Roma, 31 gen – No cara Meloni, sul contrasto all’immigrazione illegale, così proprio non va. Non si può passare dall’invocazione del blocco navale, al blocco delle sanzioni, sostanziale nullaosta senza condizioni per le Ong. Tra i due estremi, il primo detto e il secondo realmente fatto, c’è di mezzo il mare, quello Mediterrano, dunque nostrum per antonomasia. Sì perché sulle navi che scaricano immigrati clandestini sulle coste italiane, con tutta evidenza la linea del governo si sta mostrando sempre più dura a parole e totalmente lassista nella realtà dei fatti. A meno che non si voglia far credere che allungare il tragitto delle Ong, assegnando loro porti più a Nord, dunque più scomodi, basti per risolvere il problema. Mossa astuta, ma a ben vedere leggermente pilatesca, o quantomeno del tutto inefficace.
Prova ne sia quanto accaduto nelle ultime ore con la Geo Barents, nave di Medici Senza Frontiere che dopo aver fatto sbarcare al porto di La Spezia ben 237 immigrati, ha ripreso il mare senza neppure essere stata sanzionata. Nessuna multa, nessun provvedimento, come se avesse svolto il servizio di un normalissimo traghetto. Alla nave Ong è stato dato il via libera a lasciare il porto ligure dalla Capitaneria di porto, ma nel frattempo nessuna “multa” è stata comunicata.
La Geo Barents è già diretta verso una nuova missione, ovvero andrà a prelevare altri clandestini nel Mediterraneo, subito dopo aver fatto tappa al porto di Augusta per fare rifornimento. Tutto come se si trattasse di un taxi del mare tacitamente autorizzato dalle autorità italiane a svolgere un lavoro come un altro. Il decreto Piantedosi sembra insomma fare acqua da tutte le parti, non fornendo le necessarie garanzie al contrasto dei flussi migratori. Anzi, a ben vedere sembra che non vi sia la volontà di fermarli davvero questi flussi, anche a giudicare dai numeri delle persone sbarcate in Italia da inizio anno. Restando sulla terminologia marittima, dal governo urge un cambio di rotta.
Alessandro Della Guglia
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