Roma, 14 feb – La nave Ong Geo Barents piange ancora. Si lamenta. Motivo? Il solito, quanto meno se riferito agli ultimi tempi. Alla sedicente nave umanitaria non sta bene il porto lontano assegnatole dal governo, come riporta il Giornale.
Alla nave Ong non sta bene il porto di Ancona. E lo dice tramite comunicazione ufficiale di Medici senza Frontiere: “A seguito dell’operazione di salvataggio condotta oggi, l’Italia ci ha assegnato il porto di Ancona per sbarcare i 48 sopravvissuti attualmente a bordo di Geo Barents. L’invio di navi di soccorso in porti lontani è diventata una pratica comune dell’Italia nonostante la sua illegittimità”. Insomma, 48 clandestini che devono arrivare tanto per cambiare a tutti i costi, ma anche sulle coste predilette. Perché la nave Ong Geo Barents, dopo aver già ignorato diverse regole imposte dal – peraltro debolissimo – decreto Piantedosi, vuole anche che sia tutto confezionato come meglio aggrada. Nonostante ci siano delle ragioni anche oggettive per la decisione del governo.
Un pianto eterno per una regola finora ininfluente
In verità, il decreto Ong ha anche una ragione tecnica: con i porti del Sud al totale collasso, non resta che far collassare anche quelli del Nord. Affermazione polemica la nostra, ma non lontana affatto dalla realtà. Continuando di questo passo, infatti, sarà la naturalissima conseguenza. Di sicuro, però, navi Ong come la Geo Barents (e altre al loro seguito) hanno ben poco di cui continuare a lagnarsi. Nessuno, in pratica, sta impedendo loro di “lavorare”. Aggiungeremmo: purtroppo. Quindi il “pianto Mediterraneo” lo risparmiassero per qualcun altro.
Alberto Celletti
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