Roma, 05 feb –  La Via della Seta costruita dalla Cina non si accontenta più di Europa, Africa e Asia. La grande collana di perle del Dragone si espande anche nell’America Latina. Sì avete capito bene. Proprio nel “cortile di casa degli Usa” come insegna la dottrina Monroe. Pechino punta al Sudamerica e lo fa con risultati degni di nota. Vediamo come.

Perché l’America latina?

 Basta qualche cifra per comprendere l’interesse della Cina per l’America Latina. Nel 2022 Pechino ha investito dai 7 ai 10 miliardi a seconda delle stime, tra America Latina e Caraibi (LAC). Perché proprio qui? Come sempre è una questione di business. Gli asset latinoamericani, semplicemente, sono meno costosi rispetto a quelli presenti in altri contesti globali, e questo attira gli investitori cinesi come le grandi aziende di Stato. Nel prossimo futuro, accanto alle infrastrutture, i prodotti di consumo, l’intrattenimento e il mercato dei giochi online locali potrebbero ulteriormente ingolosire la Repubblica Popolare Cinese, in quanto settori meno sensibili dal punto di vista politico e della sicurezza nazionale dei singoli Paesi. Poi c’è il grande tema dell’energia. La Cina ha investito miliardi nel campo energetico latinoamericano, e a quanto pare non ha la minima intenzione di fermarsi. Anzi rilancia con l’aumento dell’attenzione internazionale sul tema della transizione green e della crisi energetica. Tra gli accordi degni di nota l’acquisizione dal valore di 3,59 miliardi di dollari da parte di China Yangtze Power delle attività peruviane di Sempra Energy, nel 2019, e l’investimento della China’s State Power Investment Corporation nelle centrali elettriche a gas naturale liquefatto dell’azienda brasiliana Gas Natural Acu. A proposito del Brasile, questo Paese è il più grande mercato per fusioni e acquisizioni cinesi dell’America Latina. Con ogni probabilità continuerà a esserlo, ma è lecito attendersi un aumento delle operazioni cinesi in Argentina, Cile, Colombia, Messico e Perù. Non dimentichiamoci delle immense risorse naturali presenti nella regione. L’America Latina anche grazie al suo vasto potenziale di terre rare presto sarà contesa dai maggiori player mondiali. Se ciò accadrà la Cina si troverà già in forte vantaggio.

Fiumi di denaro ed infrastrutture strategiche

La Cina però non è dunque il buon Samaritano. Ogni investimento corrisponde ad una logica di guadagno o a logiche geopolitiche. Ed è in questo quadro che vanno letti i molteplici investimenti nelle infrastrutture dei Paesi del Sudamerica. L’America Latina, al termine dello scorso ottobre, ha registrato il maggior numero di progetti Bri sulla piazza, per lo più progetti di sviluppo infrastrutturale finanziati dallo Stato cinese. Molti di questi fondi saranno destinati al Messico.  Da queste parti prenderà forma un progetto ferroviario da 2,16 miliardi di dollari a Guadalajara. Il 19 ottobre del 2022 l’Istituto federale delle telecomunicazioni del Messico ha concesso una licenza operativa di 30 anni a China Unicom, una società di telecomunicazioni di proprietà statale cinese. In questo caso potranno presentarsi problemi con Washington. Gli Usa avevano impedito a questa azienda di fare affari sul suolo americano per problemi di spionaggio. China Unicom fornirà quindi i servizi nei mercati della telefonia fissa e mobile in Messico, al confine con il territorio statunitense. E poi ferrovie, porti, strade, tunnel, metropolitane: l’elenco è lunghissimo e riguarda praticamente ogni Paese della regione. Per capire il peso della presenza cinese in loco, dal 2005 ad oggi la China Development Bank e la China Export Import Bank hanno fornito impegni di prestito per oltre 138 miliardi di dollari a Paesi LAC e ad aziende statali locali. In Bolivia ed Ecuador, due Paesi più piccoli di dimensioni ma con grandi ricchezze minerarie, la presenza cinese è probabilmente quella di più impatto nella regione: in Bolivia ci sono 12 progetti per 4 miliardi di dollari e in Ecuador 17 progetti per circa 10 miliardi di dollari. In Centroamericana e i Caraibi, nonostante ci siano molti Paesi che riconoscono Taiwan come stato indipendente, ci sono anche 16 progetti per 9,7 miliardi di dollari, che hanno aperto 33.000 posti di lavoro, specialmente tra il 2015 e il 2019.

Non mancano le crepe

Ovviamente gli Usa non accettano di buon grado quanto avviene nel loro “cortile”. Al momento si limitano a mettere in guardia le nazioni confinanti. L’ex segretario di Stato americano, Mike Pompeo (come riporta Formiche.net) mette la pulce nell’orecchio ai Paesi sudamericani. Pompeo sottolinea che: “i Paesi scopriranno ben presto che l’impegno del Partito Comunista Cinese per fare, sia una strada, un ponte, molte volte è un’autentica e gigantesca fattura” che dovranno pagare. Share America, piattaforma del Dipartimento di Stato degli Usa, avverte come le imprese di costruzioni cinese danneggiano in realtà l’ambiente e le economie dei Paesi dove si insediano. Gli esempi non mancano. In Ecuador, la centrale idroelettrica Coca Codo Sinclair, finanziata dalla Cina e inaugurata dallo stesso presidente Xi Jinping nel 2016, ha 17.000 crepe causate all’acciaio difettoso con cui è stata costruita, secondo i report degli ingegneri locali. Si tratta dell’opera di infrastruttura più grande nella storia del Paese sudamericano, con un costo di circa 2,7 miliardi di dollari. Durante la costruzione, nel 2014 sono morti 13 impiegati – cinesi ed ecuadoriani -. Gli avvertimenti delle autorità locali sulle condizioni della struttura sono tanti e continui, specialmente per la vicinanza di un vulcano. Un altro progetto che già si sgretola, prima di essere costruito, è la Città Yachay, una specie di metropoli tecnologica in Ecuador. Per l’edificazione sono stati espropriati migliaia di ettari di terra. L’Export-Import Bank of China aveva concesso prestiti per 200 milioni di dollari ma il mega-progetto non si è mai realizzato. Queste operazioni nel cortile di casa degli Usa cominciano ad essere troppe. Difficilmente Washington si limiterà agli avvertimenti come quelli di Pompeo, dalla Casa Bianca si attendono operazioni più incisive. Staremo a vedere.

Salvatore Recupero

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