Temù (Brescia) – Chi è il vero Mirto Milani? L’elemento forte, la mente più lucida del trio che è andato a comporre con le sorelle Silvia e Paola Zani, dividendosi equamente in una relazione in parallelo con entrambe? Il ragazzo fragile, che nel vecchio carcere bresciano di Canton Mombello, confessa imprudentemente (anche se con gradualità) al compagno di detenzione l’omicidio di Laura Ziliani? L’affarista interessato e spregiudicato evocato ieri nell’aula della Corte d’Assise di Brescia da Paola Ziliani? La minore delle tre figlie di Laura che gli ha rovesciato addosso il sospetto che “volesse farci del male” e quello, ancora più terribile, di una macchinazione subdola, ordita per indurre le sorelle a pensare che la madre volesse liberarsi di loro.
Il profilo
Ventinove anni, figlio d’arte, con genitori entrambi flautisti. Un virtuoso. Mirto Milani è un sopranista (unico in Italia, corsi al Conservatorio di Milano), dotato di una voce che gli permette di cantare il falsetto ma anche di prodursi in arie da basso, da baritono, da tenore. Chitarra classica, sax tenore, pianoforte. L’organo suonato nella chiesa parrocchiale del paese. Dopo il diploma da geometra a Calolziocorte, laurea triennale in Scienze psicologiche all’università di Bergamo con una tesi su ‘Musica e DSA (Disturbo specifico dell’apprendimento). L’incontro di due universi’.
Le accuse
E’ felice anche il mondo di Mirto. Un piccolo mondo di cristallo ridotto in frantumi nel settembre di due anni fa dall’ordinanza di custodia firmata dal gip di Brescia, Alessandra Sabatucci, che porta in carcere Mirto e le sorelle Zani. Il patrimonio immobiliare di Laura Ziliani è cospicuo, appetibile. Mirto, annota l’ordinanza, è “all’evidenza unico soggetto incaricato dell’amministrazione del patrimonio delle Zani”. Un ruolo che in aula Milani ha negato decisamente.
Il passo falso
Dietro le sbarre il giovane Milani cede. Al compagno che divide con lui le giornate sempre uguali di un carcere proclama, all’inizio, la sua innocenza, il suo essere vittima del sistema. Modifica la versione e racconta all’uomo che ha saputo guadagnarsi la sua confidenza che lui, Silvia e Paola hanno trovato l’ex vigilessa morta, al mattino, sull’uscio della casa di Temù e che presi dal panico hanno pensato solo a nascondere il corpo. Fino alla rivelazione definitiva, nella cella che è già stata imbottita di cimici. Mirto vuota il sacco, torna alla notte dell’8 maggio del 2021, alla madre di Silvia e Paola narcotizzata con le Benzodiazepine iniettate nel muffin di una torta, soffocata, trasportata sul greto dell’Oglio e lì sepolta.
Il cedimento nervoso
Sta male, dopo la confessione, il giovane Milani. Ha un crollo nervoso che rende necessario il ricovero in ospedale. I due volti. I due ritratti di Mirto Milani. Il terzo viene tratteggiato da Paola Zani nell’aula dell’Assise. “Dopo aver trovato la soda caustica nel salino”, ho pensato che fosse stato Mirto a volerci fare del male e anche mia sorella aveva avuto il sospetto e glielo aveva chiesto. Mi ero detta che era solo interessato al nostro patrimonio perché noi tre eravamo una famiglia. Oggi non so quale sia la risposta giusta”. Le domande del presidente Roberto Spanò sono precise, incalzanti. Ed ecco ancora Paola: “L’ho pensato che fosse stato Mirto a piazzare le cose e farci credere che la mamma volesse farci del male. E lo penso ancora”.