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Nessun abuso per resort di lusso: tutti assolti. Anche ex sindaco e sulmonese La Civita – Onda Tv – Emittente Televisiva

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SULMONA – Il fatto non sussiste. Con questa formula il collegio giudicante del Tribunale di Sulmona ha assolto l’ex sindaco di Rivisondoli, Roberto Ciampaglia e altri quattro imputati tra cui il sulmonese, Luigi La Civita, per la vicenda sul presunto abuso d’ufficio del resort di lusso nel piccolo centro dell’Alto Sangro. La Procura aveva contestato agli imputati i reati di abuso edilizio, abuso di ufficio continuato, truffa aggravata ai danni della Regione per il conseguimento di finanziamenti pubblici. Nella richiesta di rinvio a giudizio del procuratore Giuseppe Bellelli, il sindaco Ciampaglia veniva definito «dominus, socio occulto e amministratore di fatto della Royal Immobiliare srl, società finanziata con ingenti somme transitate sui conti della sorella del sindaco, funzionario di polizia». Ciampaglia, secondo l’imputazione, avrebbe realizzato un hotel resort nel centro abitato di Rivisondoli, mediante una serie di abusi edilizi, in concorso con una dipendente del Comune molto vicina al sindaco e con il fratello della donna, entrambi amministratori della società e ritenuti dalla Procura «meri prestanomi». Secondo i consulenti della Procura, l’intera struttura alberghiera sarebbe stata realizzata con svariati interventi edilizi in violazione delle norme edilizie e urbanistiche, che, da un magazzino preesistente, grazie a varianti Dia, hanno portato a edificare il complesso ricettivo a 4 stelle denominato Relais Assunta Madre. I lavori commissionati dal sindaco, dopo un permesso rilasciato dallo stesso Comune, avrebbero anche ottenuto dalla finanziaria della Regione (Fira) 150mila euro, da cui il rinvio a giudizio anche per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, avendo in realtà il sindaco realizzato abusivamente, sempre per l’accusa, un hotel resort munito di Spa. Ciampaglia era stato rinviato giudizio anche per abuso di ufficio per aver violato il dovere di astenersi e favorito se stesso e la sua società, deliberando assieme al consiglio comunale vendite di aree comunali alla Royal Immobiliare da destinare a parcheggio dell’hotel, e per aver ceduto in uso trentennale con canone annuo di favore altra area parcheggio dopo averla fatta pavimentare a spese del Comune. L’intero castello delle accuse si è infranto nel corso del processo grazie agli avvocati difensori, Pietro Savastano e Renato Archidiacono. È stato infatti ribadito, grazie anche alle consulenze di parte di Gaetano Pagone e Domenico Fineo, che gli ampliamenti facevano riferimento al “Piano Case” della Regione Abruzzo. L’ex sindaco non era di fatto socio della Royal Immobiliare e sul parcheggio era in effetti programmata un’opera di urbanizzazione. Caduta anche l’accusa per La Civita che non poteva frazionare l’appalto come contestato dal Pm vista la diversa allocazione temporale nei fondi in esercizio. Tutti assolti perché il fatto non sussiste hanno deciso i giudici del collegio. Una formula piena che entra nel merito della vicenda e prova l’insussistenza del castello probatorio. Tanto rumore per nulla.

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