Si chiudono così anche le elezioni regionali per il Lazio e la Lombardia. Due giornate di votazione, domenica 12 e lunedì 13 febbraio, che hanno visto di nuovo vincere, sull’onda delle Politiche, la coalizione di centro destra.
25% della popolazione chiamato alle urne, a cui rispondono percentuali di voto favorevole a destra perfino maggiori rispetto a quelle delle scorse politiche.
Indubbiamente un risultato vittorioso per la coalizione, che premia i primi 100 giorni di governo, promuovendo a pieni voti una squadra governativa di grande successo.
Con il 52% Francesco Rocca si aggiudica la guida governativa del Lazio e dichiara: “Stiamo certamente cavalcando l’onda lunga politica e proprio la sintonia con il governo faciliterà il fiorire o rifiorire della nostra regione.” Prosegue poi con l’allarme ospedali e la necessità di un cambiamento vero e serio.
In Lombardia invece è riconfermata la guida meritata del governatore Fontana con il 55,8%. “Mi aspettavo la vittoria, ma non con questi numeri” dichiara lui stesso a poche ore dalla chiusura dei polls e continua: “Oltre a riflettere serve però anche e concretamente FARE per combattere l’astensionismo. Serve coinvolgere i giovani e smettere di delegittimare la politica. La politica è parte essenziale della democrazia.”
È infatti il tema dell’astensionismo a riempire la bocca della sinistra e il silenzio delle indifendibili difese. Con un ‘Pd’ ancora una volta a terra, un ‘Movimento 5 stelle’ quasi scomparso e un ‘Terzo Polo’, descritto da Calenda quale “centro liberale, progressista e popolare del futuro” ma che invece muore prima ancora di nascere; la sinistra sconfitta si attacca all’astensionismo.
Sicuramente un problema reale quello dell’astensionismo degli ultimi tempi, ma che non cambia i fatti in tavola. Un problema che è di tutti e che non riflette una disaffezione a senso unico, ma generale.
Il non votante si ripartisce tra ognuno. È insoddisfatto perché tutti l’hanno deluso, non un singolo partito. È la matematica a parlare e non le ipotesi. Il voto ottenuto sarebbe stato probabilmente lo stesso anche con percentuali di affluenza diverse. D’altra parte, un’affluenza ipotetica dell’80% alle regionali in Italia non si è mai verificata e anzi rappresenterebbe, paradossalmente, un consenso più da regime, come avviene infatti nei Paesi tirannici ed arretrati, che da democrazia.
Il ruolo della politica e dei leader di partito è quello di portare i cittadini al voto e farli votare a proprio favore. Le urne erano aperte a tutti indistintamente. La destra è riuscita nel suo compito. La sinistra ha fallito. Inutile dare dimensioni diverse a quella che è una vittoria netta e chiara.
L’Italia non è quella di Sanremo, ma quella di un centro destra convinto e alla guida del Paese. Da un lato gli influencer, dall’altro il paese reale.
È l’Italia delle sfide e delle gigantesche questioni aperte che oggi hanno finalmente una data di azione e risoluzione.
È l’Italia di Giorgia Meloni e del suo semplice ma fortissimo monito: “Non disturbare chi vuole fare”.
Nessuna turbolenza quindi, parlano i fatti. Lazio tinto di blu dopo 15 anni di rosso, Lombardia riconfermata dello stesso colore, governo e coalizione rafforzati, “riforme coraggiose” in programma e fiducia popolare avvalorata e limpidissima.
Avanti tutta per la Premier donna che vuole fare e non essere disturbata.