L’unico limite che lo rende un essere finito è, secondo Parmenide (noto filosofo), la doxa cioè l’apparenza. Questa consiste nel non andare a fondo nelle cose, offrendo uno sguardo superficiale della realtà circostante. Bisognerebbe invece superare la doxa, andare oltre, per giungere all’aletheia cioè la Verità. Gli uomini di un tempo si ponevano infinite domande su eventi naturali, sulla presenza di una divinità, sulla vita, su come è nato tutto. Ciò li rendeva curiosi, attenti e affamati di conoscenza. L’uomo contemporaneo non si interroga su nulla, vive la vita in maniera passiva facendo sì che gli eventi scivolino su di lui senza che se ne renda conto. Si danno molte cose per scontato e ci si culla sul fatto che ci sia sempre qualcun altro che faccia le cose al posto nostro. Spesso si è consapevoli di questo, ma si tende a dare la colpa alla vita frenetica che, purtroppo o per fortuna, si conduce: il telefono che non smette un attimo di squillare, i mille impegni che riempiono le giornate, la continua corsa contro il tempo. Mentre siamo occupati da questi ritmi serrati, attorno a noi si muove qualcosa di molto più grande e complesso. L’indifferenza dell’uomo nei confronti di ciò non è sicuramente motivo di vanto ed è proprio quello che dice Jurij Michajlovič Lotman (semiologo) in un suo articolo, pubblicato sul sito web di “Memorial”. Questa è un’associazione, insignita quest’anno del premio Nobel per la pace, che si occupa della situazione russa ieri e oggi e ha lo scopo di fornire maggiore consapevolezza riguardo ciò che è accaduto e sta accadendo nel territorio delle “tre sorelle sIave” cioè Russia, Bielorussia e Ucraina. Nell’articolo del celebre semiologo è presente un esempio straziante della cattiveria e dell’odio nei confronti della popolazione ucraina da parte dei russi: una donna invoglia suo marito, soldato russo, a violentare le donne ucraine prima di ucciderle, ma di farlo usando le giuste precauzioni per non avere conseguenze spiacevoli. Questo avvenimento ha sconvolto tutti e ha avuto vasta diffusione nei mass media. Si pensava che i russi, una volta venuti a conoscenza di questo scandalo, tornassero sui propri passi, capendo di aver commesso un gravissimo errore. Lotman con ribrezzo racconta che invece la popolazione non ha avuto alcun tipo di reazione, è rimasta indifferente dinanzi a cotanta cattiveria. Successivamente è venuto a galla che Putin abbia censurato ogni tipo di informazione che avrebbe potuto compromettere la sua immagine e la sua volontà di “de-ucranizzare” l’Ucraina. I russi, in altre parole, non sono a conoscenza dell’intento del Presidente e quelle poche news che sono trapelate sono state raccontate in modo tale che la Russia ne uscisse pulita. In un modo o nell’altro la popolazione è influenzata e manipolata affinché Putin riesca nel suo intento. Fortunatamente questo “lavaggio del cervello” non ha funzionato su tutto il popolo. Qualcuno ha provato ad alzare la voce, a manifestare e a cercare di aprire gli occhi al popolo sovietico sull’atrocità della propaganda Russa. Non c’è stato niente da fare: queste persone sono state incarcerate, torturate o molto semplicemente sono “scomparse” e nessuno ha più avuto notizie di loro. Memorial, in questa difficile situazione, si schiera al fianco di tutte le manifestazioni che condannano l’aggressione russa e appoggiano la resistenza Ucraina. Nonostante la complessità di questa guerra, che ci sembra possa avere solo che un finale tragico, c’è sempre qualcosa che ognuno nel suo piccolo può fare. Bisognerebbe far sì che in Russia giunga la realtà della crudeltà di chi li governa e ciò è possibile solo con delle “istruzioni per la pace”. È vero, il singolo individuo non può far la differenza in una situazione così grande, ma se ci si facesse forza a vicenda e si partecipasse in massa alle manifestazioni e alle proteste, qualcosa potrebbe iniziare a cambiare. Dinanzi a milioni di persone si dubita che l’esercito russo possa incarcerarne così tante. È una lotta continua per il potere, si gioca a chi è più forte dell’altro, a chi ha l’arma più potente, a chi uccide di più. Questo atteggiamento nel 2022 non è ammissibile, non dovremmo vivere nel timore che un giorno qualcuno decida di sterminarci o ci ordini di abbassare la testa. Ognuno di noi è cittadino del mondo ed è paradossale morire per un confine in tempi in cui questi sono stati abbattuti.
Bibiana Chiffi VBU Liceo Bianchi Dottula – Bari
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- Inserito da Laura Triggiani
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