Con queste parole lo scrittore Corrado Alvaro ci spiega cosa provi una persona lontano dalla propria terra. Dall’Unità d’Italia fino agli anni ‘50 gli italiani sono stati un popolo di emigranti, ossia sono emigrati presso Paesi europei o Extra europei, per esempio l’America, dove il fenomeno dell’emigrazione non ha riguardato soltanto gli italiani, bensì anche altri europei.

Dunque, quando si considera gli immigrati come un “impiccio“, bisogna ricordare che anche i nostri antenati sono stati degli emigranti.
I motivi che li spronavano a partire riguardavano soprattutto la guerra, la disoccupazione e la mancanza di libertà; inoltre, ricordiamo che negli ultimi anni dell’Ottocento, il Governo Crispi mise in atto delle riforme per incentivare la migrazione sia per andare in cerca di condizioni di vita favorevoli che la propria Patria non era stata in grado di offrire sia per diminuire la spesa dello Stato italiano.
Però, molti si chiedono se sia vero che gli emigranti venissero trattati come “animali“. Purtroppo la risposta è affermativa, perché i lavoratori italiani venivano disprezzati nei Paesi in cui si recavano, venivano sottopagati e indicati con soprannomi denigratori.
Dunque, gli stranieri dimostravano di aver completamente dimenticato il ruolo culturale e civile svolto dagli italiani, pensiamo ad esempio a Dante, Boccaccio, Garibaldi e Petrarca, ma piuttosto evidenziavano i limiti e i difetti dell’Italia, come l’analfabetismo o la debolezza militare.
Ci fu, inoltre, il cosiddetto periodo della “Grande emigrazione”, il quale corrisponde ai decenni successivi all’Unità d’Italia, durante il quale la maggior parte degli emigranti italiani partì e di conseguenza intere cittadine vissero sulla propria pelle il dimezzarsi della popolazione.
Le classi sociali meno agiate non possedevano il denaro necessario per pagare le spese del viaggio, ma coloro che riuscivano a partire erano specialmente i proprietari terrieri.
Tuttavia, le partenze non interessarono esclusivamente l’Italia Meridionale, bensì anche il Nord; difatti, il letterato Edmondo De Amicis racconta, nel suo romanzo di inchiesta, intitolato “Sull’oceano“, i veri e propri viaggi della speranza sul piroscafo Galileo, che andava da Genova a Buenos Aires, capitale dell’Argentina e, inoltre, ricorda le traversate avventurose dei nostri antenati, che seppur esausti, continuavano a conservare il proprio sogno americano, anche se un numero elevatissimo di persone moriva prima di arrivare nel nuovo mondo.
Questo è molto evidente anche nel film “Nuovo mondo” del regista Crialese, il quale mostra gli emigranti che conducono il viaggio verso l’America vivendo in condizioni terribili, di promiscuità e, inoltre, gli spazi erano limitatissimi, tant’è vero che, pur di non avere qualcun altro di cui prendersi cura, lasciavano i neonati dove capitava, realtà che si evince dalla lettura del romanzo “Novecento” di Alessandro Baricco e dal conseguente film “La leggenda del pianista sull’Oceano”.
Ci sono state milioni di persone che hanno abbandonato la propria Patria, ma effettivamente ancor oggi abbiamo subito e stiamo subendo un’invasione? E, soprattutto, le condizioni degli emigranti non sono ancora cambiate nel mondo attuale?
Eppure dati recenti hanno dimostrato che i flussi migratori sono in calo, poiché le restrizioni istituite durante il lockdown sia in termini di mobilità che di possibilità occupazionali hanno infierito specialmente sugli emigranti.
Il blocco delle mobilità e la chiusura delle frontiere ha interessato anche l’Italia che, secondo recenti statistiche pubblicate da Openpolis, ha
registrato un notevole calo dei flussi migratori nell’ultimo periodo.
Ne deriva che nel 2020 ci sono stati circa 30.000 sbarchi, che è una cifra che corrisponde a quasi un decimo rispetto a quella degli anni passati.
Tra l’altro, l’opinione popolare ritiene che l’Italia sia una delle mete più ambite dagli immigrati, ma questa affermazione non ha alcun fondamento. L’Italia è certamente meno complicata da raggiungere per quanto concerne i viaggi via mare, ma d’altro canto l’Italia costituisce una sorta di passaggio, che funge da ponte, consentendo il raggiungimento del Nord Europa; pensiamo ad esempio alla Germania e alla Svezia, le quali sono in grado di accogliere circa la metà delle
richieste d’asilo del continente.
“L’uomo non sa migrare, colonizza o invade senza ritegno“ afferma la scrittrice Silvia Zoccheddu, perché numerosi individui credono che gli immigrati invadono la terra d’origine altrui, “rubando “posti di lavoro ai disoccupati e avviandosi alla criminalità.
Tuttavia, ciò accade nel momento in cui il paese ospitante non offre l’assistenza necessaria per consentire di vivere una vita dignitosa e di
conseguenza essi si gettano nel circolo losco della malavita.
Per concludere, le migrazioni ci sono state, ci sono e ci saranno sempre e anche se numerose persone non lo accettano, bisogna imparare a convivere con queste persone che provengono da mondi completamente differenti, ecco perché necessitano di un aiuto e di un’assistenza per integrarsi.

Stefania Loconte VBU Liceo Bianchi Dottula – Bari

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