L’elezione di Petr Pavel è indicativa dell’umore nazionale. Il Paese sceglie il campo atlantico, a supporto dell’Ucraina, senza euroscetticismo. Le nuove destre moderate in Europa potrebbero portare alla diluizione del potere politico fuori dai tradizionali centri di Parigi, Berlino e Bruxelles?
Il neo-eletto presidente della Repubblica Ceca, Petr Pavel, ha vinto le elezioni con una buona maggioranza, il 58% delle preferenze nazionali. Un segnale significativo da parte del Paese che sceglie in questo particolare momento geopolitico un candidato ex generale della Nato appartenente a quell’area conservatori priva dell’euroscetticismo che in genere domina lo spettro politico destrorso.
Il primo ministro Petr Fiala si è congratulato con il candidato vincitore sostenendo che a emergere vincitori siano i valori che rappresenta. “È un messaggio molto importante in questi tempi complicati dal punto di vista interno ed economico”.
Il 61enne Pavel si è candidato come indipendente e ha promesso di ridurre la polarizzazione in un Paese che appare sempre più diviso lungo linee culturali e politiche. Pavel è stato uno dei principali sostenitori di legami più stretti con l’Ue, compresa l’adozione dell’euro. È una figura favorevole a un approccio duro nei confronti della Russia, forte sostenitore delle relazioni transatlantiche, e dell’autodifesa dell’Ucraina.
Ciò riflette la diversità dei conservatori europei. Alcuni, ad esempio, sono meno allineati con i conservatori statunitensi sulle questioni sociali e sono solo leggermente euroscettici. Nel Parlamento europeo, il Partito Civico Democratico si allinea con il più conservatore European Conservatives and Reformists.
Oltretutto, Pavel ha twittato poche ore fa dicendo di avere parlato con la presidente di Taiwan, Tsai-Ing-Wen. “Le ho assicurato che Taiwan e la Repubblica Ceca condividono i valori di libertà, democrazia e diritti umani. Abbiamo concordato di rafforzare la nostra partnership”, così il neo-eletto presidente.
In sintesi, l’ennesimo governo di destra (o centro-destra) dell’Europa centrale sta dimostrando una buona capacità di tenuta di fronte ai problemi che si abbattono sull’Unione: prezzi dell’energia, inflazione, migrazione e, ovviamente, la guerra in Ucraina.
Come ha osservato un report della Heritage Foundation, il panorama europeo si sta orientando sempre più verso il conservatorismo, ma senza che questo vada a scapito della stabilità politica. La tendenza, sostiene lo studio, potrebbe far presagire una maggior influenza politica dell’area oltre Parigi, Berlino e Bruxelles e, soprattutto, al di fuori della tradizionale trazione a centro-sinistra.