Roma, 19 feb – In una recente intervista, il fondatore e miliardario di Microsoft Bill Gates ha chiesto l’uso dell’intelligenza artificiale per combattere non solo la “disinformazione digitale”, ma anche la “polarizzazione politica”.
Come Gates vuole combattere “fake news” ed “estremisti”
Ci risiamo: fake news ed “estremisti” Vecchia storia quindi? Sì, gli attori principali rimangono gli stessi ma la trama si fa sempre più raffinata. È il New York Post a riportare la conversazione tra Gates e il podcast tedesco Handelsblatt Disrupt: “il problema è che noi permettiamo a una serie di teorie della cospirazione come QAnon o qualsiasi altra, di essere diffuse da quelle persone che credono ai complotti.”
Il messaggio è chiaro: il filantropo americano è interessato a tutelarci da pericolosissime teorie della cospirazione – e state tranquilli perché lui sa benissimo quali sono – questo è quello che gli toglie il sonno. Quindi, chi o cosa potrebbe arginare questa deriva e sconfiggere le spietate fake news? Ovviamente l’intelligenza artificiale (IA)! D’altronde non si parla d’altro negli ultimi giorni e nel vortice di informazioni, più o meno tutte identiche, è quantomai utile cercare di carpire i messaggi più rilevanti e Gates ce ne lascia qualcuno.
Il benefattore, già al Forbes 400 Summit on Philanthropy, aveva fatto appello all’IA avvertendo che la polarizzazione politica potrebbe portare alla guerra civile (in USA). Uno scenario, per tanti analisti, sempre più probabile. Forse, però, conterà qualcosa ricordare che una fetta enorme di americani considera, ad oggi, l’esito delle elezioni del 2020 come frutto di una colossale frode elettorale, che l’inflazione si stia divorando i risparmi dei lavoratori, che il ceto medio stia scomparendo e che culture wars e tribalismi vari costituiscano, ormai, divisioni insanabili. No, a pensarci bene, il problema vero è il cospirazionismo e arginare la libertà di parola e di pensiero è sicuramente un’ottima idea.
Povero Gates
Gates, già pesantemente fiaccato dalle tante, anzi troppe, crudeli teorie cospirazioniste ai suoi danni – alcuni brutti ceffi hanno anche osato urlargli parole per strada! -, sostiene, non pago, che oltre alla “polarizzazione politica”, sia importante combattere quella che lui chiama “confirmation bias”, ossia un termine usato per descrivere la tendenza delle persone a cercare o interpretare le informazioni in un modo che conferma le proprie convinzioni, perché “le persone cercano soluzioni semplici [e] la verità a volte è un po’ noiosa.” Aiutaci a pensare entusiasticamente, Bill! Insomma, il messaggio è chiaro: chi ci vuole bene, anzi chi ci ama e ha a sinceramente cuore i nostri interessi e il nostro futuro non potrebbe mai tollerare che ci si possa imbattere in narrazioni pericolosamente alternative. Potremmo, addirittura, smettere di credere alle fiabe e ai filantropi.
Valerio Savioli
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