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Contributi volontari, quando sono inutili

6‘ di lettura

I contributi volontari servono a raggiungere i requisiti per la pensione o ad aumentare l’importo finale, ma non sempre questa opzione si rivela utile o conveniente. Vediamo perché. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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I contributi volontari hanno un costo molto elevato. Ed è questa la considerazione di partenza. Possono quindi essere utili quando il lavoratore ha necessità di aggiungere pochi mesi o un anno di versamenti per arrivare ai requisiti necessari per la pensione.

Per semplificare, prendiamo in esame la pensione di vecchiaia. I requisiti sono:

  • 67 anni di età;
  • almeno 20 anni di contribuzione.

Se si è prossimi all’età per la pensione di vecchiaia, ma nel corso della vita lavorativa sono stati accreditati 19 anni di contribuzione, può avere un senso procedere all’esborso per garantirsi la possibilità di ricevere il trattamento pensionistico.

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Ma se a un passo dai 67 anni, si hanno già i venti anni di contribuzione necessari per andare in pensione, la contribuzione volontaria non ha alcun senso.

Per avere un’idea più precisa, analizziamo nei dettagli costi, condizioni e calcolo degli importi.

Potresti essere interessato a un post che spiega quali sono i calcoli per determinare i contributi volontari nel 2023; abbiamo anche visto se è possibile utilizzare la contribuzione volontaria per raggiungere i requisiti necessari per l’Ape Sociale; e infine vediamo come funziona il calcolo dei contributi volontari per chi ha lavorato part time.

Come abbiamo detto i contributi volontari vengono spesso utilizzati dai lavoratori che hanno interrotto il lavoro e vogliono comunque perfezionare i requisiti per il diritto alla pensione o aumentare l’importo dell’assegno.

Questa possibilità, che è tutta a carico del lavoratore, è riconosciuta (decreto legislativo numero 184 del 1997) a tutti gli iscritti a uno dei fondi di previdenza pubblica obbligatoria.

I contributi volontari sono stati parificati a quelli obbligatori. Quindi hanno la stessa valenza per il diritto alla pensione e per determinare l’importo del trattamento.

Possono essere usati per l’accesso alla pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi), per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi), per i lavori usuranti (35 anni di contributi).

Ma attenzione: i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, quindi i contributivi puri, non possono utilizzare la contribuzione volontaria per raggiungere i requisiti della pensione (articolo 1, comma 7 della legge numero 335 del 1995).

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Contributi volontari, requisiti

Come abbiamo visto non tutti possono versare contributi volontari. Ma non solo: sono necessari anche questi requisiti:

  • devono essere stati versati almeno cinque anni di contributi obbligatori;
  • di questi cinque anni almeno tre devono essere stati versati nell’ultimo quinquennio prima della presentazione della domanda.

Per raggiungere i requisiti necessari per la pensione, i contributi volontari devono essere sommati con quelli effettivi (quindi anche obbligatori e da riscatto). Sono esclusi dal conteggio complessivo i contributi figurativi (accreditati a qualsiasi titolo).

La persona interessata può versare i contributi volontari solo se ha cessato o interrotto il rapporto di lavoro (vale anche per gli autonomi e i professionisti).

Possono invece versare i contributi volontari le persone che ricevono l’indennità di disoccupazione e mobilità.

Contributi volontari, a cosa servono?

Questo è il quadro generale, nei prossimi paragrafi ci soffermiamo sui costi. Prima di andare avanti ricordiamo quando potrebbe essere utile la contribuzione volontaria:

  • per perfezionare il requisito contributivo quando si perde il lavoro;
  • per far salire l’importo della pensione;
  • durante  un periodo di aspettativa non retribuita;
  • per i lavoratori part time che vogliono integrare i contributi;
  • quando non si lavora più ma c’è la necessità di integrare la pensione.

Contributi volontari, quanto costa?

I contributi volontari hanno lo stesso costo di quelli obbligatori. Vediamo come si calcolano:

  • bisogna prendere come riferimento la retribuzione che il lavoratore ha percepito durante l’ultimo anno di lavoro;
  • il reddito deve essere calcolato utilizzando l’aliquota (può cambiare di anno in anno):
    • il 33 per cento per i dipendenti pubblici e privati;
    • il 32,65 per cento per gli iscritti ai fondi Ipost, i dipendenti degli enti locali o della sanità;
    • per i lavoratori domestici e i pescatori le aliquote sono più basse.

Contributi volontari, esempio

Con i dati riportati nel paragrafo precedente è difficile farsi un’idea precisa dei costi della contribuzione volontaria. Facciamo un esempio pratico.

Un lavoratore che deve coprire 7 mesi di contribuzione per perfezionare il requisito alla pensione.

Negli ultimi 12 mesi il suo imponibile INPS (quello su cui sono calcolati i contributi) è di 25.000 euro.

Per calcolare l’imponibile mensile basta fare:

  • 25.000 : 12 = 2083,35

Se l’aliquota di riferimento è al 33 per cento, bisogna calcolare il 33 per cento di 2083 (imponibile mensile). Il risultato sarà: 687,51. Questa cifra equivale ai contributi mensili che il lavoratore dovrà versare.

Nel nostro esempio al lavoratore è necessario coprire sette mesi, bisognerà quindi moltiplicare 687,51 x 7. Il risultato è 4.812,57 euro.

È facile intuire che se è necessario coprire quei sette mesi per raggiungere i requisiti necessari ad andare in pensione, quel costo è ammissibile. Se si tratta di anni, la questione diventa già più problematica.

Se invece l’intenzione è solo quella di incrementare l’importo pensionistico, beh, forse il gioco non vale la candela.

Bisogna però aggiungere che i contributi volontari possono essere completamente dedotti dal reddito complessivo.

Nella foto una coppia di anziani in barca a vela

Contributi volontari, pagamenti

Per versare i contributi volontari bisogna prima attendere l’autorizzazione dell’INPS (bisogna quindi inviare una domanda).

Sarà poi l’istituto a indicare la modalità e i tempi di versamento. I pagamenti sono trimestrali (non si può versare in una sola soluzione). Sarà l’INPS a inviare i bollettini di pagamento.

Attenzione però, il pagamento effettuato anche con un solo giorno di ritardo, fa perdere l’accredito del trimestre versato. In questo caso l’importo verrà rimborsato, l’assicurato però può chiedere all’INPS di considerare quel pagamento come valido per il trimestre successivo.

Le scadenze trimestrali sono queste:

  • primo trimestre (gennaio/febbraio/marzo): entro il trimestre solare successivo, quindi entro il 30 giugno;
  • secondo trimestre (aprile/maggio/giugno): entro il 30 settembre;
  • terzo trimestre (luglio/agosto/settembre): entro il 31 dicembre;
  • quarto trimestre (ottobre/novembre/dicembre): entro il 31 marzo dell’anno successivo.

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