Roma, 13 feb – Cene stellate o vacanze in resort di lusso, al prezzo di un post o di una recensione positiva. Un meccanismo semplice e più diffuso di quello che potrebbe sembrare, su cui si basa molta dell’attività degli influencer, che in cambio di visibilità chiedono di poter usufruire di determinati servizi. Insomma, degli “scrocconi internazionali” come li aveva definiti la scorsa estate lo chef messicano Edgar Nuñez.
Il caso dello chef Lele Usai
Una pratica di cui si è tornato a parlare dopo la denuncia dello chef stellato Lele Usai. In un suo post ha raccontato di non aver voluto ospitare gratuitamente una influencer nel suo ristornante Il Timo a Fiumicino, spiegando i motivi del proprio rifiuto. La proposta era arrivata tramite mail, in cui l’influencer si presentava così: “Sono una blogger professionista, fondatrice dell’unica community al femminile in Italia di blogger di viaggio”. Per poi chiedere un pranzo gratis per un “gruppo previsto di 5-7 blogger (numero preciso da confermare)”, in cambio di promozione e pubblicità tramite web. Alla richiesta lo chef ha risposto con un secco rifiuto: “Se vorrete venire presso uno dei nostri ristoranti ne saremo lieti, ma sia chiaro, pagherete il conto come tutti i nostri ospiti”. Insomma, niente favoritismi o strani mercanteggiamenti. Usai non termina qui e aggiunge: “Questo vi consentirà anche di essere liberi quando racconterete sui vostri canali l’esperienza fatta da noi. Si chiama onestà intellettuale senza conflitti d’interessi”. Una vera e propria lezione di stile.
Il parere di Federcuochi sugli influencer
Sul fenomeno è intervenuto anche lo chef Alessandro Circiello, portavoce di Federcuochi. Secondo Circiello:“Il rapporto con gli influencer esiste e, per alcuni ristoratori può essere utile”, ma fa dei distinguo: “A chi, poco noto, apre un’attività può essere utile vederla promossa da chi ha molti contatti, lo è meno per gli stellati che hanno un pubblico preciso”. E aggiunge un importante tassello, ovvero quando dalla proposta si passa perfino alla minaccia: “Dove l’accordo è chiaro, non c’è problema. Diverso è se dietro la proposta c’è l‘implicito ricatto di una recensione negativa in caso di rifiuto”.
Michele Iozzino
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