Roma, 3 feb – Giuseppe Conte aggiunge un’altra figurina al suo “album Panini” dei riferimenti politici. Questa volta è toccato allo storico segretario del Pci, Enrico Berlinguer, con cui il leader del M5S ha voluto rivendicare una ideale linea di continuità.

Conte su Berlinguer: «Portiamo avanti le sue battaglie»

Il siparietto è andato in scena durante il tour elettorale di Conte nel Lazio per le prossime elezioni regionali. Mentre era in visita in un circolo del suo partito a Ostia, il leader dei Cinque Stelle ha notato una fotografia di Berlinguer affissa sulla parte. Sulle prime ha cercato di sfangarsela rifugiandosi in un ossequioso e cerchiobottista silenzio: «Qui non parlo, taccio. La foto è emblematica, parla da sola». Incalzato dai giornalisti lì presenti e rassicurato dall’osservazione che sopra la foto di Berlinguer ve ne fosse una di Grillo e di lui stesso, Conte ha subito alzato il tiro: «Credo che alcune battaglie fondamentali portate avanti da Berlinguer noi stiamo dimostrando coi fatti di portarle avanti».

Il trasformismo dei Cinque Stelle

La leggerezza ideologica del M5S – per usare un eufemismo – non è di certo una novità ed è probabilmente un tratto distintivo che i Cinque Stelle portano con sé fin dall’inizio della propria storia, ma con Conte tutto questo ha raggiunto livelli di spregiudicatezza mai visti prima. Le parole su Berlinguer ne sono una ulteriore prova. Non solo perché mostrano la volontà di posizionarsi sempre più a sinistra andando a occupare lo spazio vuoto lasciato dal Pd, ma anche per la loro superficialità. Quella di Conte rimane più come una affabulazione, come un richiamo museale e spento, che è appunto possibile per la sua intrinseca vuotezza. Non sorprende allora che la battuta di Conte suoni come una parodia, mentre le rivendicazioni dell’eredità comunista da parte di un personaggio come Bonaccini siano capaci addirittura di indignare qualcuno. Ma se, come diceva un vecchio slogan dei Cinque Stelle, «uno vale uno», allora anche un Conte qualsiasi può ben valere un Berlinguer.

Michele Iozzino

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