Roma, 9 feb – “Sì, l’Italia è un Paese razzista“. E’ quanto affermato da Paola Egonu, rispondendo a una precisa domanda dei cronisti, durante l’odierna conferenza stampa di Sanremo, in vista della serata in cui la pallavolista vestirà i panni inediti della conduttrice al fianco di Amadeus. Nel frattempo la Rai si è dissociata dagli ennesimi sproloqui di “capitan global-fucsia” Fedez.

Basterebbe già questo per riassumere la “sostanza”, se così si può dire riguardo gli ennesimi vettori umani di propaganda arcobaleno in salsa global sul servizio pubblico nazionale. Il Festival di Sanremo può essere tranquillamente considerato come il momento migliore per assaggiare la stucchevole retorica buonista, politicamente corretta, ipocrita e mistificatoria propagandata dai nuovi astri nascenti del “ministero della Verità”.

No, Paola Enogu non può sostenere che l’Italia è un Paese razzista

Paola Egonu (nulla da togliere ai suoi meriti sportivi nella pallavolo), descrive l’Italia come una realtà simile agli Stati Uniti del Sud di fine anni Cinquanta, una terra dove neri, omosessuali e transgender non hanno alcun diritto e vengono continuamente brutalizzati da pericolosi uomini bianchi ed eterosessuali. Ci manca solo che venga citato qualche ipotetico campo di concentramento per queste persone, a forza di seguire il filo conduttore dell’orrenda e ipocrita propaganda amministrata da “cultori in materia” come Chiara Ferragni, Fedez, Amadeus e così via, fino ad appunto la Egonu. La nostra pallavolista “eroina” aveva, peraltro, già sostenuto di non voler fare figli in Italia poiché verrebbero solo emarginati in quanto neri, ma neanche mulatti, poiché verrebbe disprezzati sia dai neri che dai bianchi (ricorda molto il film Green Book).

La cosa più assurda è che l’Italia è il Paese che ha permesso a questa ragazza di avere i suoi meriti sportivi, di presenziare pubblicamente a un Festival nazionale e di raggiungere i successi che ha ottenuto sino ad oggi. L’Italia appunto, la stessa nazione che la Egonu descrive con toni di disprezzo. Ci sarebbe molto altro da aggiungere, ma con tutta evidenza molti si sono già rotti gli zebedei di ascoltare i soliti monologhi auto-razzisti e auto-sessisti in diretta televisiva, oltretutto sul nostro servizio pubblico nazionale.

Guido Romano Carlo

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