Alfredo Cospito è stato trasferito dal carcere di Sassari al penitenziario di Opera, a Milano. Il 55enne anarchico, ormai da 103 giorni in sciopero della fame contro il regime di 41-bis a cui è sottoposto, è arrivato nella struttura lombarda poco prima delle 18 di lunedì ed è stato ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata (Sai), dedicato ai malati gravi. Lo spostamento è stato deciso dal Dap (il Dipartimento del ministero della Giustizia che si occupa della gestione delle carceri) su indicazione dei medici della Asl, in seguito al peggioramento delle condizioni di salute del detenuto. Ma in serata, dopo un Consiglio dei ministri in cui si è affrontata anche la vicenda Cospito, il ministro della Giustizia Carlo Nordio conferma la linea dura e fa sapere che, “per la parte di propria competenza, ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41-bis”, come gli era stato chiesto dalla difesa dell’anarchico con un’istanza formale. Nordio precisa di essersi “fatto carico delle condizioni di salute del detenuto, avendone disposto in data odierna il trasferimento (…) nell’istituto di pena di Opera, che è munito degli adeguati presidi sanitari”.
Nordio aspetta la Cassazione – L’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, comunica che il suo assistito “non accetterà somministrazioni di cibo e continuerà sicuramente lo sciopero della fame: l’unica novità di questo trasferimento è che nella struttura di Opera hanno specialisti in grado di intervenire tempestivamente in caso di emergenza”, cosa che a Sassari non era possibile, spiega. Anche il medico personale che lo visita ogni settimana, la dottoressa Angelica Milia, ha detto che il detenuto non ha intenzione di interrompere il digiuno e che il trasferimento non serve per salvargli la vita: “L’unica soluzione sarebbe quella di toglierlo dal 41-bis“, una decisione che potrebbe prendere Nordio. Ma il Guardasigilli, si legge nel comunicato di palazzo Chigi emesso in serata, durante il Cdm “ha ricordato le ragioni che hanno determinato l’autorità giudiziaria a proporre e confermare il regime detentivo attualmente (…) e, nel pieno rispetto dell’autonomia di valutazione della stessa autorità giudiziaria, ha rilevato che la Corte di Cassazione è chiamata a rendere una decisione in merito nel prossimo mese di marzo”. Tutto rimandato all’udienza del 7 marzo, dunque, quando i giudici di piazza Cavour dovranno decidere sul ricorso presentato dalla difesa contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha confermato il carcere duro nei confronti di Cospito.
Il medico: “Unica soluzione toglierlo dal 41-bis” – Ma il suo quadro sanitario, ha detto la dottoressa Milia, va sempre più deteriorandosi ogni giorno che passa: “È partito da un indice di massa corporea da obeso e ora stiamo andando verso il sottopeso, rischiamo questioni irrisolvibili per gli organi. L’ho visto l’ultima volta giovedì, ma sono in stretto contatto col collega del carcere. Abbiamo avuto un ulteriore calo del potassio e abbiamo aumentato la terapia: ha perso un altro chilo e sta andando incontro al sottopeso rispetto all’indice di massa corporea”. Secondo quanto riferito dal medico, infatti, la corporatura robusta che si nota nelle fotografie che lo ritraggono già dopo l’arresto è sparita. Oggi Cospito pesa la metà rispetto a quando è entrato in carcere: “Quando si perde oltre il 50% del peso corporeo iniziale intervengono questioni irreversibili“, ha aggiunto Milia. “Andando avanti col digiuno si intaccano i muscoli prima, poi gli organi interni e alla fine i muscoli respiratori e il cuore. Prima aveva un indice di massa corporea sopra i 30, ora siamo vicini ai 20. Arrivati a quelle condizioni l’organismo cerca energia anche nel poco grasso che trova nella guaina nervosa dei nervi”. E in una situazione del genere una crisi può sopraggiungere in qualsiasi momento: “Se va in fibrillazione ventricolare con arresto cardiaco lo si rianima, ma poi? Anche spostandolo in un’altra struttura, dove si possa operare più in fretta, cambierebbe poco. Il fisco è intaccato in modo grave e il recupero sarebbe difficile perché non vuole neanche l’alimentazione forzata. Non si può fare altro che toglierlo dal 41-bis”, incalza.
Delmastro: “Lo Stato non arretra” – Da via Arenula però il sottosegretario Andrea Delmastro aveva già chiuso ogni spiraglio con un’intervista a Repubblica: “La serie di violenze di queste ore, così come già la busta con proiettile al pg di Torino, confermano che c’era un fondamento nell’adozione del 41-bis su Cospito”, ha detto. Per l’esponente di Fratelli d’Italia, i rischi che una sua uscita dal carcere duro potrebbe rappresentare non consentono un passo indietro da parte della giustizia. E per sostenere la propria tesi cita gli scontri avvenuti nelle ultime ore e le azioni dimostrative a sostegno di Cospito alle quali si è assistito in diversi Paesi europei: “Questi gravissimi fatti dimostrano che chi ha deciso di infliggere il carcere duro a Cospito aveva visto giusto nel ritenerlo ancora un leader, un riferimento forte per una vasta compagine anarchica ritenuta pericolosa”, dice. “Lo Stato non arretra, non può farlo. Evidentemente il comportamento di Cospito in carcere riesce a influenzare una rete di terroristi violenti. E questo è uno dei presupposti per il 41 bis”, aggiunge. Il principio da seguire, continua il sottosegretario alla Giustizia, è uno solo: “Fermezza“. “Nessun passo indietro sulla normativa speciale anti-terrorismo. Va da sé che le loro azioni rischiano di ottenere un effetto opposto a quello desiderato. Ma sono i primi a saperlo”.
Meloni: “Non ci facciamo intimidire” – Anche la premier Giorgia Meloni è tornata a parlare, affermando che lo Stato “non si deve far intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari”. Sulla stessa posizione il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che elenca gli ultimi episodi di violenza e intimidazione legati proprio alla detenzione di Cospito: “Le azioni violente di questi giorni, dagli attacchi contro l’auto di un funzionario a Berlino e al consolato di Barcellona, ma mi riferisco anche alle violenze di piazza, alle minacce contro il collega direttore del Tirreno, non intimidiscono lo Stato italiano. Questo non è dissenso, non sono manifestazioni pacifiche, del tutto legittime, ma attacchi contro persone e istituzioni. Con i violenti il governo non si fa intimidire e non scende a patti. Ho dato indicazioni di rafforzare le misure di sicurezza delle nostre ambasciate e nei consolati, anche con l’invio dei Carabinieri nelle sedi più a rischio. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione, soprattutto per proteggere il nostro personale”.
Flick: “Imperativo salvare una vita umana” – Il presidente emerito della Consulta e ministro della Giustizia nel governo Prodi, Giovanni Maria Flick, parlando al Corriere della Sera dice di comprendere le motivazioni dell’esecutivo: “Queste violenze vanno affrontate e represse nella legalità e con tutti i mezzi che lo Stato riterrà necessari per fermare questi atti inammissibili. Vorrei rispondere con le parole di Aharon Barak, già presidente della Corte suprema israeliana. “Lo Stato può e deve difendersi con una mano legata dietro la schiena ma, nel più rigoroso rispetto e fermezza della legalità, con l’altra mano deve usare tutti gli strumenti a sua disposizione””. Dall’altra parte, però, Flick specifica che il suo intento non è quello di “discutere sulla legittimità del 41 bis, la sede giudiziaria è quella opportuna. Mi interessa invece la motivazione dell’appello, che condivido, sulla necessità di non assistere passivamente a un suicidio annunciato, in un contesto carcerario che presenta un numero già abnorme e inaccettabile di detenuti che si tolgono la vita. Cospito è in sciopero della fame da oltre 100 giorni e le sue condizioni di salute sono gravi, alla luce di quanto reso noto dal garante dei detenuti. Condivido quindi la motivazione di questo appello, l’imperativo di salvare una vita umana. L’isolamento carcerario deve essere compatibile con la salvaguardia della vita umana, se essa è davvero in pericolo”.
Palma (Garante detenuti): “La revoca del carcere duro è possibile” – Anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ribadisce che il primo punto dal quale deve partire ogni valutazione è la salvaguardia delle condizioni del detenuto: “Per un Garante dei diritti il primo punto è la salute. E la situazione di Cospito mi preoccupa molto. Io non entro nel merito, se non per l’aspetto sanitario. Però non è vero che la revoca sia giuridicamente impossibile. Per gli atti amministrativi la possibilità esiste sempre, al di là della legge sul 41-bis. Per me esiste la possibilità di esaminare nel merito la richiesta ma non spetta a me interferire sulla decisione che verrebbe assunta sulla base di un quadro giuridico che vedo mutato rispetto al passato”. E sulla pericolosità del messaggio diffuso da Cospito aggiunge: “Se ha fatto propaganda dal carcere per nuovi attentati? Credo che siano sempre stati scritti non occulti, ma pubblicati su giornaletti vari, quindi sarebbe stato, e sarebbe adesso, sufficiente l’impiego della censura”.
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