i guanti monouso puliti;
- applica il laccio emostatico circa 8-10 cm sopra il sito di puntura scelto;
- accerta la presenza di polso distale: se non è percepibile, allenta il laccio emostatico;
- invita il paziente ad aprire e chiudere il pugno più volte;
- localizza, attraverso la palpazione, la vena da pungere (compatta e che risulti elastica alla palpazione);
- raccorda l’ago al sistema vacutainer e inserisce la provetta per il campione di sangue senza procedere alla perforazione del tappo di gomma;
- deterge l’area di puntura con un movimento centrifugo e lascia asciugare;
- rimuove la protezione dell’ago e avvisa il paziente che sentirà un lieve fastidio legato alla puntura;
- posiziona un dito della mano non dominante 3 cm sotto il sito di puntura e tende la pelle;
- procede a pungere la cute tenendo la smussatura dell’ago verso l’alto;
- fa avanzare la provetta contro l’ago fino alla perforazione del tappo e attende il riempimento della provetta (ripete il procedimento in base a quante provette sono previste);
- completata la raccolta del campione, rimuove il laccio emostatico;
- applica una garza sterile sul sito della puntura e, senza esercitare pressione, estrae l’ago dalla vena;
- esercita una pressione sul sito della puntura e fissa la garza con un cerotto;
- smaltisce il materiale utilizzato;
- rimuove i guanti e si igienizza le mani.
Cosa fa l’Infermiere nella fase successiva al recupero di campione di sangue?
In sintesi:
- controlla che l’Assistito non manifesti segni e sintomi di brusco calo di pressione arteriosa o altri disagi e lo sistema in posizione confortevole;
- controlla che le provette abbiano la giusta etichettatura, ruota delicatamente per 8-10 volte le provette che contengono additivi e le ripone tutte nei contenitori appropriati per il trasporto in laboratorio;
- controlla che siano state utilizzate le giuste provette;
- effettua igiene delle mani;
- invia i campioni in laboratorio;
- registra sulla documentazione infermieristica la procedura eseguita;
- ripristina il materiale, anche con il supporto dell’Operatore Socio Sanitario.
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