Roma, 6 feb – Fedor Emelianenko ha appeso i guantini al chiodo. Il campione russo ha chiuso la sua lunghissima carriera all’età di 46 anni dopo il match contro Ryan Bader, per il titolo dei pesi massimi Bellator. Anche per “L’ultimo imperatore” è arrivata l’ultima battaglia.

Il match di addio di Fedor Emelianenko

Le Mma non risparmiano nessuno, così l’ultimo incontro di Emelianenko si è chiuso con un po’ di amarezza, con la sconfitta per tko al primo round. C’è da dire che “L’ultimo imperatore” ha voluto dire addio all’ottagono nella maniera più difficile, sfidando il campione dei pesi massimi e dei massimi leggeri Ryan Bader. Uno che con 15 successi è secondo solo a Jon Jones per numero di vittorie nei massimi leggeri in Ufc, vincitore di The Ultimate Fighter 8, nel 2019 era già riuscito ad infliggere un pesante e repentino ko a Fedor, che gli era valso il trionfo nel Grand Prix Bellator dei pesi massimi. Insomma, una vera e propria montagna da scalare. Se la notte di sabato a Inglewood, California, è stata avara con Emelianenko questo non si può dire per la sua carriera. In 23 anni di attività il russo può vantare un record di 40 vittorie, 7 sconfitte e un “no contest”. Delle 40 vittorie ben 31 sono arrivate prima del limite, 16 per ko e 15 per sottomissione.

Il migliore dell’era pre-Ufc (o forse di sempre)

Considerato tra i migliori di tutti i tempi, è stato la stella della promotion giapponese Pride quando questa era al suo apice, prima dell’avvento e dell’affermarsi dell’americana Ufc. Un’epoca lontana sotto tanti punti di vista, di cui Fedor è probabilmente l’incarnazione migliore con il suo contegno, i suoi allenamenti spartani, il suo fisico atipico. Emelianenko ha sicuramente fatto la storia delle arti marziali miste e c’è stato un periodo in cui era semplicemente troppo forte per chiunque, capace di collezionare 27 vittorie consecutive e rimanere imbattuto dal 2000 al 2010, nell’arco del quale ha sconfitto diversi futuri campioni e Hall of Famer Ufc. Tra questi Mark Coleman (2 volte), Kevin Randleman, Tim Sylvia, Andrei Arlovski, Frank Mir, Quinton “Rampage” Jackson e il campione di bjj Antônio Minotauro Nogueira (2 volte). Sempre nel Pride, riuscì a battere 3 campioni K1, all’epoca il più importante torneo di Kickboxing del mondo: Mark Hunt, Semmy Schilt, e soprattutto il croato Mirko “Cro Cop” Filipovic. Vinse anche contro judoka olimpici del calibro di Satoshi Ishii (oro a Pechino) e Naoya Ogawa (argento a Barcellona). Proveniente dal combat sambo, basava il suo stile sulla propria superiorità nella lotta e su un ground and pound altamente efficace.

Michele Iozzino

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