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Pensione autonomi: guida breve a requisiti, calcolo e regole

6‘ di lettura

Come funziona la pensione per lavoratori autonomi? Ecco una breve guida su requisiti, calcoli e regole (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Come funziona la pensione per lavoratori autonomi: le aliquote

I lavoratori autonomi con Partita Iva maturano la loro pensione versando quote di contributi nella Gestione Separata dell’INPS, in base ai compensi ricevuti e dichiarati ai fini IRPEF.

Bisogna distinguere due aliquote:

  • la prima al 26,23%, entro un massimale di 105.014 euro, per chi non è iscritto ad altro fondo previdenziale obbligatorio e non è titolare di pensione. Il 25% è relativo ai contributi IVS, lo 0,72% dai contributi aggiuntivi e lo 0,51% dall’ISCRO.
  • La seconda al 24% per chi è già iscritto a un fondo obbligatorio o ai titolari di pensione.

A differenza dei lavoratori dipendenti, che versano solo una quota di contributi (l’altra è a carico del datore di lavoro), la contribuzione dei lavoratori autonomi è totalmente a loro carico.

I lavoratori autonomi accreditano i contributi per tutti i mesi di ogni anno solare, a patto che la contribuzione annua non sia inferiore a quella calcolata sul minimale di reddito previsto per gli esercenti di attività commerciali, ovvero 16.243 euro.

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Se la contribuzione annua è inferiore a questo importo, allora verranno accreditati mesi di contributi in proporzione alla somma versata, a partire dal mese di gennaio.

Quindi, calcoli alla mano, con un minimale di 16.243 euro, prendendo l’aliquota del 26,23% applicata al minimale (4.260,11 euro, di cui 4.060,75 ai fini pensionistici), è possibile versare un mese di contributi con un minimo di 338,40 euro, ovvero 4.060,75 euro diviso 12 mesi.

Invece, per gli iscritti al fondo, con l’aliquota del 24%, per un anno di contributi versati sono necessari almeno 3.898,32 euro.

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Come funziona la pensione per lavoratori autonomi: quali possibilità di uscita?

Come funziona la pensione per lavoratori autonomi? Abbiamo visto quali sono le aliquote e qual è la quota da versare per avere diritto a un anno di contributi.

Passiamo ora alle possibilità previste dal nostro ordinamento in tema di opzioni previdenziali. Il lavoratore autonomo può accedere alla pensione ordinaria (di vecchiaia) al compimento dei 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati, a patto che l’assegno sia 1,5 volte l’importo dell’Assegno Sociale (nel 2023, 753 euro).

In caso contrario sarà necessario attendere il compimento dei 71 anni, con un’anzianità contributiva effettiva (senza contributi volontari) di almeno 5 anni.

Ma è possibile, per un lavoratore autonomo, accedere anche alle formule anticipate, come la legge Fornero (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne), la pensione anticipata contributiva (64 anni di età e 20 di contributi se versati a partire dal 1996, con un assegno pari a 2,8 volte l’importo dell’Assegno Sociale) o Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi).

In ogni caso, come stabilito dalla sentenza della Corte di Cassazione numero 14132 del 2004; dall’articolo 18, comma 2, del D.P.R. del 27 aprile 1968, n. 488; dalla circolare dell’INPS n. 122 del 30 maggio 1988 e dalla sentenza della Corte Costituzionale, n. 355 del 14 giugno 1989, il diritto alla pensione per lavoratori autonomi è attivo soltanto regolarizzando il requisito contributivo.

Come funziona la pensione per lavoratori autonomi se sono invalidi?

Come funziona la pensione per lavoratori autonomi se questi sono invalidi? I lavoratori autonomi hanno diritto anche all’Assegno ordinario di invalidità o alla pensione di inabilità lavorativa.

L’Assegno viene erogato dall’INPS se il lavoratore autonomo ha una capacità lavorativa ridotta a un terzo (66,6% di invalidità), a causa di infermità o difetti fisici o mentali.

Questa prestazione è temporanea, dopo 3 anni va rinnovata dal pensionato, in seguito a visita di revisione e alla presentazione di un’apposita domanda. Dopo 3 riconoscimenti di fila, l’Assegno viene confermato automaticamente dall’INPS.

Una volta compiuta l’età per la pensione di vecchiaia, l’Assegno si trasforma in pensione di vecchiaia.

Con l’Assegno è possibile continuare a lavorare. In questo caso, l’importo della prestazione verrà ridotto in proporzione ai redditi da lavoro:

  • con un reddito superiore a 4 volte il trattamento minimo, l’Assegno viene ridotto del 25%;
  • con un reddito superiore a 5 volte il trattamento minimo, l’Assegno viene ridotto del 50%.

La pensione di inabilità lavorativa, invece, viene erogata dall’INPS al lavoratore autonomo impossibilitato a svolgere qualsiasi attività lavorativa.

La prestazione è costituita dal trattamento maturato sulla base della contribuzione versata, maggiorato di una quota pari a quella che l’inabile avrebbe maturato se avesse continuato a lavorare sino all’età di 60 anni (uomini e donne). L’anzianità contributiva non può comunque superare i 40 anni.

Sia per l’Assegno che per la pensione di inabilità è necessario aver versato almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 negli ultimi 5 anni prima della presentazione della domanda.

Nel caso della pensione di inabilità è necessaria la cessazione di qualsiasi attività lavorativa, la cancellazione dagli elenchi di categoria dei lavoratori autonomi, e la rinuncia ai trattamenti contro la disoccupazione.

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