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«Made in Puglia», la bilancia commerciale dice che l’export è in calo

Tra prodotti importati ed esportati il saldo 2022 è negativo di 2,5 miliardi di euro. Tra i beni acquistati all’estero i mezzi di trasporto, gli alimentari, bevande e tabacco

Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

19 Marzo 2023

Più volte definita tra le «regioni più bella del mondo» dal prestigioso «National Geographic», la Puglia oltre alle bellezze culturali, paesaggistiche e artistiche, offre a tutto il mondo tantissimi prodotti, soprattutto agroalimentari, conosciuti e apprezzati in ogni angolo del pianeta.

Il paniere dei prodotti Made in Puglia» più esportati nel mondo vede un primato nel settore dei macchinari il quale incide per circa il 16% sul totale delle esportazioni regionali (macchine e apparecchi di sollevamento e per l’agricoltura, macchine per le altre industrie, fabbricazione di generatori di vapore, articoli, ecc.). A seguire troviamo il settore degli autoveicoli che impatta sull’export regionale per quasi il 15%, il settore dell’agrifood (circa l’11%), la farmaceutica (9%), la chimica (8,5%), il legno e arredo (6%), le calzature (5,6%), bevande vini e alcolici (3%).

Lo scorso anno, però, sono aumentate le esportazioni solo per valore, ma non per quantità. Sono diminuiti, infatti, i prodotti pugliesi venduti all’estero. È quanto emerge dal nuovo studio condotto dal data analyst Davide Stasi.

«L’export si conferma un traino sempre più prezioso per la nostra economia, ma è diventato ancora più costoso esportare all’estero. È l’effetto dell’inflazione che determina un interscambio commerciale più elevato, seppur la quantità dei prodotti risulti inferiore rispetto all’anno precedente», spiega Stasi. «Aumentano le esportazioni, dunque, ma grazie al fattore prezzo e non per il volume dei prodotti che anzi diminuisce. Inoltre, si riduce il saldo della bilancia commerciale, intesa come differenza tra il valore delle merci spedite all’estero e quelle acquistate dagli altri Paesi».

L’andamento della bilancia commerciale, dunque, vede crescere l’export made in Puglia verso i consumatori stranieri, ma anche l’import destinato alle aziende e alle famiglie pugliesi.

«Le esportazioni – aggiunge l’analista – rappresentano un utile indicatore per comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Attraverso l’andamento dell’export, infatti, si può monitorare la competitività delle aziende della Puglia e la loro capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio».

«Negli ultimi anni – ricorda Stasi – c’è stata una grande richiesta di prodotti agroalimentari, oltre ai macchinari che continuano a rappresentare la quota di mercato preponderante. L’export non è solo un’opportunità in più, ma quasi un obbligo per poter accrescere le quote di mercato. L’attenzione ai mercati esteri non può che diventare una priorità per le aziende che vogliono crescere, diversificando».

Riguardo ai prodotti maggiormente esportati all’estero, i valori più alti si registrano per mezzi di trasporto (1,6 miliardi di euro), i prodotti alimentari, bevande e tabacco (1,3 miliardi di euro), quelli dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (998 milioni di euro), i macchinari e gli apparecchi (993 milioni di euro), i prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (844 milioni di euro), gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (726 milioni di euro), le sostanze e i prodotti chimici (680 milioni di euro), gli articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (604 milioni di euro), i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (567 milioni di euro), i prodotti delle altre attività manifatturiere (501 milioni di euro), coke e prodotti petroliferi raffinati (374 milioni di euro).

Sul fronte delle importazioni, invece, i valori più alti si registrano per prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (2,6 miliardi di euro), i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (1,3 miliardi di euro), gli alimentari, bevande e tabacco (1,3 miliardi di euro), i prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (1,1 miliardi di euro), le sostanze e i prodotti chimici (851 milioni di euro), macchinari e apparecchi (791 milioni di euro), i mezzi di trasporto (742 milioni di euro), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (589 milioni di euro), gli apparecchi elettrici (553 milioni di euro), articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (545 milioni di euro); articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (530 milioni di euro); coke e prodotti petroliferi raffinati (527 milioni di euro).

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