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Opzione Donna 2023, l'INPS: ecco requisiti e importi

6‘ di lettura

Vediamo insieme requisiti e importi per Opzione Donna nel 2023 (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Importi per Opzione Donna nel 2023: esempi di calcolo

Opzione Donna è stata oggetto di restyling nel 2023. Della vecchia misura in vigore fino al 31 dicembre 2022 sono stati confermati soltanto il requisito contributivo (35 anni) e il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo.

Significa che, quando si calcolano gli importi per Opzione Donna nel 2023, anche i contributi versati prima del 1996, generalmente calcolati con il sistema retributivo o misto, rientrano nel calcolo contributivo determinando una penalizzazione di carattere economico.

Rispetto a chi va in pensione con il calcolo dell’assegno col sistema misto, è previsto un taglio dell’importo fino al 30%.

Per fare qualche esempio, prendiamo una donna senza figli, con un’invalidità del 74% che, a 60 anni e con 35 anni di contributi versati vuole accedere a Opzione Donna.

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Il suo assegno viene calcolato individuando il montante contributivo (l’insieme delle quote di retribuzione versate in 35 anni di carriera) e applicando il coefficiente di trasformazione per chi va in pensione a 60 anni (4,615%).

Diciamo che la nostra lavoratrice guadagna 28.000 euro annui. Una lavoratrice dipendente accantona il 33% della sua retribuzione (9.240 euro l’anno), per un montante contributivo, dopo 35 anni di lavoro, pari a 323.400 euro.

Su questo importo si applica il coefficiente di trasformazione del 4,615% che ci restituisce l’importo lordo di un anno di pensione: 14.925 euro, pari a 1.150 euro lordi al mese, circa 800 euro netti al mese.

Con una retribuzione annua di 25.000 euro maturerebbe una pensione di 13.325 euro lordi l’anno, pari a circa 700 euro netti al mese. Con 30.000 euro di retribuzione annua, spetterebbe una pensione di quasi 16.000 euro lordi l’anno, pari a 850 euro netti al mese.

Ma quali sono gli importi per Opzione Donna nel 2023, con 58 anni (lavoratrici con due o più figli) o con 59 anni (un figlio) di età, a parità di retribuzione? In questi casi, applicando un coefficiente di trasformazione più basso (4,378% o 4,493%) avremo una pensione di importo inferiore.

Per le 58enni con 30.000 euro di retribuzione annua spetta una pensione di 15.170 euro lordi l’anno, pari a 800 euro netti al mese; con 25.000 euro di retribuzione annua spetta un assegno di 12.642 euro, circa 680-700 euro netti al mese.

A 59 anni di età, con 30.000 euro di retribuzione annua spetta una pensione di 15.568 euro lordi l’anno, pari a 850 euro netti al mese; con 25.000 euro di retribuzione annua spetta una pensione di 12.974 euro lordi l’anno, circa 750 euro netti al mese.

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Importi per Opzione Donna nel 2023: come è cambiata la misura?

Quali sono requisiti e importi per Opzione Donna nel 2023? L’articolo 1, comma 292 della legge di bilancio ha modificato la legge numero 26 del 28 marzo 2019.

La circolare dell’INPS numero 25 del 2023, spiega che si può accedere a Opzione Donna nel 2023:

  • con 35 anni di contributi versati;
  • a 60 anni di età (senza figli).
  • a 59 anni di età (con un figlio);
  • a 58 anni di età (con due o più figli).

Inoltre, dal 1° gennaio 2023, Opzione Donna è accessibile soltanto se si rientra nelle categorie fragili individuate dallo Stato.

Parliamo di:

  • licenziate o dipendenti di aziende in crisi;
  • invalide civili con una percentuale di invalidità riconosciuta pari o superiore al 74%;
  • caregiver che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un familiare con disabilità grave entro il secondo grado di parentela.

In relazione alle dipendenti di aziende in crisi, è possibile presentare domanda di pensione se risulta attivo al 1° gennaio 2023 o in data successiva un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi di impresa – articolo 1, comma 852, della legge numero 296 del 2006. Riguarda soltanto le lavoratrici di aziende con almeno 250 impiegati o di rilevante interesse nazionale.

Per quanto riguarda le lavoratrici licenziate, è necessario che il licenziamento sia stato intimato tra la data di apertura e di chiusura del tavolo di crisi.

Inoltre la lavoratrice non deve aver ripreso a lavorare come dipendente a tempo indeterminato dopo il licenziamento. È consentito, invece, riprendere a lavorare con contratti a tempo determinato, di lavoro occasionale o con attività autonoma.

La domanda di pensionamento deve essere inoltrata prima della chiusura del tavolo di crisi, altrimenti si perde il diritto ad accedere a Opzione Donna.

Confermate anche le finestre mobili, ovvero l’erogazione posticipata del primo assegno di pensione. Chi accede a Opzione Donna deve attendere 12 mesi dalla maturazione dei requisiti, se lavoratrice dipendente; se lavoratrice autonome i tempi sono più dilatati: 18 mesi.

Anche per la nuova versione di Opzione Donna vige la regola della cristallizzazione del diritto: se i requisiti sono maturati entro il 31 dicembre 2022, la domanda può essere presentata in qualsiasi momento, anche a distanza di anni.

Ricordiamo che i requisiti soggettivi (età, contributi, invalidità, l’essere caregiver…) devono essere indicati al momento della presentazione della domanda di pensionamento.

Per saperne di più su requisiti e importi per Opzione Donna nel 2023, leggi con attenzione la circolare dell’INPS.

Importi per Opzione Donna nel 2023: novità in arrivo?

I cambiamenti adottati dal governo Meloni hanno ristretto sensibilmente la platea delle potenziali beneficiarie di Opzione Donna 2023.

Dalle oltre 13.000 possibili pensionate si è passati a poco meno di 3.000 potenziali fortunate. Una decisione impopolare, che non è piaciuta né alle lavoratrici interessate, tantomeno ai sindacati.

Nel 2024 potrebbero essere apportate delle nuove modifiche, che consentirebbero a circa 12.000 lavoratrici di accedere a Opzione Donna.

Sarebbero al vaglio del governo l’eliminazione del criterio figli e l’abbassamento dell’età minima da 60 a 59 anni, con la possibilità di un’ulteriore riduzione del requisito anagrafico a 58 anni se appartenenti alle categorie fragili (licenziate, dipendenti in crisi, caregiver o invalide).

Abbiamo visto tutti i requisiti e gli importi per Opzione Donna nel 2023. Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sulle pensioni:

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