Roma, 16 feb — L’arbitro della serie B di volley Martina Scavelli annuncia di aver rassegnato le proprie dimissioni alla Fipav, la Federazione Italiana Pallavolo, perché discriminata in quanto sovrappeso. Pensavate che i piagnistei sul «privilegio della magrezza» e sul fat shaming sarebbero rimasti confinati al di là dell’Oceano atlantico? Illusi, come ogni deriva schizofrenica e piagnona del politicamente corretto importata dai Paesi anglosassoni si trattava solo di aspettare qualche anno. Giusto il tempo necessario perché si propagasse fino allo stanzino delle scope dell’Impero occidentale, cioè in Italia, dove questi isterismi arrivano a lambire le nostre terre in media con un lustro di ritardo (per fortuna, altrimenti ci ritroveremmo come in Canada).

Nel farlo, la Scavelli si mette sullo stesso piano dei piagnistei di un’altra professionista del vittimismo, Paola Egonu. «Egonu, tu sei nera, IO SONO GRASSA! Per questo motivo stamattina ho comunicato le dimissioni dal ruolo di arbitro di serie B alla FIPAV, la Federazione Italiana Pallavolo», ha singhiozzato ieri su Facebook. Sorvolando sul cattivo gusto di coinvolgere e mettere sul proprio piano una terza persona che, a differenza sua, non può fare nulla per mutare una condizione (la provenienza e l’etnia) che le vale — presunti — attacchi razzisti e — ancora più presunte, dato il livello di privilegio della pallavolista — discriminazioni, l’arbitro prosegue lamentandosi del regolamento che a suo dire la penalizza per il suo girovita piuttosto abbondante.

Parametri fuori norma

«Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche! Lo sport dovrebbe unire, anziché emarginare. E io non voglio più essere messa all’angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più! Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale (nulla di eccessivo). Ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell’ambito del punteggio dirigenti di settore e l’esonero dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. La penalizzazione mi porterà, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro. Parametri fuori norma, certo, ma di poco. Un poco che non scalfisce la qualità del mio servizio», spiega.

«Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio. Le regole sono regole, io le ho accettate e le rispetto, ma non vuol dire che siano sacre e immutabili».

Le regole sono regole, ma lei vuole cambiarle ad personam

Le regole sono regole, insomma, ma devono mutare ad personam nel momento in cui la Scavella non riesce a rientrare nei parametri che valgono, e vengono rispettati, da centinaia di persone. «Ho operato al servizio della Federazione dal 2007, con grande senso di responsabilità, devozione e disciplina. Sono sempre stata consapevole dei regolamenti legati all’attività di arbitro e ho mantenuto un comportamento scrupolosamente osservante delle regole, anche in merito ai parametri antropometrici. Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti. Mi sono sempre autosospesa».

Cosa è cambiato ora? Forse la consapevolezza del fatto che siamo entrati a spron battuto nell’era dei piagnistei e del vittimismo, e che alle sedicenti «vittime», ai presunti «discriminati» basta frignare urbi et orbi sui social perché la la loro istanza acquisisca rilevanza? Pare proprio di sì: «A oggi, però, non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere “calpestata” da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza». E via di frignate.

I parametri fisici che un arbitro è tenuto a rispettare

Ma si tratta veramente di questo oppure il nostro arbitro, queste soglie di tolleranza, le supera abbondantemente? Se proviamo a consultare le linee guida rilasciate dalla Fipav (qui il Pdf), scopriamo che le misure accettabili per rientrare nei parametri sono un indice di massa corporea (Bmi) inferiore al 30. Considerando che nell’intervallo dal 25 al 30 si è già sovrappeso, e oltre al 30 si entra nell’obesità, e che la Scavella ha superato tale limite per sua ammissione, appare chiaro che queste «soglie di tolleranza» sono state ampiamente superate dalla stessa. Per quanto riguarda il girovita, il valore-limite per potere arbitrare è di 88 cm: le misura intera della Scavella parlano da sole.

La replica della Fipav

La Fipav, sentendo odore di rogne social, ha prontamente replicato sul proprio sito senza citare il caso specifico: «La normativa federale sui valori massimi di Bmi e circonferenza addominale è già in vigore dalla stagione 2017/18 per tutti gli arbitri, compresi gli addetti di staff impiegati nei campionati nazionali sulla base di una delibera del Consiglio Federale che deriva dal recepimento di una normativa della Federazione Internazionale per motivazioni sanitarie: l’health management plan programme. La Fipav, dovendo rispettare la regolamentazione internazionale ha fatto propria la normativa e da quel momento ha fatto sì che tali parametri vengano costantemente rispettati per il corretto e regolare svolgimento delle proprie attività sportive», spiega la nota Fipav.
«Obiettivo primario della normativa internazionale in oggetto è la salvaguardia dello stato di salute della classe arbitrale che, come si potrà immaginare, è costantemente informata e aggiornata su eventuali cambiamenti dei regolamenti stessi». A quanto pare, nel progredito 2023 preoccuparsi dello stato di salute di una persona è discriminatorio. Ma la Scavella dovrà farsene una ragione.

https://www.facebook.com/martina.scavelli/posts/pfbid0zhC1RTwQJKGWY61mZw2hMaoqbLKjQVQnSCyb2P6f939NVdeop8SEEX3Qgx3cf2RMl

Cristina Gauri

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