Dewey concentra il suo pensiero pedagogico su tre temi fondamentali: l’esperienza, la società e il metodo scientifico. Aderendo alla corrente filosofica del pragmatismo, il suo punto di partenza è quindi l’esperienza che studia in tutte le sue forme, anche quelle che hanno un coinvolgimento emotivo.
La conoscenza si ha attraverso l’esperienza, intesa in senso ontologico e proprio per questo, secondo il filosofo, l’educazione e l’esperienza sono strettamente legate fra loro. L’educazione, definita come una continua organizzazione e ricostruzione delle esperienze individuali e sociali, è dotata di un carattere storico legato alle trasformazioni umane, un carattere che risente dei mutamenti intervenuti nel corpo sociale, a loro volta provocati da nuovi bisogni dell’umanità. Le istituzioni, ovvero l’insieme di norme che regolano il comportamento di ogni individuo, hanno subito dei mutamenti nel corso della storia. Nelle società pre-industriali, ad esempio, la funzione formativa era generalmente e informalmente affidata alla famiglia, mentre nelle società industriali questa funzione, divenuta più complessa e formale, viene specificamente svolta dall’istituzione scolastica.
Per Dewey un’educazione autentica si può trasmettere solo all’interno di società democratiche perché l’insegnamento nei regimi totalitari non può che trasformarsi in indottrinamento. Solamente in quelle società considerate democratiche si sviluppa il pensiero scientifico libero da costrizioni, da vincoli o dogmi imposti in modo arbitrario o ideologico. Di per sè la scienza ha un’etica antidogmatica perché sottopone tutto a critica e necessita sempre del confronto.
Come si evince dal saggio di Teodora Pezzano intitolato Etica, educazione e democrazia in Dewey, solo in apparenza l’educazione e la democrazia rappresentano due mondi differenti, esse sono due facce della stessa medaglia perché solo nelle società aperte e democratiche si può ottenere l’educazione “al proposito”. Dewey è contro lo spontaneismo, quindi l’educazione al proposito, che significa capacità di progettare e agire razionalmente per conseguire un interesse individuale e sociale, di cui parla nel saggio Esperienza e educazione, è organizzata e basata sul metodo scientifico e sul controllo razionale delle passioni. E’ solo riuscendo a tradurre i propri impulsi e desideri “in piani e metodi di azione basati sulle previsioni delle conseguenze dell’operare” (Esperienza e educazione, cap. 6) che l’uomo può dirsi realmente libero.
Le parole di Dewey sulla democrazia, sulla libertà dell’intelligenza che è “libertà di osservare e di giudicare”, sull’eticità di un pensiero scientifico e critico, hanno per noi, oggi, ancora un senso e possono guidarci nella comprensione di ciò che sta accadendo nel mondo. Il cittadino russo poco informato, crede che l’armata rossa stia conducendo una “guerra di liberazione” dal “satanismo occidentale”, in difesa delle popolazioni russofone dell’Ucraina.
È evidente che non ci può essere conoscenza ed educazione in Stati autocratici, guidati da dittatori o da leader unici, perché essi attraverso la propaganda e la coercizione, condannano il pensiero critico, controllano e manipolano le menti e quindi l’educazione della popolazione che vive come un gregge guidato da un pastore.
Giovanna Romano VBU Liceo Bianchi Dottula – Bari