Una storia ormai passata nel dimenticatoio come tante altre, quella del finto annuncio di lavoro comparso all’interno di un punto vendita Conad. Certamente un volantino bizzarro, con tanto di discriminazione verso il popolo calabrese nonché un contenuto perfetto per un post al vetriolo, altrettanto perfetto per il caos social e l’indignazione di massa.
Una foto scattata dentro il negozio, un post dall’alto contenuto polemico e l’immediata condivisione di piattaforma in piattaforma. Nel nostro primo articolo abbiamo tentato di fermare le condivisioni prima di conoscere la verità, ricordando che una semplice immagine postata su una bacheca non è un’informazione, se non supportata da fonti attendibili. In questo editoriale abbiamo spiegato il fenomeno, che riassumiamo così: chiunque è responsabile di ciò che pubblica sui social, specialmente quando il suo post riguarda un’azienda, un brand, un marchio e via discorrendo.
Una brutta e scontata storia
Tutto ha avuto inizio con una foto postata da un giornalista su Instagram. Nell’immagine, i caratteri neri su un volantino bianco recitavano:
Cercasi commesso volenteroso da subito. Astenersi calabresi. Grazie
Da subito l’immagine è stata ripresa da una community su Facebook e la viralità è stata immediata. Certamente, una tale discriminazione ha fatto infuriare il popolo social che ha ritenuto comprensibilmente inaccettabile un atteggiamento del genere, specialmente da parte di un noto marchio.
Tra un commento di pancia e un post indignato, tuttavia, veramente pochi hanno preso del tempo per farsi una domanda fondamentale: Conad permette che un punto vendita utilizzi certi criteri per l’assunzione? Conad cerca personale con un volantino?
Quel punto vendita è stato subito sommerso da feroci critiche e per questo il titolare della filiale, intercettato da Il Dolomiti, ha fatto chiarezza:
Anche io sono calabrese di origine, sono qui da 31 anni sull’Altopiano, ma vengo da Cosenza. Era solo un cartello ironico, non stiamo cercando personale.
È comprensibile che questo genere di ironia possa piacere o meno, non è tuttavia accettabile la totale assenza di spirito critico nelle persone che hanno condiviso quell’immagine senza una consapevolezza sulle proprie responsabilità.
Su questa vicenda è intervenuta la stessa azienda, che abbiamo contattato personalmente.
La risposta di Conad a Bufale.net
L’ufficio stampa di Conad Consorzio Nazionale ha contattato Bufale.net e ha inviato un comunicato della Direzione Relazione Esterne e Istituzionali. Vi riportiamo il testo:
Conad Consorzio Nazionale, in merito alla vicenda di un cartello per la ricerca di personale affisso per due giorni all’interno del punto vendita Conad di Piazza Trentina a Fai della Paganella (Trento), ha avviato una indagine interna per ricostruire l’accaduto. Ne è emerso che si è trattato di un comportamento improprio del titolare, improntato a una inopportuna forma di “scherzo” di autoironia sui calabresi.
Il cartello affisso è stato tolto e il titolare si è scusato pubblicamente.
Conad non ritiene giustificato il contenuto del cartello, assolutamente contrario ai valori e principi di Conad, delle sue cooperative e dei suoi soci, e si riserva di prendere provvedimenti adeguati.
Conad, inoltre, sottolinea come il contenuto del cartello non rispondesse al percorso di selezione di collaboratori per le aziende dei soci, imprenditori indipendenti associati in cooperative territoriali. Tale percorso è sempre improntato al più assoluto rispetto delle leggi vigenti e del Regolamento Cooperativo Conad, che vieta qualsiasi forma di discriminazione.
Conad, le sue cooperative e tutti i suoi soci hanno nel rispetto delle persone la loro base fondativa, e ogni azione non in linea con questo valore sarà sempre combattuta con prontezza e decisione.
Direzione Relazioni Esterne e Istituzionali
Conad Consorzio Nazionale
Qual è il problema, quindi? Certamente il gesto del titolare non è piaciuto al marchio, che “si riserva di prendere provvedimenti adeguati”; quel che non si deve mai fare, tuttavia, è condividere un’immagine senza prima informarsi sulla responsabilità del marchio coinvolto.
Eppure, nonostante i tantissimi anni di età dei social network, c’è chi ancora necessita di un’alfabetizzazione sulle responsabilità legali della vita sui social, tutt’oggi ignorate da un’importante fetta di utenza. Vi rimandiamo ad alcuni nostri articoli:
- Diffamare sui social è un reato anche per chi mette il like: approfondiamo;
- Like e condivisioni sono penalmente rilevanti, anche più dei contatti fisici: il caso dei post razzisti;
- I profili legali della bufala.
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