Roma, 29 gen – La Costa D’Avorio è il più grosso produttore di cacao al mondo, il cui commercio ha contribuito alla crescita economica del Paese africano. Tuttavia in questo c’è un lato oscuro fatto di lavoro minorile e di sfruttamento.
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Lavoro minorile in Costa d’Avorio: non bastano le leggi per contrastarlo
Nessuno sa quanti siano davvero i bambini impiegati nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio, ma si parla di centinaia di migliaia di minorenni che invece di andare a scuola lavorano nei campi per lunghe ore, in condizioni disumane. La buona notizia è che il governo ivoriano ha iniziato a fare qualcosa per eliminare questa piaga e la lotta contro il lavoro minorile sta segnando qualche successo.
La prima legge contro il lavoro minorile è stata approvata nel 2010 e prevede il divieto di impiegare minori nei lavori più faticosi. Nel 2017 un’altra legge è entrata in vigore: elenca i lavori che i ragazzi tra i 13 e i 16 anni possono fare quando non sono a scuola e l’età minima per lavorare full time è stata alzata dai 14 ai 16 anni. Ovviamente le leggi, di per sé, non bastano a eliminare un atavico problema. Serve un serio scatto culturale e occorrono iniziative mirate in ambito sociale. Al riguardo il governo della Costa d’Avorio ha finalmente reso la scuola dell’obbligo gratuita e nuovi istituti sono stati aperti per fornire aiuto e formazione a tutti i minori che sono stati costretti a lavorare illegalmente. I centri in questione forniscono anche assistenza psicologica, vestiti e altri prodotti di prima necessità.
Nel 2020 sono state inoltre istituite sei unità di polizia regionale che hanno il compito di ispezionare le coltivazioni di cacao. Soltanto nel 2022 sono stati arrestati 392 trafficanti e liberati 2.116 minori. Nonostante questi importanti risultati e nonostante il fatto che nelle zone rurali interessate da questo fenomeno il numero di minori che vanno a scuola è cresciuto dal 58 all’80%, la strada da fare è ancora lunga. Questo perché buona parte dei minori impiegati nella coltivazione del cacao non sono ivoriani, ma vengono da altri Paesi vicini dove vengono facilmente reclutati con la fallace promessa di un futuro migliore.
Giuseppe De Santis
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