Il bilaterale Biden-von der Leyen ha scatenato reazioni diverse nei vertici europei, tra chi saluta con favore l’abbraccio più stretto con gli Usa e chi vede pericoli nello sganciamento dalla Cina. Il braccio di ferro tra Commissione e Consiglio
I vertici dell’Unione europea sembrano dividersi su quale approccio l’Ue debba adottare nei confronti della Cina. Mentre gli Stati Uniti fanno pressioni su Bruxelles perché adotti una linea più dura – trovando su questo un alleato in Ursula von der Leyen – il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spinge per evitare atteggiamenti troppo ostili.
Diversi Paesi europei intrattengono intensi rapporti commerciali con la Repubblica Popolare. Su tutti spiccano l’Ungheria, la Grecia e, ovviamente, la Germania. Berlino è estremamente esposta sul mercato cinese, in particolare per quanto riguarda gli investimenti nel settore automotive (ad esempio, quello cinese è il mercato più grande di Bmw).
A Washington, la presidente della Commissione e il presidente Biden hanno dato il via a nuove iniziative congiunte che spaziano dalle materie prime all’energia green alla cooperazione tecnologica e alla sicurezza economica. VdL simboleggia, agli occhi degli americani, il nuovo trans-atlantismo del dopo-Merkel.
La visita ha scatenato reazioni diverse in Europa. Da un lato, i promotori di legami più forti con gli Usa hanno salutato con favore le rassicurazioni del presidente Biden secondo cui il bilaterale ha messo fine ai battibecchi sull’Inflation Reduction Act una volta per tutte. Dall’altro c’è chi non apprezza questa ritrovata affinità.
“C’è un enorme rischio di conflitto tra Stati Uniti e Cina”, ha dichiarato a Politico un alto funzionario anonimo del Consiglio, riferendosi ai timori che Pechino possa attaccare Taiwan. “Sì, siamo un partner degli Stati Uniti, ma non crediamo di dover sganciarci completamente dalla Cina”.
Più che securitarie, le questioni sembrano economiche. Il Consiglio europeo sarebbe preoccupato per la dichiarazione congiunta rilasciata dopo il bilaterale alla Casa Bianca di venerdì scorso. “Abbiamo un interesse comune nell’impedire che i capitali, le competenze e le conoscenze delle nostre aziende alimentino progressi tecnologici che rafforzino le capacità militari e di intelligence dei nostri rivali strategici, anche attraverso investimenti in uscita”, hanno dichiarato Biden e von der Leyen. Un chiaro riferimento all’intenzione di contrastare le ambizioni cinesi di sviluppo tecnologico di alto livello.
L’argomentazione del Consiglio è che la Commissione dovrebbe consultarsi maggiormente con le capitali prima di imboccare direzioni che potrebbero irritare Pechino. Oltre a ricordare che, nonostante la Commissione sia competente sul commercio, l’impulso politico debba provenire dal Consiglio.
D’altra parte l’amministrazione di von der Leyen ha sottolineato come la dichiarazione di venerdì rifletta semplicemente la linea politica del G7, oltre al fatto che la stessa Commissione aveva parlato della necessità di ridurre l’esposizione sulla Cina, piuttosto che effettuare un decoupling totale.