Da oggi la libertà di pensiero ha un nuovo martire, immolatosi per scongiurare che le orde di barbari della nuova Italia razzista, fascista e sessista osino profanare quel tempio di cultura che è il Salone del Libro di Torino.
Ne riferiscono i giornali del mainstream che hanno offerto pagine e inchiostro allo scrittore torinese Paolo Giordano, per lanciare il proprio j’accuse contro inesistenti ingerenze del Governo di centrodestra e del Ministero della Cultura nei confronti della kermesse nazional-popolar-letteraria.
Giordano, considerato fino a qualche ora fa il favorito per ricoprire l’ambito incarico di direttore del Salone, ha affermato che non vi sarebbero più le condizioni, perché – sono parole sue – “ho avvertito che non ci sarebbe stata piena libertà, per me necessaria per accettare… Ho percepito chiaramente che non sarei stato pienamente libero, e inevitabilmente ho preso la decisione di tirarmi fuori”.
Oibò. Frasi inequivocabili che lasciano pensare a qualcosa di decisamente grave. Ma cosa sarà mai accaduto per mettere a rischio uno dei principi cardine dell’uomo come la liberta? Pressioni? Interessi indicibili? Occulte trame? Tangenti? Ricatti? Minacce? La mafia? Niente di tutto ciò, ma – udite, udite – la proposta (si badi bene, non un’imposizione) di integrare il comitato editoriale del Salone del Libro, composto da ben 19 membri, con tre nomi di intellettuali e scrittori, che – stando agli scandalizzati articoli dei giornali di cui sopra – sarebbero Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Campi e Giordano Bruno Guerri.
Sono questi i nomi proposti dal Ministero (a cui la richiesta di collaborazione era arrivata direttamente dagli organizzatori del Salone), sui quali Paolo Giordano dice che non avrebbe potuto negoziare per rispetto ai valori del “pluralismo e dell’universalità dei libri e della cultura”.
Lo scandalo di inaudita gravità per Giordano e compagni, in pratica sarebbe quello di aver proposto tre nomi di tutto rispetto per integrare il comitato editoriale.
E la cultura ne uscirebbe a pezzi a causa di tre noti e apprezzati scrittori italiani, che avrebbero quale unico torto quello di non essere graditi allo stesso Paolo Giordano, per il quale il solo averli proposti sarebbe evidentemente sufficiente nientemeno che a mettere a rischio la libertà e il pluralismo.
E neanche a dirlo, il Pd non ha perso tempo e sui social già agita lo spauracchio della lottizzazione della cultura (da che pulpito…) e strilla di “libertà calpestata”.
Siamo alle solite. Si sventolano le bandiere di libertà e pluralismo, ma ci si scandalizza quando si vuole intervenire veramente in tal senso, chiedendo che vengano rispettate tutte le opinioni e non soltanto alcune per oscurarne altre.
Sì, perché è fuor di dubbio che l’inserimento di questi nomi sarebbe semmai una garanzia, per affermare un vero pluralismo e non quello a senso unico, tanto caro alla sinistra e ai suoi sodali.