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Divorzi e separazioni più veloci, è in vigore la nuova riforma Cartabia: cosa cambia – Il Riformista

Le nuove norme in vigore

Redazione — 1 Marzo 2023

Divorzi e separazioni più veloci, è in vigore la nuova riforma Cartabia: cosa cambia

Divorzi e separazioni più veloci in Italia, da oggi, 1 marzo 2023, grazie alle novità introdotte dalla riforma del processo civile avviata e voluta nel 2021 dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’obiettivo conclamato della riforma era quello di rendere le pratiche più semplici e veloci. Se da una parte sveltire il sistema è un obiettivo che mette d’accordo tutti, dall’altra dubbi e perplessità sulla riforma sono stati sollevati da più parti per l’effettivo funzionamento delle novità, a causa soprattutto di un consistente buco in organico del personale nei tribunali.

La riforma doveva entrare in vigore il 30 giugno ma è stata anticipata di quattro mesi per rispettare le scadenze legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Per divorziare, in Italia, le coppie devono passare prima dalla separazione che può essere consensuale o giudiziale. Dopo la formalizzazione si può chiedere il divorzio, passati sei mesi caso di separazione consensuale o passato un anno nel caso di separazione giudiziale. Il divorzio può essere congiunto o contenzioso. Per i dati del ministero della Giustizia, nel 2021 ci volevano 132 giorni per una separazione consensuale, 663 giorni per una separazione giudiziale e 682 giorni per completare un divorzio con contenzioso. Pendenti 14mila separazioni consensuali, 12mila divorzi consensuali, 44mila separazioni giudiziali pendenti e 41mila divorzi con contenzioso.

La riforma prevede riduzioni degli atti e dei passaggi processuali richiesti. La maggior parte delle procedure sarà concentrata all’inizio del processo. La riforma introduce un rito unificato per separazione e divorzio: non ci saranno più due fasi, la prima davanti al presidente e la seconda davanti al giudice istruttore. Da oggi saranno introdotte anche modifiche all’atto di citazione, il primo atto del processo civile. La prima udienza diventerà più centrale e le due parti si presenteranno di fronte al giudice dopo aver già discusso e incluso nell’atto di citazione documenti e informazioni utili a risolvere la controversia.

Per ottenere il divorzio la sentenza di separazione sullo status dovrà essere passata in giudicato. Sarà inoltre necessario che la non convivenza sia ininterrotta. L’udienza del giudice dovrà tenersi entro 90 giorni dal deposito del ricorso, un documento introduttivo in cui la parte depositerà un piano genitoriale con gli impegni quotidiani dei figli e le attività e allegare la situazione reale patrimoniale ed economica degli ultimi tre anni. In caso di omissioni sono stabilite sanzioni e il risarcimento del danno.

Prima i figli della coppia erano ascoltati soltanto in alcuni casi, e a condizione di avere almeno 12 anni oppure di essere “capace di discernimento”. Da oggi i figli minorenni saranno sempre ascoltati. La competenza territoriale sarà in primis quella di residenza dei figli, altrimenti del ricorrente. Alla prima udienza di comparizione il giudice potrà emettere provvedimenti provvisori sul contributo di mantenimento e sull’affidamento dei minori. Prevista una corsia preferenziale nei casi di violenza domestica.

Gli esperti e gli osservatori sono piuttosto concordi sul punto secondo il quale sarà necessario molto più personale sia di cancelleria sia di magistratura per far funzionare effettivamente la riforma. A La Repubblica il Presidente dell’Ami, Associazione Matrimonialisti Italiani, Gian Ettore Gassani faceva notare che “questa riforma rischia di franare per la gravissima carenza di magistrati specializzati in tema di famiglia e minori. Ne abbiano novemila e ne servirebbero dodicimila, sono pochissimi i giudici specializzati sui temi della famiglia, dei minori, della violenza”. Emergenza nell’emergenza, il buco nel personale nei Tribunali per i minorenni.

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